gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra IX


In quel periodo mi avvicinai al tifo organizzato. Dopo anni trascorsi in passatempi di coppia sentivo l'urgenza di diversivi mascolini e la mia timidezza spariva ogni volta che mi ritrovavo in una curva assiepata di tifosi o impegnato in qualche violenza di strada al di fuori dagli stadi e dai palazzetti. La mia indecisione spariva come per incanto e mi ritrovavo a menare le mani, a cantare beceri corida ultrà ubriaco e a svuotare, di conseguenza, boccali su boccalidi pessima rossa. Da quando Marika era sparita dalla mia vitaanche il mio rapporto con Greta si era notevolmente raffreddato.Sia perché la mia ragazza ufficiale le aveva spifferato tutto, siaperché non vedevo futuro in quella pingue fanciulla ossessiva e ossessionata. Volevo dare un taglio alle menate e ai rapporti complicati. E con Greta stavo semplicemente cadendo dalla padella nella brace. Così mi allontanai da tutto ciò che odoravadi donna e mi dedicai alla violenza creativa. Dalla mia postazionesul lavoro attendevo solo il momento che giungesse il weekendcon il suo carico di provocazioni, scaramucce, sfottò e confronti.Ero diventato amico di Walter, un balbuziente con residenza permanente sugli ultimi gradini della scala sociale. Faceva il mulettista per la ditta, e il suo lavoro lo faceva bene ma non era questo il "Busillis". Walter era grezzo oltre l'inverosimile, spigliatomalgrado il suo difetto, misogino, aggressivo e ubriacone. Era una delle colonne della sezione ultrà all'interno della Endel e uno dei suoi maggiori divertimenti era rubare gli spiccioli ai nomadi che chiedevano l'elemosina in centro. Fingeva di allungare un euroal mendicante e di botto strappava il berretto gettando per ariatutto il contenuto. E quanto eravamo costretti a ridere, non perchéfossimo convinti di quella stronzata, ma perché Walter era uno di quei personaggi capaci di tormentarti lamentosamente se non seguivi le sue mattane. Per me, che venivo da un periodo di inquadramento totale, quell'esplosione anarcoide e selvaggioera come aria che respiravo e mi aiutava a dimenticare tutte le contraddizioni di bravo lavoratore con un twist non indifferentenel cervello. Il balbuziente era un tuffo nella materia non sofisticata,mi impediva di correre dietro a tutti gli impulsi contradditori con cuila personalità mi batteva pegno. A trent'anni ero ancora inchiodatoa una vita in salsa agrodolce: soddisfatto ma carico come una molla.(Continua)