gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XV


Sogghignò ancora un attimo, poi proruppe: "Io vivo in questa casa e ne sono ancora formalmente il proprietario. Nessuno mi può sbatterefuori senza avere guai giudiziari seri, lasciando stare la pubblicità chene farei in giro. E Io da proprietario di questo appartamento accolgo a braccia aperte mio figlio Danilo a fornire sollievo agli ultimi giorni della mia vita su questa terra." Dopo la breve tirata si sedette sul mioletto e prese a fissarmi con aria di sfida. Io esplosi in una risata che misalì dal ventre e mi fece indolenzire le mascelle. Quando, finalmente, riuscì a calmarmi dalla mia crisi isterica, lo sogguardai con le lacrime agli occhi per la troppa ilarità: "Ripeti un momento, vecchio mio. Staidicendo che il mio fratellastro dovrebbe venire ad abitare in questa nostra tana?" Lui ebbe un moto di orgoglio e sollevò il mento dicendo:"Non è una catapecchia. C'è una bella stanza libera, c'è spazio per tutti."Temetti che il riso mi riaffiorasse alle labbra, ma ero calmo, quasi serio."Ne hai parlato con mamma?" "Sì. è rimasta folgorata e ho temuto il peggio,ma poi le ho spiegato tutto e ha accettato la situazione. Ora è di là sdraiatasul letto. Danilo è nel bar dall'altra parte della strada che attende di entrarein quella che è anche casa sua." Fischiai con ammirazione: il vecchio aveva organizzato tutto per bene, puntando sull'effetto sorpresa, e con lavecchia c'era riuscito. Restavo Io, la parete più dura da scalare. "Dove lavora questo Danilo?" Chiesi abbastanza incongruamente. Nemmeno avessi centrato il bersaglio in pieno mio padre si accasciò sul lettotenendosi le mani in grembo. "Che c'è? Stai male? chiamo un'ambulanza?""Ah non è nulla. Solo che Danilo è in una situazione piuttosto complessa.Ingarbugliata. Per questo ho atteso tanto prima di decidere." "è ricercato dalla polizia?" Buttai lì con noncuranza: "è un ladro, uno spacciatore, unaggressivo, un violento, un assassino?" "Oh no, è il ragazzo più buono del mondo. Discreto, sollecito, gentile, educato e quasi timido. è solo...""Cos'è? Ha delle tare psichiche? Venendo in parte da una famiglia di mattinon me ne stupirei, oppure..." Mio padre annuì mestamente e la stanza cominciò a girarmi intorno. Dovetti appoggiarmi a un comodino per nonfinire lungo disteso sul tappeto centrale. Appena mi riebbi afferrai mio padre per il collo e lo sbattei vertiginosamente da destra a sinistra, mentrelui nemmeno tentava di reagire. Quando mi stancai mi avvicinai alla finestra e guardai in strada. Dall'altra parte della via c'era il bar Adriae, con le gambe accavallate, seduto di sghimbescio a un tavolino c'era un individuo, solo. Malgrado la temperatura mite della giornata era imbacuccato in un cappotto piuttosto pesante, aveva un cappello di feltro e pantaloni di velluto a coste, ai piedi calzava degli orrendi scarponcini.Quando notai che sollevava lo sguardo verso la nostra finestra mi tiraiindietro. Andai a sedermi accanto a Luigi, che tremava tutto per la mia strigliata. Poi, cercando di mettere in mostra tutti i mei denti nel sorriso,mormorai: "Beh, andiamo a conoscerlo questo fratello."(Continua)