gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XXVIII


Entrammo in casa nel silenzio più assoluto tranne il tradizionale pendolo che sembrava riempire ogni angolo, ogni minuscoloanfratto, ogni fessura e ogni crepa appena visibile nelle mura.Mi gettai su una poltrona e chiusi gli occhi. Il soggiorno pareva ruotarmi addosso e Danilo misurava la stanza a piccoli passi.Quando mi riebbi guardai istintivamente l'orologio e riconobbidi avere sonnecchiato per un'ora. Davanti a me, sul tavolino,stava una fumante tazza di caffé e su una sedia, a leggere messaggi dal cellulare, il mio fratellastro. "Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere una bella tazza di caffé nero e denso.Lo so preparare molto bene." Disse. Lo ringraziai e sorbì moltolentamente il suo pensiero. "Bisogna cercare mia madre." Esplosi ad un tratto mentre mi accorgevo che la tazzina mi tremava  fra le dita. "Chiama i tuoi parenti. Chiedi se è andata da loro." "Ha una sorella nubile a cui è molto affezionata.vive in una grande appartamento in via De Amicis, però...""Cosa?" "Se non fosse lì dove...è il posto più logico dove potrebbeessersi rifugiata. Mi terrorizza l'idea di sentirmi rispondere che non è mai passata da quella casa." "Se vuoi chiamo Io." FeceDanilo con uno sguardo così sincero da sconvolgere gli angeli."Forse sarebbe meglio. Però Io non ho il coraggio di ascoltare.Me ne andrò sul terrazzo a fumarmi una sigaretta e rientro fra dieci minuti. Forse, se la risposta sarà negativa, sarà il caso di avvisare la polizia." E stropicciai nervosamente il pacchetto delle cicche. "Io aspetterei fino a stasera. Magari ha solo bisogno di restare da sola." "Non so. Faccio fatica a crederlo: è sempre stata frustrata dal rapporto con mio padre. Te l'ho detto: avrebbevoluto viaggiare di più ma dopo si è adattata anche a un ruolocasalingo. Mi voleva molto bene. riversava su di me quello che non riceveva da suo marito." "Vai a fumare" Fece Danilo "Cheprovo a telefonare." E mi accompagnò dolcemente sul terrazzochiudendomi la porta alle spalle. Io tremavo. Accesi dopo qualche minuto la sigaretta con grande difficoltà e iniziai a espirare mentreun brivido mi partiva dal tallone fino a raggiungere il collo. Provavoa canticchiare per non udire nemmeno l'eco della chiamata ma misentivo come il condannato che biascica preghiere senza sensoprima di salire sulla forca. Guardavo con terrore la sigaretta bruciaresino al filtro. Poi la scagliai in aria. Da dentro non si udiva nulla e alla fine, ridotto a un fascio di nervi, bussai alla porta per rientrare.MI bastò guardarlo per capire che non era passata da mia zia. Mi appoggiai al tavolo e sentì come se la pelle del cranio mi tirasseverso l'alto mentre il cuore mi sprofondava fino agli intestini. "Attendere fino a stasera." Mi ripetevo continuamente, senzaconvinzione. (Continua)