gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra


Se sono un essere sinistro? Mi è stato detto più volte. Così comeche sono intrattabile, falso, opportunista e ambiguo. Mi era statopredetto fin dall'infanzia che non sarei riuscito a farmi amici schiettie così è stato. Mi era stato anticipato che avrei avuto un lavoromortalmente noioso e che non avrei mosso un passo ulteriorelungo quella scalinata che si chiama miglioramento professionale,e anche ciò si è puntualmente avverato. Sapevo dentro di me chenon avrei avuto donne ad allietarmi la vita ed è arrivata Marika,per lasciarmi dopo due anni. Ma anche questa era una scommessafacile da vincere. Signori! Ho quarantasette anni e possiedo coni miei genitori una casa modesta ma pulita all'angolo fra via Bertottie corso Ramilati. Svolgo la mia umile mansione come banconistadel colorificio Endel a quindici minuti da casa a piedi. I miei vecchihanno rispettivamente ottantasette anni (il padre, Luigi) E ottantaquattro (la madre, Erminia). Meno un'esistenza noiosa e tranquilla,sono sempre stato puntuale al lavoro, non ho mai dato segni diparticolari squilibri mentali, non mi sono mai ammalato gravementee sostengo con la mia magra paga il bilancio famigliare. Papà èpensionato delle poste e mamma casalinga. Non sento il doverefiliale di ripagare i sacrifici dei genitori poiché è stata la loropossessività a ridurmi in codesto stato di dipendenza e anonimato.Detesto la mia attività giornaliera ma non lo darò mai a intendereper una forma ben celata di orgoglio. Al sabato mi gioco la miabella partita a biliardo con Franco, una delle poche persone cheabbia avuto il pelo sullo stomaco di seguirmi attraverso le miemiserabili peripezie, e la domenica mi faccio ampie passeggiatecon Ines, qualcosa di simile a una donna che conosco da troppotempo. è una ex suora, uscita dal convento all'età di ventisette anni,disgustata dall'invidia e dalle gelosie che vi allignavano. A suo modoè una tizia corretta e assolutamente non animosa. Con lei mi sfogodelle mie frustrazioni, e su di lei riverso la rabbia per qualche scopofallito che, confusamente, sento riverberarmi sul fondo della coscienza.Non che sappia definirlo (Non ho abbastanza fantasia) ma questainsoddisfazione è alla base delle forti fitte allo stomaco che spessomi prendono e dei disturbi intestinali che mi ossessionano. Ho sentitoparlare di somatizzazione ma, a mio modesto parere, non è null'altroche la rabbia per una vita fallita che percorre tutto il perimetro del miocorpo sino a trovare negli organi interni un obbiettivo facile. Da qualcheparte (e voi sarete d'accordo) deve pur scovare una via d'uscita lalurida e malmostosa schiuma del fallimento che mi ribolle tutto.(Continua)