gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XXXIV


 
"è la tragedia!" Sentì dire Danilo "Lo ha colpito molto profondamente.""Succede spesso" Rispose un addetto mentre mi facevano stendere su un pancaccio con la mia giacca a sostenermi la testa e i piedisollevati. "Ha preso qualcosa? Un calmante?" Fece un altro degliaddetti. "Un nozinan intero" rispose il mio fratellastro "Ma non è abituato. L'avevo visto stravolto e ho pensato che potesse renderlopiù tranquillo." "Bella idea." Udì in risposta "Gli tenga i piedi sollevatifinché si sentirà in grado di camminare. Il nozinan ha un'emivita piuttosto lungo." Poi tornarono al loro lavoro chiudendo l'immensoportone. "Lascia perdere. Ce la faccio a muovermi. Prendi, piuttosto,gli effetti personali di mamma." Danilo fece come gli avevo detto e ritornò da me con una busta trasparente parzialmente colma di oggetti. La accarezzai senza avere il coraggio di aprirla. Poi, ancora intontitomi misi seduto sospirando e risucchiando aria nei polmoni. " La primaparte è fatta." Dissi scuotendo la testa "Ora andiamo a vedere morirenostro padre." Non rammento lo sguardo che ebbi in risposta ma possoimmaginarlo: inebetito e stravolto. "Perché? ti aspetti un miglioramento?è un blocco renale. Alla sua età. Sai cosa significa? Ebbene non staròqui a spiegartelo ma porta diritto alla tomba." "è quello che ti aspetti,Simone? Muoia Sansone con tutti i filistei? Il male porta peggio? Lasciamo crepare anche la speranza? Vuoi vendicarti di Luigi?" Ioero obnubilato e nebbioso. Il nozinan stava ancora pestando duro e affioravano dalla coscienza e dai suoi recessi cose indicibili. "Sonomolto provato, Danilo. E pessimista. Quando il sasso cede rotola finoin fondo alla scarpata e porta con sé una frana." "Non dobbiamoabbandonarci alla disperazione. Hai mai pregato?" "Fanculo! Non mi metterò in ginocchio a pretendere pietà da chi ha fatto schiantaremia mamma contro un treno. Fallo tu se ci tieni tanto." Tornai a sedermimentre il mio fratellastro si rifugiava in un angolo dell'immenso ospedalee sprofondava in meditazione. Gli vedevo sussultare le spalle e la testaandare avanti e indietro come fosse un fedele ebreo. Non potevo immaginare dove avesse appreso quello strano modo di rivolgersi a Dio. Passarono cinque minuti, forse ne passarono dieci, finché con la voce ubriaca di farmaco lo arrestai brutalmente: "Ehi, Santa Teresa,dobbiamo muoverci. Papà ci aspetta e chissà che gli rechiamo un po'di luce e serenità per affrontare quel brutto momento." Danilo lesse il sarcasmo nella mia tirata ma si limitò a staccarsi dall'angolino ea camminare con piccoli passi nella mia direzione. "Ho la vagasensazione che stiamo prendendo residenza in questo posto." Ebbiil coraggio di biascicare. Poi ci avviammo, sostenendoci a vicenda, verso i piani alti. Nella mano stringevo la busta trasparente e gli occhimi si velavano sul punto di empirsi, finalmente, di lacrime. (Continua)