gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XXVII


Il ristorante era quasi al completo e ci fecero accomodare vicinoall'ingresso quasi presentendo il disagio che stava traversandoil mio fratellastro. Lui si sentiva più sicuro con la possibilità di una fuga vicina ed ebbe un sospiro di sollievo mentre ci recavano imenù. Pensai Io a ordinare una barca con sushi, sashimi, hosomaki, uramaki e nigiri. Danilo mi fissava attonito mentre mi muovevocon agilità in un mondo che per lui era totalmente nuovo. Ordinaidue lattine di sapporo malgrado la sua faccia di diniego. "Cos'è?non puoi nemmeno bere un alcolico moderato?" "L'alcol è dispersivo"Mi rispose "Ma comunque..." Adoravo quell'atmosfera e mentreattendevamo le nostre ordinazioni mi lasciai cullare dal designminimale e dall'architettura suprematista di quel fantastico locale.Chiusi gli occhi e li riaprì, poi fui attraversato da un'onda moderatae piena di soddisfazione che mi fece toccare da vicino il paradiso. Aspettammo parecchio, ma alla fine arrivarono le nostre portate:una barca gigantesca con sopra il ben di Dio. Io non gli chiesi nemmeno se sapeva usare le bacchette. "Prova!" Lo sollecitaie lui mise in bocca con la forchetta un boccone di tempura. Iolo sogguardavo sornione. Masticò a lungo, poi disse: "Non so se mi piace o meno. è strano. Un sapore nuovo." Compresi mentalmenteche il primo passo era fatto, poi mi rabbuiai al pensiero dei miei genitori. Tutta la tensione che avevo messo nella gastronomiadel sol levante si rilasciò e brutti pensieri affiorarono in superficie.Terminai la mia sapporo e ne ordinai un'altra mentre Danilo centellinavala sua. Cominciavo a essere piacevolmente stordito: la raffinata musica lounge in sottofondo si fondeva con le mie paure creandoun mix aberrante. La dolcezza del cibo si trasmetteva all'orroredel ricordo di mio padre appeso allo stipite della porta e alla visionedi mia madre distesa sul letto e vestita di tutto punto. Cominciai ad agitarmi e raddoppiai le dosi alcoliche. Danilo aveva preso gusto al pesce crudo e ingurgitava sushi senza pietà, osservandomi ogni tantocon rapidi sguardi preoccupati. Conclusi con una micidiale grappa al riso e c'alzammo nello stesso momento. Ero abbastanza cotto ma pretesi, ovviamente, di pagare tutto. Fu un conto astronomico e mi morsi il labbro inferiore: avevo svuotato una serie imponente di superalcolici, oltre alla maestosità del cibo. Salutai tutto con una allegria eccessiva e uscimmo in strada. Aveva smesso di piovereed era uscito il sole. Presi sottobraccio Danilo e ci dirigemmo all'auto."Non possiamo più evitare casa nostra." Mormorai più a me stesso cheal fratellastro. Poi misi in moto e percorremmo le strade con prudenza.Ero ubriaco e lui non diceva una parola. Guardava solamente dirittodavanti a sé. Strinsi il volante fino a farmi sbiancare le nocche; Non sapevo se odiarlo o buttarmi nelle sue braccia, disperato. (Continua)