gemini

Bobby XXXI


"Posso chiederle un piacere, dottore?" Palubi annuì livemente conil capo. "Mi promette di non lasciare questa clinica sino a quandonon mi sarò rimesso completamente da questo fastidioso malanno?""Beh, certo. Posso farlo. Come le ho detto fa più paura un mioallontanarmi che il restare in questo posto per un tempo indefinito.Il dottor Neumann pensa certamente di convincermi a tenere labocca chiusa mentre resterò alla clinica, e ho un ottimo rapportocon il personale infermieristico. Attenderò in tutta serenità iltermine della sua convalescenza." "Vede, dottore, mi rimane unsogno: quello di potere uscire da questa gabbia dorata sulle miegambe (o stampelle) insieme alle persone che stimo veramentee dirigermi da qualche parte, qualsiasi parte, con il sorriso sullabocca. E lei, ovviamente, farebbe parte di questo gruppo". Palubireplicò stirando le labbra :"Ricominciare una vita con tutto ciò chesi è messo da parte per avere un orizzonte sgombro di nubi. Unaoccasione che non le si è mai presentata in precedenza. Possocomprendere benissimo." Fece, asciutto. "Vedo che mi capiscebenissimo". "Allora faccio riportare questi bagagli nel mio appartamento e la lascio riposare. Ci vedremo al più presto per riparlaredel suo magnifico progetto." Palubi si rimise il cappello, tiròsu il bastone da passeggio dal pavimento e si avviò verso la porta.Uscito, la chiuse con dolcezza e diede ordini che il suo bagaglio,ammassato lungo il corridoio, fosse portato nuovamente da doveera venuto. Fatto questo si avviò sull'amplissimo terrazzo e presea respirare a pieni polmoni. La giornata era formidabile e il soleaveva già sciolto buona parte della neve che era caduta nel giornoprecedente. Moltissimi dei degenti ne stavano già approfittandoper posizionare le loro sdraio sotto i raggi benefici del vecchioastro e un vivace sentore di attività frenetica era nell'aria. Ildottore si soffermò un attimo a sogguardare quegli uomini equelle donne per i quali la speranza era un dono a cui nonpotevano credere completamente. Vecchi ex capitani di industriae servette solitarie lo salutavano con affetto non appena lointravedevano e lui rispondeva a tutti con sollecitudine. Ma unapersona in particolare attrasse l'attenzione di Palubi: si trattavadi una giovane donna sulla trentina dai capelli biondi e corti,tagliati alla maschietta, con un paio di occhiali da vista troppolarghi forse per il suo viso incantevole e minuto. Anche se stavasdraiata si intuiva che l'altezza non doveva essere il suo fortema questo lieve difetto era ben compensato dalle forme delicatee ben evidenti anche sotto l'ampio vestiario che portava. Quandosi rese conto di essere osservata fece un cenno al dottore che siavvicinò a piccoli passi. "Alice Muir, vero? Penso che ci siamoincrociati nella stanza del signor Fawcett." "Senza dubbio, dottorPalubi. Sono contenta che Robert abbia trovato in lei un confidentecosì affidabile e un buonissimo amico." Il medico arrossì lievementee le strinse la mano. "Perché non prende anche lei una sdraio e siferma a parlare un attimo con me, o va di fretta? Si diceva chedovesse lasciare la clinica in tempi strettissimi." Palubi fece ungesto indefinibile roteando in aria la mano guantata. "Era miaintenzione ma ho cambiato idea. Devo ancora vedere il dipanarsidi questa vicenda." "Ovvero?" "Il destino di Robert Fawcett e la suauscita dalla malattia. I miracoli mi hanno sempre suggestionato, equesto più di tutti gli altri a cui ho assistito."(Continua)