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Al Presidente


Il Presidente salì sulla Mercedes nemmeno troppo sfarzosa,piegò la testa su quel corpo così alto e lasciò i pensieriaccedergli da dietro l'orecchio sinistro fino a diffondersicon placida urgenza in tutto il cervello. La Guerra prendevauna piega diversa e il suo trono, inizialmente così avarosi riempiva di promesse e primavere nuove: gli jihadistierano in rotta e avevano perso l'appoggio di parecchisponsor importanti mentre Lui contava sulla lealtà di tuttol'esercito e di importanti milizie di volontari da tutto il mondo. Il suo Paese si era trasformato in una trincea e molti avevanofinalmente realizzato che abbandonare la Battaglia al suo destino sarebbe equivalso ad arrendersi a quei ghouls assetatidi sangue e distruzione. Così, nella peggiore delle ipotesi, Le opinioni pubbliche garantiste si erano neutralizzate e un velodi indifferenza e imbarazzo era caduto su tutta la Vicenda. Tutto ciò portava il Presidente alla decisione di scatenare l'offensiva decisiva contro le forze fondamentaliste ed estirparledalla Nazione con il ferro ed il fuoco. Sapeva di avere dalla sua parte Cristiani, Laici e Islamici moderati. Si toccò la barba di ungiorno e girò intorno lo sguardo pacato ma duro. Ormai era statoimbarbarito da anni di Guerra senza quartiere e il suo spiritofondamentalmente pacifico si era abituato a violenze di ogni sortache ogni mattina gli venivano recate al tavolo di lavoro da zelantifunzionari. Si era dovuto sbarazzare di alcune congiure di palazzocon decisione e spietatezza. Non v'era più tempo per la compassionee la mano leggera; aveva colpito facendo torturare e trucidare iresponsabili dei sommovimenti interni e dei cedimenti all'ala militantedello jihadismo. Senza guardare negli occhi nessuno aveva massacratoe ridotto a tabula rasa ogni opposizione alla Guerra di Resistenza.Non era più ammessa la diplomazia o le trattative. Si combatteva e Luiera un Generale. Scese dalla Mercedes, appena arrivato nei dintornidi un importante Monastero Caldeo epurato dalla presenza degli insorti.Salutò i Responsabili Religiosi e i Monaci che lo condussero a osservarei resti delle distruzioni operate dai Ribelli: Un'immagine della Madonna era stata presa a rabbiosi colpi di kalashnikov, Un crocifisso tagliato in duea colpi d'ascia. Il Presidente rimase per alcuni minuti fisso su quellosproposito e meditò sulla caducità dei meriti e la giustezza di un certotipo di Crociata. Perché Tale Lui si sentiva: Difensore di una striscia ditolleranza religiosa prima della calata degli Apostati, Pugno in guantodi ferro verso i Disperati Esaltati che si abbandonavano all'orgia di sangue, e la chiamavano Fede. Non che si considerasse perfetto,al contrario conosceva i suoi limiti e anche quelli del Padre da cui avevaereditato il Potere. Sapeva di essere un fuscello tra i flutti della Storia e Violenza. Pregava ogni sera perché a Lui fosse concesso di incarnareal meglio il Destino del grande Davide contro l'enorme ma piccolo Golia, armato di Furore e Forza, ma privo di Intelligenza.(Fine)