Creato da laprigione il 14/03/2010

Il bacio della vita

romanzo a puntate

 

 

La prigione 78

Post n°80 pubblicato il 19 Agosto 2010 da laprigione

Nei giorni seguenti i detenuti osservarono spesso la scena di loro due passeggiare nel cortile del penitenziario e negli angoli più belli che il posto poteva offrire in quell'inizio d'inverno. Cominciarono, come sempre accade in queste situazioni, voci di una possibile relazione tra la direttrice e il suo "pupillo". <<Eccoli, manca solo che si tengano mano nella mano>> <<Chissà se scopano>> <<Lei è una bella gnocca, fortunato il detenuto 88>> All'aria pungente dei primi freddi si aggiungeva la fibrillazione ormonale di uomini da troppo tempo senza una donna. Il comportamento di Michele continuava ad essere strano, isolato e schivo con tutti gli altri compagni di prigionia, era come se si accendesse solo in quei brevi e fugaci istanti in cui lei veniva a trovarlo. Le morti sospette si erano interrotte da dopo la rivolta, Victor e Dorotea avevano convenuto che per un pò di tempo sarebbe stato molto meglio tralasciare quell'attività molto reddittizia. Nuovi morti a breve avrebbero attirato l'attenzione pubblica mettendo a rischio i loro affari. Un giorno, durante la passeggiata verso il frutteto, Dorotea volle rivolgere un invito a Michele: <<Domani sera, che ne dici se ceniamo insieme?>> <<Nella mensa? Con tutti che ci guardano?>> rispose sorpreso lui. Quell'azione violava tutti i protocolli. <<No, io pensavo di farlo nel mio ufficio, ma solo se lo desideri anche tu>> <<Cosa potrei volere di più? Certo, peccato che non possa uscire a comprare una bottiglia di quello buono! Ma c'è un motivo particolare per cui lo vuoi fare? Un anniversario, un compleanno...>> Lei gli prese la mano con la sua delicatamente così come era lieve e sottile il suo sguardo: <<Festeggeremo noi, forse in questa prigione abbiamo trovato molto più che la libertà>> I due ripresero a camminare mano nella mano, nel loro cuore e nella loro mente avrebbero voluto baciarsi ma sarebbe stato davvero troppo nei confronti delle guardie e dei detenuti. La mattina dopo Dorotea era briosa come una rosa di primavara, si sentiva bene dentro, l'amore cominciava a viverlo in anticipo come una ragazzina di campagna la primo appuntamento. Non riusciva a controllare quell'impulso, era presa dalla frenesia che tutto fosse perfetto per quella sera. Ci sono momenti che segnano la vita e quello era il suo. Aveva addosso un'ansia nervosa ma positiva e si occupò personalemente affinchè ogni particolare fosse esattamente come lo aveva immaginato la sua mente a partire dai vestiti, dal menù e dall'ambientazione. La cosa sorprese e non poco anche Michele che nel primo pomeriggio si vide recapitare nella cella un pacco. <<Questo te lo manda Dorotea, ha detto che è per stasera>>. Mise il pacco, incartato in una carta floreale molto raffinata e stretto nell'abbraccio di un fiocco dorato, sul letto, davanti a lui, osservandolo per alcuni minuti. <<Cazzo, un regalo...>> Nessuno gli aveva mai regalato nulla, nemmeno i genitori cresciuti nella povertà più nera e tanto meno la ex moglie che fin dall'inizio si era mostrata sempre un pò freddina. Per un carcerato la cosa era ancora più speciale, scartarlo divenne un rito fantastico per Michele. Alla fine, strabuzzò gli occhi, all'interno vi era uno smoking, uno di quegli abiti che indossano gli attori nei film con tanto di scarpe nere a specchio. Che bello sentirsi di nuovo così, gli venne voglia di lavarsi a lungo, di sbarbarsi e sistemarsi le ciocche di capelli brizzolati e arruffati. Ci mise pure due minuti pieni a lavarsi i denti. Egli sentì dentro di sè il richiamo della vita, forte ed imperioso. Tutto quello che aveva vissuto, che era stato, tutto il male provato, ogni cosa la vita era in grado cancellare. Il futuro era davanti a lui, bastava allungare una mano per afferrarlo.

