gemini

Attaccato al muro insieme all'ombra XL


Di nuovo montammo sulla mia utilitaria, ma appena installati unbrivido fortissimo mi percorse tutto lasciandomi con la bocca spalancata ad arrancare per un po' d'aria. Danilo era immobileal mio fianco e sembrava ibernato in una posizione di attesa.La mano destra mi tremava talmente che non riuscivo adinserire la chiave nel sistema di accensione. Eravamo comedue statue di ghiaccio incapaci di un qualsiasi gesto che fosseconseguente a un pensiero. "Danilo..." mormorai battendo i denti "Fai qualcosa." Tremando vistosamente lui mi disse:"Forse potrei provare a guidare Io." "Se te la senti..." Aprii laportiera e scesi portandomi all'altro capo della macchina mentre il mio fratellastro si spostava al posto del guidatore.Compresi immediatamente che avevamo mutato posizionema il risultato era lo stesso. Anche Danilo tentava di beccarelo spinotto di accensione ma non vi riusciva per l'eccessivotremolio. Eravamo bloccati. "Che ci sta pigliando? non possiamorestare congelati su questo catorcio vita natural durante." "Forseè meglio prendere il bus." Suggerì lui. "Prima dobbiamo riacquistare la funzionalità delle nostre membra." Fu in quel momento che squillòil mio cellulare con la notizia che papà era appena spirato. Lo dissia Danilo e lui in quel momento fece girare la chiave e accese ilmotore in tutta tranquillità. Lo shock, invece di sconvolgercidefinitivamente, era riuscito a rompere la diga entro cui ci eravamoarenati. Gli diedi tutte le indicazioni per raggiungere l'ospedale tanto più che erano sei anni che non guidava. Evitammo di striscioalcune fiancate e altrettanti marciapiedi, saltammo due stop ed evitammo all'ultimo momento un senso unico. Finché giungemmo alla meta e parcheggiammo in modo improbabile nello spicchioorientale del posto. Scendemmo e ci guardammo. Mi vidi riflessocon un pallore mortale nella faccia del mio fratellastro e la secchezzadell'aria era anche la nostra. L'aridità di chi sta perdendo i pezzi manon riesce ad arrendersi. "Chiudi l'auto." Dissi, e la frigidità del miotono riuscì ancora a meravigliarmi. "E adesso? Non riesco a tornarein quella dannata morgue." "Abbiamo smarrito tutto, cerchiamo di mantenere almeno la dignità. Hai ancora intenzione di andartene?"Mormorai sommessamente. "Non credo. Dove potrei andare? InComunità non mi vogliono più, per loro sono guarito e debbo cercareil mio posto nella vita, e poi..." "E poi cosa? Non te la senti di lasciarmisolo. Ti senti in debito? Guarda che non è questo il problema. Non devi avere sensi di colpa nei miei confronti." "Non è questione...Maavevo immaginato le cose diversamente." "Pensavi di essere accettatotranquillamente in famiglia? Così purtroppo non è stato. Il giocattolo si è rotto. Adesso tentiamo di riconoscere nostro padre e di portare via i suoi ricordi. è un ultimo sforzo che ti chiedo, Danilo." "Lasciami andarein bagno a rimettermi in sesto, poi ti raggiungo all'obitorio, ok?" Annuii poco convinto e gli sussurrai di non perdere troppo tempo, che nemmeno Ioero una macchina e avevo bisogno di un sostegno. Lo guardai ciondolareverso l'ingresso del nosocomio, poi, dopo un tempo che mi parve eternomi decisi a seguirlo per prendere, una volta, trascorse le porte scorrevoli,un'altra direzione. (Continua)