gemini

Bobby XII


"Sorpresa!!!" L'urlo gli echeggiò nei timpani fino a stordirlo momentaneamente.Poi si girò in tre quarti verso la porta e una figura snella e longilinea sbucò dasotto il tavolino per balzargli davanti al letto allargando le braccia in un gesto di sberleffo. Era una donna che aveva superato i cinquant'anni ma trattenevaancora le vestigia di un'antica bellezza. Alta e magra, possedeva il tipo di voltoche si attribuisce solitamente alle giovani donne, con poche tracce di rughe e una fronte sgombra dai troppi, inutili pensieri della maturità. Mostrava con impeto una fanciullezza che non s'era ancora estinta, e una giocositàirrequieta che un profano avrebbe potuto considerare poco in accordo conla solidità degli anni. Vestiva in modo sbarazzino un completo maschilecompleto di bastone da passeggio e cappellino tirolese, e il volto le si era arrestato su una risata contagiosa ma irritante, del genere che potete trovare su una cugina dispettosa o una sorella invadente. Il tipo di risataa cui non potete fare a meno di unirvi pur provando le farfalle nello stomacoe un nodo alla trachea. Questo era l'elemento femminile che s'era lanciatoinnanzi al letto di Bobby e che si produceva in tutta una serie sconcertantedi smorfie e boccacce che avevano il chiaro, patetico intento di strappareun sorriso a Robert Byron Fawcett. "La solita pagliaccia." Pensò lui mentre si sedeva sul bordo del letto e cercava le pantofole, l'unica attrezzatura da camera su cui poteva contare avendo egli avuto cura, la sera precedente,di mettersi a letto completamente vestito tranne i pesanti scarponi da montagna. Infilate le pantofole si levò un tutta la sua povera altezza e squadrò prima la madre e poi il suo più giovane amante, avendo ben cura di non celare la piega amara della bocca. "Che sei venuta a fare, mamma?Come vedi non è ancora il momento del mio funerale." La donna fece una smorfia di disappunto, come a dire :"Guarda che figlio che mi è toccato!Nemmeno in grado di apprezzare una buona performance comica!" Poi,però, si ricompose immediatamente e s'appressò ad Anthony Montaguestrappandogli la sigaretta dalle dita e scagliandola fuori dalla finestra."Tony! Nemmeno le regole più elementari conosci in queste situazioni."Finalmente Bobby sorrise e notò con espressione asciutta e furba :"Nonè un problema. Il fumo, come tubercolotico, non mi infastidisce. Semmaila puoi chiamare una mancanza di tatto. Ma, fisicamente, non è il tabaccoaltrui che mi porterà alla bara. Su questo ci puoi scommettere." "Oh, Byron..."accennò Louise Jordan che, chissà perché, chiamava l'unico figlio con il secondo nome. "Perdonamelo. Sai com'è fatto Tony: sfacciato, brutale,fastidioso, irritante...Ma, in fondo, è tanto un caro, bravo ragazzo. Lo saiforse meglio di me." Bobby fece un passo avanti verso la coppia e chieseun sorso di grappa dalla bottiglietta che sapeva sua madre portare semprecon sé. Lei lo guardò con fare canzonatorio e si levò una fiaschetta ricopertadi pelle che portava sul petto, la sfilò da sopra il collo e gliela porse. L'uomosi bagnò le labbra, poi accostò il piccolo delizioso contenitore e ne calò unrobusto sorso in gola. Il viso gli si accese, insieme a una rabbia lungamenterepressa. Poi avvolse i due in uno sguardo che poteva incendiare e, lentoe letale pronunciò a bassa voce :"Sei venuta a guastarmi la festa, vero mamma?"(Continua)