 

 
 
 

La prigione 77

Post n°79 pubblicato il 19 Agosto 2010 da laprigione

<<Non mi sembrava troppo contento di firmare, anzi direi che il suo atteggiamento era più simile a quello di un pazzo>> <<Era la cosa giusta da fare, lo ha capito perché adesso sa la verità>> <<Di che cosa vi siete parlati quando siete rimasti indietro nel cortile durante la sparatoria?>> Don Andrea si girò andandosene verso il cancello d'uscita e senza girarsi, le disse: <<Nulla che possa riguardare le sue competenze direttrice..., la saluto>>. L'atteggiamento del prete le diede fastidio perchè distante dalla compassione cristiana, la curiosità di sapere che cosa avesse fatto cambiare radicalmente il comportamento di Michele, da quel momento in poi si insinuò nella mente di Dorotea come un tarlo. Un paio di settimane dopo, il detenuto 88 non aveva ancora proferito una parola, nonostante lei avesse dato disposizione di riportarlo ad un regime di detenzione normale. Mai una frase con nessuno e sempre la testa bassa, ubbidiva semplicemente come un automa. Vederlo muoversi nel cortile, spazzare il cortile o lavorare nei campi metteva una tristezza infinita a Dorotea, sembrava ormai completamente rassegnato al suo destino senza speranza. Decise di riceverlo nel suo ufficio per cercare di scuoterlo, per riaccendere in lui almeno la speranza. <<Siediti Michele, vuoi fumare?>> Lui mosse semplicemente la testa, dando risposta negativa. <<Volevo ringraziarti, non mi hai accusato di nulla, tutto il casino che è successo..., sai mi è spiaciuto per Margherita, la conosceva appena ma mi sembrava una brava persona, non avevo scelta>> Michele alzò le spalle, tenendo poi le mani sotto le cosce. <<Mi capisci vero?>> Ma non ricevette nessuna risposta. <<Ti prego, parlami>> <<Io..., non capisco più nulla, non comprendo perché sono in questo posto, in questo tempo..., non comprendo nemmeno più ciò che è giusto o sbagliato>> <<<<E' difficile comprenderlo..., senti non vorrei infierire, è giunta la condanna anche per l'omicidio di mio padre, quello per cui sei stato indagato, la testimonianza di Virgilio e di un'altra guardia, Rosario, è stata determinante>> <<Guardati da lui, era il braccio destro di Virgilio>><< Certo, adesso prende ordini da me, non ti fa nè caldo nè freddo la condanna? Lo sai che, con questa, non uscirai mai più da qui?>> Michele passò il dito lungo il profilo della scrivania avanti e indietro cercando di vedere se vi fosse un filo di polvere poi rispose: <<Fuori non ho più nulla per cui tornare, qui almeno...>> <<Almeno?>> <<Ho te, è inutile che te lo nascondo, da quando ti ho visto, ho subito provato affetto e desiderio per quello che sei>> Dorotea si compiacque di quell'affermazione, le faceva piacere sentirsi desiderata proprio dall'uomo per cui anche lei provava una dolce passione dentro, ma non si scompose, non era ancora il momento per andare oltre alla semplice attrazione. <<Ho apprezzato che tu abbia concesso a tua moglie la possibilità di rifarsi una vita, soprattutto dopo che lei è stata determinante per la tua condanna. Molti avrebbero cercato di fargliela pagare>> <<Lasciamo perdere, posso tornare in cella?>> <<D'accordo, però devo dirti che il prete mi è sembrato avere un atteggiamento un tantino inconsueto>> Michele fece una smorfia riempendo di rughe le bose sotto gli occhi: <<Quello non è più un prete, anzi non lo è da anni>> concluse, mettendosi le mani in tasca, dopo di che se ne uscì. L'affermazione fatta Michele era forte e Dorotea capì che tra di loro ci doveva essere un segreto, un patto taciuto, non comprendendo assolutamente il motivo per cui proteggesse il sacerdote. Come era possibile ridursi così? La rassegnazione che quell'uomo aveva in corpo era talmente forte da non desiderare nemmeno più la libertà.

