Il bacio della vita

La prigione 102


Passarono lunghissime quelle ore dentro un monologo interiore che Michele faceva a sé stesso per capire chi fosse veramente fino a quando finalmente arrivò Dorotea. <<Bello rivedere il tuo sorriso>> <<Grazie Michele, sono stanchissima>> rispose lei baciandolo e accarezzandogli i genitali con la mano. <<Ehi, ma questo non me lo aspettavo da te!>> <<Chi la fa l'aspetti! Ho passato due ore con l'eccitazione addosso, vedrai adesso che ti porto a casa che ti faccio!>> Michele ne fu sorpreso piacevolmente. In quella donna scopriva continuamente qualcosa di nuovo, di diverso o inaspettato. Comprese il potenziale erotico della sua compagna, esaltato all'interno dell'amore condiviso tra di loro e dalla sua pungente ironia. <<Adesso avrò più problemi, chiuso nella valigia con il mio "coso" impazzito!>> <<Dai, su, non fare il bambino, un'ora ancora e sarai Manuel Santos>> Michele si infilò con fastidio nel contenitore che lo avrebbe accompagnato fuori dal carcere. <<Non mi piace, che nome da pirla>> <<Ma quante storie, uff, abbassa la testa>> Dorotea chiuse col ginocchio la parte superiore della valigia fino a poter far scattare le sicure. <<Quando esco batto due colpi col piede sulla valigia, stai pronto e assolutamente in silenzio>>. Dieci minuti dopo anche lei era pronta e diede il segnale. Con disinvoltura uscì dal suo ufficio trascinando dietro al suo corpo sinuoso la valigia con la maniglia in dotazione mentre nel cortile ad aspettarla era già arrivato il taxi. L'autista scese e un volta aperto il bagagliaio della macchina, le andò incontro per aiutarla a caricare le valige. <<Grazie, lei è gentilissimo>> <<Mio dovere, signora, mio dovere>> <<Dietro metta solo quella grossa, il baeuty case lo tengo davanti>> Il basso e robusto autista diede il suo assenso strizzando l'occhio ma quando cercò di sollevare la valigia per metterla dentro la macchina, rima se bloccato al primo tentativo. <<Signora, è proprio vero che le donne portano un sacco di roba, ma questa pesa come un macigno>> <<Libri, caro amico, molti libri e fascicoli di lavoro, ma sono sicura che un uomo come lei possa farcela a caricare il tutto senza chiedere aiuto, ma se proprio non ce la fà.... lo domando a due dei miei uomini>> <<Io uomo vero sono, calabrese d.o.c non chiami nessuno>> Pungolato nell'orgoglio dalla direttrice, l'uomo si mise di impegno, facendo uno sforzo che mise a dura prova la schiena e con uno strappo di potenza eseguito con tutte e due le mani la tirò fino a farla poggiare sul bordo inferiore del bagagliaio e poi usando anche il ginocchio la fece ribaltare su sé stessa fino a farla cadere all'interno. <<Ha visto?>> <<Ho visto, complimenti>> rispose Dorotea con un sorriso compiaciuto sotto i baffi. Anche le guardie presenti nel cortile si erano talmente divertiti della scena buffa di quell'ometto da non chiedersi come mai la valigia pesasse così tanto; d'altronde dopo anni di servizio al fianco della direttrice non avevano alcun motivo di dubitare di Dorotea, che uscendo con il finestrino abbassato, li salutò sventolando la mano a destra e sinistra. L'autista continuava a fissarla dallo specchietto retrovisore <<Signora la vedo particolarmente felice oggi, è il suo compleanno per caso?>> <<No, ma ha ragione, questo per me è uno dei momenti più belli della mia vita>> <<Allora vuol dire che va a trovare il suo ragazzo!>> <<In un certo senso è vero, diciamo che adesso in avanti il nostro rapporto potrà essere più libero...>> <<Auguri allora e figli maschi!>> La macchina schizzò via lungo la statale, senza particolare traffico verso la meta stabilita, la casa di Dorotea, un appartamentino al terzo piano di una palazzina rosa.