gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra II


La mia vita è stata un susseguirsi di mediocrità. La quintessenzadel fallimento spirituale. Durante il periodo scolastico ero un bimboe poi un ragazzo ombroso e taciturno, schivavo i giochi (che misembravano lo scatenarsi degli elementi più selvaggi della classe)e rendevo poco a livello nozionistico e di apprendimento, tantoda raggranellare voti mediocri e prestazioni insufficienti ai teste alle prove scritte. Durante l'esposizione orale, poi, ero unaautentica frana: la lingua mi si attorcigliava, il fiato mi si mozzavain gola e diventavo rosso come il berretto di un gallo, la voce sifaceva blesa e lievissima, tanto da far chiedere all'insegnantepiù volte di ripetermi; con il risultato che il mio scarso studioveniva ancor più sottolineato e il mio arrampicarmi sugli specchiera formulato con un balbettio malsicuro e grottesco, che portavaal sorriso il docente e alla risata aperta il resto della classe. Ognigiorno vivevo il mio arrancare lungo i gradini della scuola dell'obbligocome una penosa costrizione e un'incombenza fatale. Dimagrivopaurosamente e diventavo l'ombra di me stesso. Quando fui piùavanti negli anni si decise con un consulto generale di farmiseguire da uno psicologo, decisione che ricambiai incupendomiulteriormente e cacciando nelle sedute ogni porcheria e falsitàche potessi venirmi in mente. Tanta era la dabbenaggine dellaanalista che le mie parole venivano letteralmente prese comeoro colato e tenute da parte come materiale prezioso sullo studiodella personalità adolescenziale. Fu in quel periodo che il miocarattere menzognero compì un altro passo in avanti, nelladirezione della completa bugia. Cominciai a mentire su qualunquecosa attraversasse il mio cammino, sino a costruirmi una personalitàadeguato al mio essere sociale e una verità che Io unicamenteconoscevo, pur senza sfruttarla per un fine, deleterio o positivoche fosse. Ancora non riesco a rammentare con precisione letonnellate di falsità che riversai nelle orecchie della poverapsicoterapeuta e che poi contribuirono a definire un identikit dellamia personalità evolutiva. Mi eccitavano soprattutto le storie disesso. Ero maniacalmente attratto dall'esibire avventure che nonavevo mai sperimentato e che vivevano solo nella mia fantasia.Adorava osservare la faccia imbarazzata e sorpresa della donnamentre snocciolavo sozzerie e inventavo lì per lì esperienze erotichecon donne conosciute per un fugace scambio di sguardi in unastrada del centro. Ero irripetibile e impresentabile. Avevo 17 anni.(Continua)