 
 
 

La prigione 76

Post n°78 pubblicato il 18 Agosto 2010 da laprigione
 

Nei giorni successivi, Dorotea, anche grazie ad una serie di connivenze e con una buona dose di corruzione, riuscì a mettere di nuovo in ordine le cose all'interno del carcere. Nel suo lavoro era davvero in gamba, venendo rispettata sia dai moralisti che in lei vedevano l'ideale di donna ispirata dai principi di solidarietà sociale ed integrazione dei derelitti, sia da gente come Victor e uomini di potere che si crogiolavano nell'avere collaboratori esperti a nascondere la verità. <<Hai avuto dei nervi di ghiaccio, piccola>> la telefonata di Victor per imbonirla arrivò puntuale, appena dopo che gli ennesimi ispettori mandati dalla sede federale avevano chiuso il caso. <<E non chiamarmi piccola, sono stata costretta ad agire così, Virgilio era un incapace>> <<Che ne dici se ti vengo a trovare e ci chiudiamo dentro una cella d'isolamento per quattro, cinque ore? Vorrei darti il premio...>> <<Lo sai che escludo sempre qualsiasi forma di approccio sessuale con i miei collaboratori e poi tu mi piaci come lo yogurt andato a male>> Victor scoppiò a ridere in modo così fragoroso che Dorotea dovette allontanare la cornetta dall'orecchio. <<Ok piccola, finchè fai rendere l'azienda, lo terrò dentro le mutande, meriti rispetto, ma se dovessi cambiare idea, sarei disposto a tenerti come fidanzata fissa>> <<Possiamo darci un taglio?>> <<D'accordo, d'accordo, rimane solo Michele, che intenzioni hai nei suoi confronti?>> Una pausa di silenzio fece intuire a Victor che, per qualche motivo lei doveva avere un debole per quell'uomo. <<Ho dei progetti per lui e in ogni caso nessuno gli crederebbe>> <<Ah, dimenticavo, il prete, quel Don Andrea, se l'è bevuta la storia che Virgilio e Margherita si sono sparati tra di loro>> <<Sì, per quello che lui ha visto tutto quadra>> <<Benissimo, ti devo salutare, ho bisogno di farmi una birra e subito!>> Dorotea mise giù la cornetta chiedendosi se dovesse continuare a lavorare con uno come Victor. <<Cafone!>> Certo non era uno stupido benchè non avesse avuto la possibilità di studiare ed era introdotto negli "ambienti giusti", era lui a procurare i compratori di ogni cosa, aveva molto uomini ai suoi ordini ed entrava e usciva dalle carceri a suo piacimento. I suoi pensieri furono distolti da una delle guardie al cancello: <<Direttrice, c'e' di nuovo il prete>> <<Il prete?>> Che cosa voleva ancora quell'uomo? <<Fatelo passare e portatelo qui nel mio ufficio>> La curiosità è femmina, Dorotea voleva comprendere bene il motivo per cui il sacerdote, continuasse a voler vedere MIchele. <<Prego si accomodi, padre, vedo che la gamba non è ancora completamente a posto>> <<La pallottola aveva scheggiato anche l'osso, sono sotto terapia riabilitativa e guardi cosa mi hanno dato!