gemini

Bobby XXII


La giornata che volgeva al peggio portava serenità nel cuoredi Bobby. Si mise a camminare sull'ampio terrazzo dove, finoal giorno prima stavano le sdraio dei malati, distesi a riceverei benefici raggi dell'astro. La fitta nevicata aveva già ricopertocon alcuni centimetri di manto bianco la vasta superficie spoglia.Discese le scale che portavano alla strada principale e rifletté:dopo mesi di assoluta solitudine tutti si stavano affollandointorno al suo letto di agonia. Di alcuni, come suo padre e suamadre, ne capiva perfettamente, e tristemente, le ragioni. Dialtri come Alice Muir ed Elizabeth Powell gli sfuggiva il nessoe si rinfocolava il mistero. Perché Alice si era mossa dalla suacomoda città, magari da un nuovo amore, per venirlo a recuperaretra le mura di un sanatorio? Era pietà? Interesse? Senso di colpa?Ed Elizabeth? in pochi minuti di conversazione si era stabilito fraloro una complicità e una comprensione reciproca che avevadello stupefacente...ma non era forse anche la suffragettamanovrata da quel lestofante di Mark Everard Fawcett? Nonv'era forse il rischio che Lui, anima (malgrado tutto) candida,si facesse ammaliare e intrappolare in una vicenda più grandedelle sue intenzioni? Sentì un brivido di freddo e capì che seil Dottor Manziger lo avesse visto all'aperto sotto la neve gliavrebbe fatto una robusta lavata di capo. Tanto più che tenevaancora indosso gli abiti eleganti e leggeri indossati per la colazionemancata. Fece dietrofront e rientrò all'interno della clinica crollandola neve dalle maniche della giacca. Si guardò intorno e trovò ladesolazione e il deserto più assoluto. Elizabeth e suo padre eranospariti chissà dove, e non v'era traccia degli ospiti della residenza.Tutti stavano, probabilmente, rinchiusi nelle proprie stanze a fissarei fiocchi di neve che scendevano lentamente dal cielo. Oppureavevano preso in mano un buon libro e si davano alla lettura. Oforse erano in delle sale comuni a giocare a whist? Nessuna diqueste opzioni lo entusiasmava, né aveva voglia di espletarnequalcuna. Ciò che avrebbe voluto veramente sarebbe statoindossare il suo completo pesante e uscire da quella prigionedorata per recarsi fino ai laghetti di Flossen per rimirare ilmeraviglioso picchiettare della neve sulla superfice semighiacciatae lo scurirsi progressivo delle sue azzurre acque. Decise, in unistante, di chiedere al dottor Palubi, un italiano che conoscevacome grande appassionato di natura di accompagnarlo nellasua escursione. Era un colpo di testa e, di certo, avrebbe ricevutoin risposta un bonario rifiuto ma valeva la pena di tentare. Inforcòla scalinata ignorando l'ascensore e giunse presso gli studi deimedici. Chiese alla segretaria di Palubi se il dottore fosse liberoe fu fatto passare. Quando entrò nell'ampio locale Palubi (comele decine di degenti della clinica) stava osservando dall'ampiafinestra la fitta nevicata. Il medico parve riconoscere il suo pazienteaddirittura dal passo e, senza voltarsi, chiese con affabile cortesia:"Arrivato lo spleen, Mr. Fawcett? Non mi chieda perché ma loimmaginavo appena ho notato la giornata mettersi al peggio. E soanche cosa sta per chiedermi, ma la risposta, purtroppo, è No."Bobby si sedette esaurito in una delle poltrone "Perché no,dottore? Non mi farà più male che restare qui dentro a macerare.Spiritualmente per me sarebbe una gran cura." "Ma il suo fisicodebilitato? Non sa come potrebbe reagire?" "Bene. Si rinfrancherebbe.Sono sicuro che una bella passeggiata sotto zero mi temprerebbenel corpo. E poi...ne ho bisogno." "Intende dire  che vi andrebbecomunque? Anche senza la mia compagnia?" "La risposta èaffermativa. Nessuno me lo può impedire con la forza. Noi siamoqui per curarci, non per restare dietro le sbarre." Il dottor Palubi,finalmente, si girò e prese a squadrarlo con un interesse e unacuriosità che nemmeno nei momenti più stretti del rapporto medicopaziente aveva mai mostrato. Si sedette dietro la scrivania e sorrise.(Continua)