gemini

Bobby XVI


 
E proprio in quel momento decise che non vi sarebbe stato un trionfodella disperazione sulla vita. Non avrebbe lasciato il suo corpo guidareil suo spirito e ridurlo a brandelli prima di essere calato nella bara. Sirialzò dalla bacinella e iniziò a tossire rumorosamente, quasi per togliersidi torno ogni scusante prima di imboccare quella porta e discendere per il breakfast, incurante della possibile presenza di sua madre, di AnthonyMontague e di Alice Muir. Era tornato a essere colmo di sé stesso e a catturare con le dita adunche i pezzi di ultimo orgoglio che volavanovia. Una volta impadronitisi di questi li metteva sotto pelle affinché gli garantissero quella forza di cui aveva assolutamente bisognoper discendere quelle scale fino al grande salone comune. Così sisarebbe salvato e così fece mentre, con mani tremanti, si spogliava dei vestiti per l'escursione e indossava la tenuta elegante da colazione,tentando di nascondere la profonda incertezza che lo trapassava. Gli ci volle una buona mezzora per essere pronto e, alla fine, profumato eimpomatato aprì timidamente la porta della sua stanza e guardò a destra e a sinistra. Nessuno era in vista. Con le scarpe di vernice nera s'avviò dopo avere chiuso a chiave il suo rifugio. I primi passifurono di sollievo: aveva compiuto un buon quarto dell'impresa e non gli restava che prendere l'ascensore o imboccare le scale principali sino al pianoterra. Rimase incerto per due minuti buonipoi si ficcò nell'ascensore che lo avrebbe vomitato esattamente al centro della sede del suo incubo. Ma era uno di quei momenti in cui si va al patibolo con paura e forza, un passo avanti costa un pezzo di eternità, ma un passo indietro è impossibile. Entrò insiemeal boy e guardò illuminarsi i miseri due piani che stava discendendo.Finché con uno squillo poderoso gli fu segnalato che erano giuntinell'atrio della clinica e che gli restava solo da dirigersi verso la sala - breakfast. Si guardò intorno e la vita ferveva come sempre:fu salutato dalla reception e lui rispose legnosamente, un vecchiomalato inglese Joseph Gretton lo prese subito sotto braccio e cominciò a sproloquiare di titoli di borsa e di andamento dell'economiamondiale. Bobby se ne liberò in fretta con un sorriso, fece la stessacosa con la giovane signorina Heinz e, quasi senza accorgersene,fu sulla soglia della sala colazione dove ferveva un feroce lavoriodi mascelle e labbra, sovrastato da una nuvola di chiacchiere egesti. L'uomo cominciò a guardare febbrilmente attraverso i tavoli e le sedie, e in un minuto aveva fatto una supervisione puntigliosa di tutti gli esseri umani presenti a quel gigantescorituale mattiniero. Louise Jordan, Sir Anthony Montague e AliceMuir non erano presenti. Quasi sentì le gambe cedergli per il sollievo e il sudore fresco farsi di ghiaccio sulla sua fronte. Non poteva crederci: avrebbe evitato una scenata, il suo povero cuore non sarebbe stato testimone dello scontro fra le due donne. Con la vista annebbiata si sedette sulla prima sedia a disposizione davanti a un tavolo appena imbandito di leccornie.Spinse goffamente il gomito verso la sua destra e andò a sbattere su un braccio maschile robusto e ben tornito. "Mah...""Bobby!" Sentì una voce tuonargli nell'orecchio. Una voce ben nota, anche se da tempo obliata attraverso gli strascichi del tempo. Si girò attonito di lato e vide suo padre impegnato a rosicchiare una piccola salsiccia tenuta ben salda con la forchetta. E, Dio gli era testimone, gli parve istantaneamentedi essere diventato proprio quella minuscola salsiccia, pronta a essere sbranata dal rodomonte che ora lo fissava attraversola fessura di due piccoli occhi ridenti. (Continua)