>> Don Andrea alzò un bastone da passeggio, necessario per sostenere la gamba in caso di cedimento. <<Complimenti direttrice, avete messo tutto a posto talmente bene, che sembra non sia successo nulla>> <<Ci siamo dati da fare tutti, io, le guardie e i detenuti, la volontà è fondamentale, ma mi dica in cosa posso esserle utile>> <<Ecco, avrei bisogno di vedere di nuovo Michele>> <<Questo lo avevo immaginato, ma non capisco il perché>>: Il prete si piegò estrendo dalla sua valigetta, nera come l'abito, delle carte. <<Ecco, il motivo è scritto qui, gliele avevo già portate ma le aveva stracciate>> Gliele mise proprio sotto il naso e Dorotea le prese in mano, portandosi gli occhiali da lettura sul naso. <<Sono le carte per avviare la procedura di divorzio>> concluse lui. <<Capisco>> <<Sara vuole rifarsi una vita assieme al figlio, la vita per una donna con un figlio e senza marito non è facile>> <<C'è una cosa che vorrei sapere da lei>> <<Ma certo, chieda pure>> <<Ecco, visto come si sono svolti gli eventi, non sono così convinta, come all'inizio, che sia stato Michele ad uccidere suo fratello, Don Andrea lei che opinione si è fatto? Sì, insomma, crede che sia stato davvero Michele?>> Il prete cominciò a dondolare, la domanda lo aveva messo in difficoltà, eppure sarebbe stato così semplice dire un "sì". <<Credo che non sia l'unica possibilità>> <<Che intende dire?>> <<Che solo Dio sa chi è colpevole e chi no>> La risposta sibillina del sacerdote alimentò ancora di più nella mente di Dorotea la convinzione che Michele fosse incolpevole, almeno innocente di quel delitto. <<Adesso mi fa andare? sono di fretta e vorrei sbrigarmi>> <<Certo, anzi guardi l'accompagno personalmente>> <<Ma no, non serve che si disturbi>> <<Nessun fastidio>> Era evidentemente a disagio il prete preoccupato che la presenza di quella donna potesse condizionare Michele inducendolo a rimandare la firma. Quando la cella si aprì, lui era lì in piedi con le mani dietro la schiena a guardare fisso la piccola finestrella vicino al soffitto, sembrava godersi a occhi chiusi il raggio di sole che gli si stampava in faccia. I capelli gli si erano arricciati e cominciavano a tingersi del primo grigio ma gli stavano un gran bene addosso spingendo addiruttura Dorotea a pensare: <<Che carino! >>. Nonostante il loro arrivo, egli non si spostò dalla sua posizione, rimase fermo come una statua. <<Ciao Michele, sono venuto per quello che ci siamo detti, ho portato il necessario...>> Non ricevendo alcuna risposta, si inserì nella discussione anche la direttrice: <<Michele! Il padre ti sta parlando!>> <<Lasci perdere, forse non è il momento giusto...>> disse Don Andrea iniziando a rimettere i fogli al loro posto. <<No!>> urlò il detenuto 88 <<Dammi la penna>> Non perse tempo il sacerdote, gli diede il necessario e Michele, senza aggiungere altro e senza mai guardare in faccia nè lui nè Dorotea, pose la sua firma, tornandosene poi nella sua posizione sotto la finestrella. <<Noi andiamo...>> disse Dorotea cercando di cogliere almeno uno sguardo d'intesa ma senza alcun risultato. Appena usciti notò subito la gioia e la soddisfazione di Don Andrea che andava ben oltre la reazione che avrebbe avuto un incaricato per la semplice apposizione di una firma. <<E' contento padre?>> <<Sì, sono felice per Sara, potrà risposarsi, capisce? Potrà rifarsi una vita...>>

 
 
 

