gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XI


 
"Che vuoi?" Gli dissi. Intimidito dalla mia reazione poco cortese feceun passo indietro ma, quasi raccogliendo tutto il poco coraggio e ladignità da vecchio cadente che gli era sopravvissuta, si  impose di fare un piccolo allungo nel mio santuario e di affrontarmi in qualchemaniera. "Ho bisogno di parlarti." "Adesso? Non potevi farlo ventianni fa?". Lui trattenne un singhiozzo e si mise a sedere sul bordodel letto. "Spero non sia una cosa lunga. Sto andando al lavoro.""Non lo so". biascicò lui. "Potrebbe essere breve come lunghissima."Mi accomodai con un sospiro sulla sedia di paglia e attesi con un vago senso di colpa che mi avvolgeva come nebbia. Mi morsicaiun'unghia e strani sospetti cominciarono ad affiorarmi dall'inconscio.Ripensai a quella telefonata di mio padre tanti anni prima e una paurasorda mi fece rabbrividire sino alle ossa. "Ho ottantasette anni, Simone.Arrivati alla mia età si hanno dei doveri. Gli ultimi, ma anche i primi.""Spiegati meglio" Cercavo di essere conciliante, ma mi accorgevo di aumentare il suo disagio e imbarazzo. Andai al mio armadietto e mi versai due dita di brandy italiano. Poi lo vuotai d'un fiato. Non l'avevo mai fatto davanti ai miei genitori ma l'eccezionalità del momentomi parve giustificare qualsiasi cosa. "Ho avuto poco dalla vita, Simone.""Io ho avuto tanto, l'ho preso e l'ho sprecato." Gli risposi serenamente."Al contrario, Io quel poco ho cercato di conservarlo." Riprese. "Un hobby,una passione, un segreto?" Lo incalzai. "Tutte queste cose assieme."E sfoderò un sorriso enigmatico mentre riponevo la bottiglia di brandy."Una storia, vero? Hai tradito la mamma. Può succedere." La mia boccaparlava ma le mie gambe cedevano. Tornai a sedermi sulla sedia di paglia.Il pensiero che il vecchio mi stesse confidando una scappatella era quasiconfortante ma, al tempo stesso, mi riempiva di schifo. Pur essendo la cosa più naturale del mondo non siamo abituati a riflettere sulla benchéminima incrinatura di un rapporto che consideriamo sacro come il recintodi qualche religione animista. Le cose, quelle cose debbono sempre accadere agli altri. Immaginarci nostro padre che si rotola nel letto con una sconosciuta è la cosa più rivoltante che ci possa succedere. Feciun grande sforzo per trattenere un conato di vomito e mi girai verso la finestra. Senza guardarlo mormorai "Non capisco il motivo di tirarefuori questa vicenda adesso. Dovevi confidarti con il tuo prete, fartiassolvere e attendere il colloquio definitivo con il Creatore. Non vedocome Io possa esserti d'aiuto o sostegno." Lui lasciò trapelare uno dei suoi soliti, sconcertanti sguardi colmi d'antipatia e disse "Ho pensatoche non hai ancora una tua vita e che potessi appoggiarmi a te senzapensare su una tua nuova famiglia." Mi levai inferocito e stavo per prenderlo a pugni "Questi sono affari miei. Posso avere tutto dalla vita. Cosa ne faccio a quarantasette anni è una questione personale.""Ora che te lo chiede il tuo vecchio padre non è più così" Fece con una serietà avvilente e sollevando il dito indice. Mi rassegnai a comprenderlo. Lui si mise una mano sugli occhi e prese a parlare. (Continua)