gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XXXIX


Ci dissero che nostro padre s'era ulteriormente aggravato e chegli era stata amministrata l'estrema unzione. Ci chiesero sepotevamo essere presenti prima che avvenisse l'irreparabile e Io dissi di sì. Poi misero giù e anch'Io appoggiai la cornetta."Sentito?" Feci a Danilo. Lui aggiunse: "Non so se riuscirò a reggere tutto questo. Dovrò tornare al metadone. dovrò tornarein comunità, dovrò abbandonare tutte le mie speranze." "Perché?"Feci, scrollandolo pesantemente. "Mia madre se n'è andata, tuopapà sta per seguirla, ma restiamo noi due. Questo è l'essenziale,ricorda che siamo fratelli e che nessuno può togliercelo, nemmenoDio quando deciderà di chiamarci presso di Lui." Danilo annuì mestamente e mugugnò: "Sono distrutto. Tutta la notte a camminare. Hopaura che i miei nervi cedano all'improvviso." "Non te lo puoi permettere, tanto meno ora. Dobbiamo avere una benedizione danostro padre. Ci deve indicare la strada." "Non lo potrà fare" Esplosemio fratello "Ormai è un cadavere." E piombò sulla poltrona in un diluvio di lacrime. Dentro di me combattevano lo stupore di vederloin quello stato e l'angoscia che mi lasciasse solo ad affrontare la vita.Seriamente, non potevo permettermelo. Lo tenevo in ostaggio, mi aggrappavo con le unghie e con i denti a un uomo che era stato un tossico e una personalità fragilissima pur di non navigare al buiofra i marosi e gli scogli dell'esistenza. "Non cedere" dicevo a me stesso mentre lo osservavo regredire a uno stato embrionale di confusione e afasia. Mi versai un sorso di brandy e lo feci fuori d'un sorso. Poi gli tornai vicino e cominciai a studiarlo come fa l'entomologo con la farfalla. "Il tempo è poco" Sussurrai "Potrebbeessere troppo tardi ogni minuto che passa. Ti trascino Io, non avere paura." Lo afferrai per un braccio ma lui si ribellò e ritrassel'arto. Allora, preso da un'ira irrefrenabile, lo schiaffeggiai più volte,ma era come carezzare un sasso. Esausto mi gettai sul canapè,incrociando le braccia. "Va bene." Fece lui dopo qualche minuto,e si alzò squassato e tremante. "Portami da Luigi." Con un balzogli ero già a fianco e lo sostenevo nei passi incerti verso l'uscita.Riuscivo a capirlo: era in pezzi, per la stanchezza fisica e per la tensione nervosa. Io, al contrario, ero come attraversato da una corrente elettrica, come se un fulmine mi stesse sezionando da capo a piedi. Dovevo avere una figura impressionante, mi parevadi non riuscire a sbattere le palpebre e la mano che imprigionavail braccio di Danilo tremava. Lo stavo letteralmente trascinandoverso l'ascensore e ve lo ficcai dentro seguendolo immediatamente.Giungemmo a pianoterra e incrociammo la signora Vergani che stava aspettando. Appena si spalancarono le porte scorrevoli lei diede un balzo all'indietro e soffocò un urletto. La sconvolgemmoma non trovai nulla per giustificare il nostro stato. Io, sempre amabile e ruffiano, non la salutai nemmeno e spinsi il mio vampiroavanti a me, fuori, fino al sole che era spuntato all'improvviso.(Continua)