La prigione 75

Post n°77 pubblicato il 17 Agosto 2010 da laprigione
 

Virgilio spiegò nel dettaglio al suo complice tutti gli avvenimenti accaduti nelle ultime ore di quella concitata giornata, chiedendo indicazioni su cosa avrebbe dovuto fare: <<Allora?>> Victor ci mise un attimo prima di rispondere, gli girava il culo di mandare all'aria il supermercato del malaffare che aveva creato in anni di sporco ma sudato lavoro. << Dai l'allarme alla guardie che i detenuti sono in rivolta, facendo in modo che le celle siano aperte e ordina ai tuoi uomini di sparare a vista sottolineando che è in pericolo la vita del prete e dei due stronzi ficcanaso>> <<Ho capito, vuoi simulare che sia avvenuta una ribellione di massa, in modo da poter giustificare la dipartita di Michele e gli altri. >> <<Esatto, daremo la colpa a loro e tu ne uscirai pulito. Un'altra cosa, fai appiccare un incendio e qualche esplosione a "idraulico liquido"... è un mago anche in quello. Più caos si diffonderà, meglio sarà ed inoltre col fuoco distruggeremo anche la stamperia clandestina , tutto finirà in cenere. Quando sarà finito tutto, riorganizzeremo i nostri affari >>. Il ragionamento di Victor non faceva una piega. Finita la telefonata Virgilio si precipitò all'interfono facendo partire l'allarme e suonare la sirena: <<Attenzione a tutte le guardie: rivolta in corso, ripeto rivolta in corso e detenuti in fuga, alcuni armati, hanno prigionieri, sparare a vista>>. Subito dopo attivò il comando di sblocco delle celle, ad eccezione di quelle d'isolamento. La situazione era tesa e piena di rischi ma nella sua testa era ancora convinto che avrebbe potuto farla franca. Non gli restava che raggiungere "idraulico liquido" per comunicargli le disposizioni di Victor. <<Intanto io mando al creatore il prete e tutti gli altri>> gli disse ma lui lo fermò: <<Aspetta, non serve>> <<Come non serve? Ti sei rincoglionito?>> <<Ci penseranno il fumo e le fiamme..., sarà ancora più credibile, lo facciamo partire da qui il fuoco e dal magazzino degli attrezzi dall'altra parte del cortile>> <<Sicuro?>> <<Certo da dove vuoi che scappino? Questa volta il prete anzichè in paradiso lo mandiamo all'inferno!>>. Un smorfia di sottile piacere si accese ancora una volta sul volto di "idralulico liquido". I due si strinsero la mano andando poi a recuperare le latte di benzina e il materiale necessario per appiccare un forte fuoco, oltre all' esplosivo per far saltare la stamperia. <<Io penso qui e a far fare bum bum alla zecca, Virgilio tu vai al deposito degli attrezzi>> <<Ok>> Ognuno di loro raggiunse i punti stabiliti per "accendere" la festa. Idraulico liquido cominciò col cospargere di benzina la porta metallica della cella 44 versando poi la tanica su ogni cosa infiammabile che trovò da lì all'accesso di collegamento con il piano superiore. L'entrare strisciando sotto la porta di quel liquido dall'odore acre preannunciò a Michele e agli altri le intenzioni di colui che li aveva rinchiusi. <<Questa è benzina!>> esclamò infatti, preoccupato, Giacomo dopo averci inzuppato un dito e averlo annusato. <<Ci faranno arrosto questi bastardi>> aggiunse Michele. Don Andrea si inginocchiò inziando a pregare Dio pur sapendo che, per tutto quello che aveva combinato, il suo pianto sarebbe rimasto inascoltato o almeno così pensava lui.