gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XXVI


Arrivammo sotto casa ma nessuno di noi due trovò il coraggio di scendere.Fissavamo i cornicioni e sentivamo l'acqua piovana fuoriuscire dai canalidi scolo. Tutto il grande palazzo appariva come un sudario inondato di lacrime. Se si eccettuava il rumore del traffico la zona era avvolta in unsilenzio assordante. Qualche alberello rachitico stormiva con un residuodi coraggio e i fiori del cortile vicino all'entrata, tanto curati da mio padre,si piegavano sotto le sferzate del vento. Entrare in quell'ambiente parve(sono sicuro) sia a me che a Danilo come avere accesso a un sarcofago."Potremmo mangiare al giapponese, se ti va?" Proposi stringendomiaddosso la felpa. "Giapponese?" Replicò il mio fratellastro "Non so nemmeno cosa sia." "Pesce crudo in salsa di soia. Ti piacerebbe, nesono sicuro." Più che altro recitavo per me stesso poiché sentivo il bisogno di una cucina che fosse distante anni luce dai cibi tradizionaliche mi erano stati ammanniti per trent'anni. Cercavo di lasciare i miei genitori fuori dalla porta almeno in quei momenti, e cercavo la complicitàdi Danilo. Ma lui scuoteva la testa e negava vigorosamente. "Andiamoin una trattoria. Qualcosa di buono, qualcosa di nostrano. Comunque adesso ho appetito." Lo presi per il bavero della maglietta e gli rifilaiuno schiaffo violento. "Hai portato la disgrazia nella mia famiglia e ora facciamo a modo mio. Questo me lo devi, fratello!" Lui non se la sentìdi reagire e si disse mestamente d'accordo. Riavviai il motore e ci dirigemmo in via Ricasoli, una traversa di via D'Azeglio, dove s'adagiavail zushi con i suoi morbidi e rilassanti colori. Parcheggiai e scendemmo.La pioggia, lungi dall'indebolirsi rafforzava in intensità e dovemmo correre sino all'ingresso del ristorante. "Perché mi porti in questi postiraffinati? Ti interessa tanto umiliarmi? Hai davanti un uomo che èletteralmente vissuto sotto un ponte." "Non importa" Risposi "Arrivaanche il momento di cambiare, o preferisci dibatterti nella sporciziae nel fango per il resto dei tuoi giorni? Datti una regolata, aggiustati,guardati nello specchio e cerca il tuo lato migliore. La forma è sostanza."Lui pareva non capire il mio linguaggio e mi squadrò di sbieco comese avessi bofonchiato in una lingua morta da tremila anni. "Non mi comprendi: in Comunità esistevano solo spazi comuni, quello che era mio era tuo e lo sforzo nel lavoro era collettivo. Non intendo perderequell'insegnamento. Per me è stato prezioso e mi ha fatto andare avanti. In Comunità c'hanno detto: non perdete l'attitudine a lavorareinsieme e schivate chi vi vuole far ricadere nell'egoismo e nella mentalità ristretta dell'Uno. Siate umili, frugali, caritatevoli e umani.Le catene non cadono da soli ma unicamente aiutandosi l'un l'altro."Caddi dalle nuvole mentre entravamo al zushi. "Erano una specie di preti questi tuoi comunitari?" Lui fece una smorfia e con un visibilebrivido accolse l'arrivo del cameriere.(Continua)