gemini

Hic occultus occulto occisus est


Stavo appoggiato con il corpo leggermente inclinato verso sinistra e le maniappoggiate alle tempie. Il tempo scorreva lento come dentro una clessidrae le uniche visioni che mi soccorrevano erano quelle di estesi prati e forestefittissime. La mia casa editrice mi chiedeva altre storie truculenti e selvaggementre il mio cervello reagiva e ripiegava su sé stesso, abbandonandosi a un dolce tepore autunnale e a immagini di gnomi e folletti alla ricerca della pentola colma di monete d'oro. Fu così che iniziai a scrivere :"C'era una volta nella terra di Saydicc un potente stregone....." Da quel momento in poi le parole sgorgarono come flutti e in pochi minuti avevo abbozzato già metà del racconto. fu allora che venni interrotto da Alex al cellulare per informarmi che la mia raccolta di piccole prose crudeli stava sfondando sul mercato. Non ne fui sollevato o soddisfatto perché quell'opera (conclusaper soddisfare i bassi appetiti di lettori ignoranti) non mi aveva mai veramenterappresentato e forniva un'immagine distorta della mia arte, intrinsecamente votata alla bellezza e alla serenità. "Stavi scrivendo?" Mi aveva fatto Alex con il suo pesante accento genovese. "Sì" Gli avevo risposto "Una storia dignomi, fate, unicorni e tesori." "Posso già immaginare come finirà" replicòvelenoso. Mi ribellai :"Sarà una storia d'amore e di buoni propositi, di grandiviaggi e altrettante avventure." "Certo, certo." Mi interruppe mettendo giù iltelefonino. Lo mandai mentalmente al diavolo e tornai alla mia bella storia.Solo che questa (Forse per l'influenza della chiamata del mio editor) stava completamente mutando e guadagnando toni oscuri :"Joseph prese la testadell'orco e con un colpo secco di daga la staccò di netto dal busto..." Ero attonito e arrabbiato. Tentando di mutare il tenore del racconto affondavosempre di più nella tragicità e nell'orrore. I villaggi venivano incendiati, gliabitanti messi in catene, Le donne erano orribili megere e gli affabili folletti imbroglioni e furfanti di mezza tacca. Mi arrestai davanti al computercon la mano tremante e mi alzai per prepararmi una tisana ai frutti di bosco.Quando, dopo dieci minuti, tornai alla mia postazione, Essa era sparita e al suo posto sorgeva un pozzo corroso dal tempo e invaso dall'edera. Senzariflettere sulla bizzarria della situazione presi la penna che avevo tante volteusato nell'adolescenza per comporre le mie poesie e la gettai dentro l'aperturaaffacciandomi nel contempo. Ben presto la penna d'argento scomparve ai miei occhi e la sentì unicamente rimbalzare sui sassi delle pareti interne.Quando giunse con un lievissimo "plop" nell'acqua si levò un frastuono potentissimo e grandi nuvole nere salirono dal pozzo. All'interno di queste nubiminacciose potevo distinguere i volti dei miei piccoli gnomi e delle mie fate,le fattezze tenere e delicate di animali fantastici e di bambini bellissimi. Lisentivo echeggiarmi parole nelle orecchie. Li sentivo chiedere di vendicarli rispetto ad anni di oppressioni e lordure, di Morte e riti di passaggio. Li udìchiaramente implorarmi di scrivere una storia che non fosse inquinata, comeil pozzo, dalle distorsioni degli adulti, Lì sentì piangere e gemere in attesa di abiti e vite che non fossero tagliati su misura da individui perversi e cattivi.In pochi istanti compresi che le fiabe sono la maniera della gente maturaper fare i conti con il proprio passato oscuro e passarlo in dote ai bambini da loro stessi generati. Compresi che l'Uomo è l'essere più vendicativoed egoista del mondo, incapace di accettare la Felicità di fronte ai propriocchi delusi. E da quel momento decisi di scrivere soltanto per riscattarei piccoli esseri della foresta e i loro sogni puri ed innocenti. Mi svegliai che suonava il mio cellulare. Non fissai nemmeno la chiamata e lo spensi.(Fine)