Una, due,tante donne

Ostaggio del complesso di cenerentola


L'articolo è apparso ieri sul quotidiano CalabriaoraNessuna giornalista è riuscita ad essere più vivina ai miei pensieri ma quante di noi la pensano davvero così ?Ogni anno, in occasione della festa delle donne, mi pongo puntuale la stessa domanda: cosa festeggiano realmente le donne? Al di là dell’happening con le sue numerose demagogie spesso al limite dell’ipocrisia, le donne più che festeggiare, dovrebbero riflettere.Parlare della questione di genere è un qualcosa di più profondo che limitarsi in questa giornata, ad esempio, a rivendicare per la donna uno spazio nelle istituzioni politiche, giuridiche e sociali.Anche perché una donna se pur riuscisse a diventare astronauta, potrebbe continuare a subire nellapropria vita privata una condizione diineguaglianza, essere una moglie maltrattata,soffrire di insicurezze e senso di inadeguatezza per quanto concerne il suo essere donna,il difficile non è raggiungere qualcosa, ma l’essere liberi nella condizione in cui si è. A mio parere, l’errore che spesso commettono le donne è avere il solo obiettivo di agire per dimostrare la parità con l’uomo dimenticando la propria identità,omettendo di far comprendere il valore della presenza femminile nella storia, riconoscendogli l’opera di civilizzazione che le donne hanno svolto nei secoli grazie alla loro particolare sensibilità,valorizzandone la diversità di pensiero e soprattutto il suo ruolo di madre.Il genere è un’identità ed avereun punto di vista di genere, significa fare i conti con la differenza tra ciò che gli uomini e le donne fanno e il modo in cui i loro ruoli li avvantaggiano o li danneggiano, anche se queste differenze nascono dalla confusione tra natura e cultura, nel senso che ilfatto “naturale” di essere donna spesso equivale ad una condizione “culturale” di inferiorità.Così come non è la natura a conferire agli uomini il senso di autosufficienza,bensì l’allenamento, nel senso chegli uomini, per cultura, vengono allevati ed esercitati all’indipendenza fin dalla nascita, mentre le donne vengono incoraggiate ad essere dipendenti.La maggior parte delle donne che siguardano in profondità, sanno di non essere mai state “addestrate” a sentirsi a proprio agio con l’idea di affermare se stesse, a volte nei migliori dei casi possono aver giocato il ruolo della personaindipendente ma sempre guardando con invidia la naturale indipendenza degli uomini, cosicché questi ultimi imparano ad affermare la loro libertà e le donne a trovare la “scappatoia”.Le donne sono tenute in ostaggio da quel complesso di Cenerentola che la cultura ha voluto inculcare loro sin da bambine e che le ha portate alla convinzione che per imporsi occorre esserenecessariamente poco madre, poco moglie, poco innamorate, poco gentil sesso.Così facendo si raggiunge solo una parità parziale e che soddisfa solo una parte del proprio ego ma toglie alla società quell’agire e quel pensiero femminile che nelle sue diverse espressioni possono cambiare la storia.La parità non deve essere un alibi per snaturare la propria identità ed il proprio ruolo di donna nella vita, basta essere libere dentro per prendereuna decisione anche mentre si allatta un bambino.Silvana Ruggiero