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 "Di fronte alla crisi non fate come Ponzio Pilato"
Papa BergoglioIl richiamo del Papa alle istituzioni e appello all'impegno politico dei cattolici. L'incontro alla Pontificia Facoltà TeologicaGIACOMO GALEAZZIINVIATO A CAGLIARI"Non c'è futuro per nessun Paese, per nessuna società, per il nostro mondo, se non sapremo essere tutti più solidali". Solidarietà quindi come modo di fare la storia, come ambito vitale in cui i conflitti, le tensioni, anche gli opposti raggiungono un'armonia che genera vita. "Non lasciatevi rubare la speranza e andate avanti". Per seguire Gesù nelle "periferie esistenziali" Francesco abbraccia i poveri e i detenuti: "Mi sento a casa in mezzo a voi". Poi indica la cattedrale:"Questa casa è la vostra casa, siamo tutti fratelli". E aggiunge: "Gesù non è stato indeciso, non è stato qualunquista, ha fatto una scelta e l'ha portata avanti fino in fondo, ha scelto di farsi uomo e come uomo di farsi servo, fino alla morte di croce".  La carità, evidenzia Bergoglio, non è assistenzialismo, è una scelta di vita, è un modo di essere, di vivere, è la via dell'umiltà e della solidarietà. "L'umiltà di Cristo non è un moralismo, un sentimento, l'umiltà di Cristo è reale, è la scelta di essere piccolo, di stare con i piccoli, con gli esclusi, di stare fra noi, peccatori -avverte-. Ma attenzione, non è un'ideologia, è un modo di essere e di vivere che parte dall'amore, che parte dal cuore di Dio. Gesù non è venuto nel mondo a fare una sfilata, per farsi vedere. Gesù è la via, e una via serve per camminare, per percorrerla. Ringrazio il Signore per l'impegno nel seguirlo, anche nella fatica, nella sofferenza, tra le mura di un carcere".  Ma "non possiamo seguire Gesù sulla via della carità se non ci vogliamo bene prima di tutto tra noi, se non ci sforziamo di collaborare, di comprenderci a vicenda e di perdonarci, riconoscendo ciascuno i propri limiti e i propri sbagli". Quindi, "dobbiamo fare le opere di misericordia con misericordia, le opere di carità con carità, con tenerezza, e sempre con umiltà". E invece "talvolta si trova anche l'arroganza nel servizio ai poveri, alcuni si fanno belli, si riempiono la bocca con i poveri, alcuni strumentalizzano i poveri per interessi personali o del proprio gruppo". Ciò è umano, ma non va bene: "Questo è peccato, sarebbe meglio che rimanessero a casa". Inoltre "la società italiana oggi ha molto bisogno di speranza, e la Sardegna in modo particolare". Quindi, "chi ha responsabilità politiche e civili ha il proprio compito, che come cittadini bisogna sostenere in modo attivo". Alcuni membri della comunità cristiana sono chiamati ad impegnarsi in questo campo della politica, che è una "forma alta di carità", come diceva Paolo VI. Quindi "come Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, cercando di collaborare con le pubbliche istituzioni nel rispetto delle rispettive competenze".  Prima all'Angelus il Pontefice aveva ricordato il forte legame della Sardegna:"Siate sempre veri figli di Maria e della Chiesa, e dimostratelo con la vostra vita, seguendo l'esempio dei santi come il frate cappuccino Tommaso Acerbis da Olera.  Nell'aula magna della pontificia facoltà teologica diretta dai suoi confratelli gesuiti, Francesco ha incontrato il mondo della cultura. La crisi, assicura il Papa, "può diventare momento di purificazione e di ripensamento dei nostri modelli economico-sociali e di una certa concezione del progresso che ha alimentato illusioni, per recuperare l'umano in tutte le sue dimensioni". Il discernimento non è cieco, né improvvisato: si realizza sulla base di criteri etici e spirituali, implica l'interrogarsi su ciò che è buono. E non si può considerare mai la persona come "materiale umano. Fare discernimento significa non fuggire, ma leggere seriamente, senza pregiudizi, la realtà.  La cultura del dialogo non livella indiscriminatamente differenze e pluralismi ("uno dei rischi della globalizzazione") e neppure li estremizza facendoli diventare motivo di scontro, ma apre al confronto costruttivo. "Questo significa comprendere e valorizzare le ricchezze dell'altro, considerandolo non con indifferenza o con timore, ma come fattore di crescita", sottolinea Bergoglio. Quindi "non abbiate mai paura dell'incontro, del dialogo, del confronto, a tutti i livelli". E "non abbiate timore di aprirvi anche agli orizzonti della trascendenza, all'incontro con Cristo o di approfondire il rapporto con Cristo". La fede non riduce mai lo spazio della ragione, ma lo apre ad una visione integrale dell'uomo e della realtà, e difende dal pericolo di ridurre l'uomo a "materiale umano".   La parola solidarietà non appartiene solo al vocabolario cristiano, è una parola fondamentale del vocabolario umano. Il discernimento della realtà, assumendo il momento di crisi, la promozione di una cultura dell'incontro e del dialogo, orientano verso la solidarietà, come elemento fondamentale per "un rinnovamento delle nostre società".  Anche "a chi non crede", Bergoglio propone "una solidarietà non detta, ma vissuta" perché i rapporti devono passare dal considerare l'altro come "numero" al considerarlo come persona. "La preparazione dei candidati al sacerdozio rimane un obiettivo primario, ma anche la formazione dei laici è molto importante- afferma Bergoglio-.Non voglio fare una lezione accademica, mi limito a segnalare la delusione, la disillusione, a causa di una crisi economico-finanziaria, ma anche ecologica, educativa, morale. E' una crisi che riguarda il presente e il futuro storico, esistenziale dell'uomo in questa nostra civiltà occidentale, e che finisce poi per interessare il mondo intero. Almeno negli ultimi quattro secoli, non si sono viste così scosse le certezze fondamentali che costituiscono la vita degli esseri umani come nella nostra epoca". Il Papa pensa "al deterioramento dell'ambiente, agli squilibri sociali, alla terribile potenza delle armi, al sistema economico-finanziario, allo sviluppo e al peso dei mezzi di informazione, di comunicazione, di trasporto". E' un cambiamento che riguarda il modo stesso in cui l'umanità porta avanti la sua esistenza nel mondo. Di fronte alla crisi ci può essere la rassegnazione, il pessimismo verso ogni possibilità di efficace intervento. Ma rappresenta un grave errore "chiamarsi fuori" dalla dinamica dell'attuale tornante storico, denunciandone gli aspetti più negativi con una mentalità simile a quel movimento spirituale e teologico del II secolo dopo Cristo che viene chiamato "apocalittico".