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Bobby XXV


Bobby fu spogliato e messo a letto. E immediatamente la febbregli crebbe fino a sfiorare temperature preoccupanti mentre nellaclinica era scoppiato il finimondo: ben presto si era sparsa la voceche Fawcett, l'ereditiere si fosse gettato nei laghetti di Flossententando di suicidarsi. Il delicatissimo equilibrio su cui si reggevaquella eterogenea comunità di malati ne fu sconvolto. Nei corridoi,nelle stanze e nelle sale non si parlava d'altro e i medici si trovaronodi fronte casi improvvisi di depressione e turbamento cerebrale. Sitemettero per un lungo periodo gesti imitativi e la sorveglianza suidegenti venne resa più severa. Bobby, nel frattempo, boccheggiavanella sua stanza circondato dalle stesse persone che se l'eranoconteso nella manciata di ore precedenti. V'erano tutti: Da LouiseJordan ad Anthony Montague, da Mark Everard Fawcett a ElizabethPowell, fino ad Alice Muir. Tutti costituivano un muro umano per cuiera difficile passare, anche solo per recare assistenza medica algiovane uomo. Alla fine, sotto la pressione del direttore generale,furono tutti sbattuti nel corridoio e costretti a visionare il loro capitaleumano ed economico in tempi contingentati e ristretti. Mark EverardFawcett e Louise Jordan si ritrovarono a parlare di nuovo perdiscutere del testamento di Bobby e sulla sua validità. "Certo"sosteneva il padre "Sarebbe meglio una carta scritta di suo pugnodurante un momento di lucidità. Per quanto ne so non ha lasciatonulla riguardo le ultime volontà e questo complicherebbe le cose sullascito." Louise Jordan annuiva pesantemente e, nel frattempo,pensava quanto non fosse male il decisionismo di quell'individuosolido e quadrato, la prorompente vitalità che emanava da ogni suogesto :"Perché mai l'avrò abbandonato?" Rifletteva. "Per quelzerbinotto di Tony, poi? Cosa ho acquistato in questi anni lontanoda lui se non noia, stordimento, indecisione, miseria e scarsasoddisfazione sessuale. Decisamente, ho fatto la mossa sbagliata.Ma non è detto che non si possa rimediare." Questo pensavala madre di Bobby, che giaceva con un inizio di polmonite nellasua grande stanza e già cominciava a sproloquiare. Sir AnthonyMontague stava rabbrividendo quasi come il malato, e sentivail terreno franargli sotto i piedi. Con l'intuito acutissimo del mantenutodi professione si rendeva perfettamente conto che i suoi giornisbandati e felici stavano giungendo al capolinea e un malesserediffuso gli prendeva gli arti e il cervello annebbiato :"Dove finiròadesso?" Si ripeteva meccanicamente "Il mio destino sembrasegnato." Elizabeth Powell e Alice Muir, nel frattempo, avevanostretto amicizia e passeggiavano tenendosi per mano lungol'ampio corridoio, discutendo su Bobby, i suoi difetti e i suoi pregi,le sue indecisioni, il suo splendore e i suoi abusi. "Una personafragile, tanto fragile." Ripeteva scotendo la testa Alice. "Ma unindividuo sensibile e capace di preoccuparsi veramente per te."rispondeva Elizabeth mentre con il ricordo andava alle paroleprofonde e disinteressate che lui le aveva rivolto per metterla inguardia verso Mark Everard Fawcett. E, in questa maniera, conrapporti vecchi e nuovi che si facevano e disfacevano, trascorrevanoi giorni, e le condizioni di Bobby viravano al peggio. Ormai stavasfiorando il completo deliquio.(Continua)