gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XXII


Fu quando rintoccarono le dodici che percepì chiaramente un tonfoe un rantolo soffocato provenire dalla stanza dei miei. Al momento non seppi se ridere o corruscarmi. Quello che suggeriva il mioistinto era preoccupante e grottesco al tempo stesso, quello cheosservavo negli occhi di Danilo era il terrore più puro. Ci levammopressoché contemporaneamente dalle nostre sedie ma lui mi precedette nel precipitarsi verso la stanza. Io feci due passi nella stessa direzione e poi mi arrestai cominciando a ridere istericamentee strizzando gli occhi fino alle lacrime. Udì nettamente l'urlo del mio fratellastro e il suo richiamo indiavolato. Mi asciugai le ciglia ecorsi come un dannato fino alla soglia. Vidi Danilo sorreggere il corpodi mio padre che penzolava da una corda attaccata rozzamente all'estremità superiore della porta del piccolo bagno interno. Mipiombai a dargli una mano e, con molta delicatezza slacciammoil cappio dal collo del vecchio. Poi lo appoggiammo sul letto, badandoche il tronco restasse eretto per farlo respirare liberamente. Luigiera paonazzo in viso ma sembrava respirare senza ostruzioni. A uncerto punto vomitò in maniera violenta ed entrambi gli battemmo con le mani sulla schiena per fargli cavare dallo stomaco quel poco che visi era depositato. "Chiamo un'ambulanza!" Fece Danilo. Non ero d'accordo ma lo lasciai fare tanto era trasfigurato e deciso. Il mezzoarrivò dopo qualche minuto. Il paramedico ci aveva dato dei suggerimentipreziosi per mantenere stabilmente nostro padre e, quando giunse a casa nostra, mi sembrava che la situazione fosse serena. Lo miserosu una lettiga non prima di avergli piazzato la maschera per l'ossigenoe avergli fatto un'iniezione. Poi li osservammo mentre trasportavanoall'esterno Luigi. "Vado con lui!" Urlò Danilo: "Tu seguici in macchina!"Lo rassicurai e li lasciai uscire tutti mentre sentivo i commenti degliinquilini e porte che si aprivano incuriosite. Mi portai alla finestra e osservai il vecchio che veniva piazzato sull'ambulanza. Poi aprì ivetri, presi una sigaretta dal pacchetto lasciato dal mio fratellastroe la accesi con voluttà e silenzio. Ne gustai la prima boccata e miincuriosì il bizzarro sapore al mentolo. "Che cazzo di cicche!" MormoraiErano quindici anni che non assaporavo tabacco e capì perfettamentemio padre e i suoi anelli di fumo: quasi fossero stati un segnale di aiuto,un richiamo per i soccorritori.(Continua)