gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra X


Il rapporto con mio padre era la quintessenza delle contraddittorierelazioni che intrattenevo con i colleghi di lavoro e gli amici generici.Luigi era il tipo di genitore introverso e pavido che mai s'era veramenteoccupato dell'educazione del figlio. Pareva sempre custodire un segreto,anche questo usciva per un bicchiere. Parlava poco. Mentre ero bimbosi comportava con indifferenza, e adesso che ero cresciuto avevadefinitivamente mollato gli ormeggi di una scarsissima affettività perlasciarmi andare lungo la mia strada senza curarsi se sbandavo adestra o a sinistra. Era capace di assentarsi per una settimana, dicendoche andava a pesca con gli amici, e di tornare con un sorriso da un orecchio all'altro e il carniere semivuoto. A lungo mia madre Erminiaaveva sospettato che intrattenesse una qualche relazione clandestinama si era subito dimenticata questa chimera solo dando un'occhiataall'espressione vacua e inconsistente del marito. Solo una sera avevocaptato una conversazione che stava intrattenendo con qualcuno al telefono. Stava attaccato al muro con lo sguardo rivolto alla finestrae faceva lunghe pause, come se ascoltasse qualcosa di molto prolissoche l'interlocutore gli stava riversando dall'altro capo della linea. Soloa intermittenza Luigi  si inseriva con un "Vedrai, andrà tutto bene" o "penso di essere sul punto di sistemare le cose." Questa casuale intercettazione mi fece tornare il dubbio che il genitore avesse unastoria avviata, da qualche parte. Ma i conti non mi tornavano: nessunaespressione di tradizionale affetto in una coppia più o meno affiatata,nessuna parolina dolce, nessun indirizzo al femminile nei confronti delmisterioso personaggio. Quando ormai costeggiavo i 35 anni mio papàrestava un mistero insolubile per il sottoscritto. Nel frattempo si succedevano le mie storie a breve termine con donne di ogni carattere,trascorrevano i miei viaggi in solitaria e proseguiva il tran tran della ditta e della casa senza che sentissi l'esigenza di farmi una vita in totaleautonomia, stabilizzare una storia, avere figli, progredire ulteriormentenell'organigramma dell'azienda. Vivevo da pascià, servito e riverito damia madre e con l'ombra agitata sullo sfondo di mio padre. Sapete come sono gli anni: non te ne accorgi ma agiscono da tritasassi e nonrisparmiano nulla sul loro cammino. In modo tale che da spirito giovanile,soddisfatto e combattente, ti ritrovi a 47 anni con i capelli grigi, un accennoleggero di pancetta e il mondo che ti si riversa nelle orecchie mentrecerchi di cambiare canale. Così mi sono rinvenuto una mattina e ho compreso che la vita era stata un bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno con un gran senso di stordimento durante il processo. Avevo vissuto,ma avevo anche glissato su questioni importanti. Pur custodendo ancora una notevole energia, la mia carta di identità e il mio volto rugoso parlavano chiaro. Ero invecchiato e mi avviavo a diventare un uomo di mezza età, con un piede più nella seconda parte dell'esistenzache nella prima. Ero mentalmente flaccido davanti allo specchio quandovidi il riflesso di mio padre sul bordo della piccola stanza. Compresiimmediatamente che, per la prima volta nella sua vita, mi doveva parlare. E questa volta seriamente. (Continua)