gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra VIII


Non amavo le donne. al limite le consideravo un escamotage peressere accettati in società. O un sacrificio indispensabile alloscopare. Caratterialmente le interpretavo come isteriche, noiose,invadenti, forsennate, vendicative, irrazionali e imprevedibili. Ma mascheravo bene queste mie tendenze retrograde. Marika nonsi accorgeva di nulla ed era sempre più presa. Nell'azienda, dai grossi quadri il nostro rapporto era considerato benevolmente, dal momento che si incoraggia sempre l'accoppiamento fra membri della stessa ditta: quando funziona garantisce maggioreefficienza sul lavoro e una pubblicità positiva. Comunque fui Io,in un accesso di autolesionismo, a condurre a termine il mio rapporto con Marika. Lei stava diventando sempre più stranae irritabile, appiccicosa e, al tempo stesso, indisponente. Pensaiche fosse incinta ma non osavo chiederglielo. O forse, dopo due anni pretendeva una sistemazione: che smammassi dai mieigenitori come lei era smammata dai suoi e che ci costruissimouna vita autonoma. Con un certo malincuore non potevo non darle ragione e già mi stavo apprestando a cercare casa da qualche parte quando avvenne qualcosa di imprevedibile edinusuale. In una chat che frequentavo conobbi una ragazza dell'età di Marika e iniziammo a scambiarci complimenti e contatti. Si chiamava Greta. Non starò qui a tediarvi sul perchéun ragazzo fortunato, affiancato a una bellissima e fedele ragazzadebba rovinarsi la vita inseguendo fuggevoli avventure. Forsel'insicurezza e la clandestinità di fondo che mi avevano scortatosin da ragazzino. Il timore dell'abbandono e il conseguentetenersi aperte diverse vie di fuga...non sono psicologo e detestogli strizzacervelli, fatto fu che iniziai una specie di relazione con questa Greta. Non era nemmeno un'infuocata avventura di sessoquanto un'amicizia profonda e una confidenza in evoluzione.Marika mi notava distratto e pencolante, diverso dall'uomo relativamente felice con cui aveva intrecciato un rapporto. Perlei fu uno scherzo risalire dagli indizi che lasciavo disseminatiper casa all'identità della ragazza di V. Ci fu una telefonatatesa e rancorosa, una scenata con tanto di schiaffi ed ecco che non ero più il fidanzato promesso di Marika. Ero allibitoma anche soddisfatto: il rapporto con la mia ragazza minacciavadi diventare stabile e mieloso, con tanto di matrimonio e di marmocchi, e a me, per quanto riguardava, le donne erano prima di tutto ed esclusivamente un modo di affermazione sociale. Non era mancata e non sarebbero mancate, in futuro.(Continua)