<<Padre, vediamo piuttosto di fare qualcosa, troviamo una via di scampo>> Margherita iniziava ad agitarsi e nonostante avesse detto la cosa più logica da fare, le parole dette, nel tono, lasciavano trasparire la paura di morire. Il suo viso si fece sempre più teso man mano che l'analisi della stanza uccideva ogni speranza di fuga. Giacomo invece si tolse la giacca e la strisciò sul pavimento nel tentativo di assorbire la benzina mettendola poi alla base della porta. <<Il problema non sarà il fuoco, visto che la porta in ferro lo fermerà,ma il fumo.Man mano che le fiamme divamperanno consumando l'ossigeno, l'aria diventerà irrespirabile>> Di lì a poco videro filtrare da sotto la porta un grigio sottile filo di fumo. Lentamente ma inesorabilmente stava occupando ogni spazio nella stanza e nella loro mente. Una danza di anelli bianchi e grigi di fumo si muoveva al ritmo del fuoco. <<Bastardi! Bastardi!>> gridò con forza, picchiando i pugni sulla parete, Giacomo, mentre Margherita faceva richiesta d'aiuto a gran voce nella speranza che qualche guardia del penitenziario la sentisse, sprecando però così buona parte dell'aria ancora disponibile. Il fumo dentro la stanza cominciava ormai ad essere denso e scuro avvolgendo ogni cosa nel manto nero della morte. La prima a cadere per terra perdendo conoscenza fu Margherita; al suo fianco Don Andrea continuava a recitare il rosario, anche se con un maggior affaticamento nella voce. Michele chiuse gli occhi sedendosi sul pavimento e in quell'istante mille immagini del passato cominciarono a scorrergli nella mente a ritroso nel tempo. Alcuni sostengono che negli ultimi istanti di vita si riveda il film degli avvenimenti più intensi e toccanti con cui abbiamo scritto la nostra storia e forse è vero. Giacomo, invece, intaccato nel profondo da una inconsulta paura di morire iniziò a piangere come un bambino: <<Non voglio morire! Non voglio morire!>> A poco a poco tutti, ad eccezione di Michele, persero i sensi raggiungendo l'anticamera della morte. Anche lui era agli sgoccioli rendendosi conto che il peggio stava per accadere: <<E' finita, siamo morti come topi, come topi di fogna>> Aprì gli occhi in ultimo disperato tentativo di vedere ed ecco che, nella coltre di fumo davanti a lui, gli parve di cogliere l'immagine di una sagoma bianca dai contorni femminili: << Arriva un angelo...>> pensò, cadendo subito dopo svenuto. Ci vollero quattro o cinque minuti prima che Michele riprendesse conoscenza. Il sapore di legno, plastica e carta bruciata in gola lo fece tossire ripetutamente, permettendogli al tempo stesso di rendersi conto di essere ancora vivo. Accanto a lui gli altri compagni di cella. Comprese inoltre di non essere più nella cella, qualcuno li aveva tirati fuori da lì. <<Ma che...>> Una mano da dietro gli si posò sulla spalla, invitandolo e voltarsi e quando lo fece rimase di stucco: <<Dorotea!>> esclamò in un misto di incredulità ed emozione. Istintivamente si alzò in piedi e l'abbracciò, era troppo bello vederla viva. Dentro il camice bianco che indossava, appariva davvero come un dolcissimo angelo. <<Dorotea ma questo è un doppio miracolo... vederti fuori dal coma è una sensazione incredibile ma pure è stupefacente il fatto che ci hai salvato!>> Lei, bellissima pur senza un filo di trucco e coi capelli in disordine, stretta fra le sue braccia gli rispose su quanto era accaduto: <<MIchele non lo so spiegare, è come se fosse scattato un interruttore nella mia mente, poco prima che le fiamme aggredissero la mia carne ho ripreso il controllo del corpo e ho pensato a te...>> poi cambiò l'espressione: <<Un doppio miracolo..., è vero..., ma Giacomo non ho fatto in tempo a salvarlo>> <<Cristo, poveraccio...>> <<Non abbiamo tempo di piangerlo purtroppo, non è ancora finita, vi ho portato sotto l'aspiratore principale dell'aereazione ma se non ce ne andiamo in breve tempo, anche qui l'aria si saturerà di monossido di carbonio>> Michele ribattè che era solo uno dei casini a cui dovevano far fronte: <<Non è l'unico problema, Virgilio è un delinquente>> <<So tutto, durante il coma ero vigile, a lui penserò dopo ma prima dobbiamo uscire da qui, cerca di svegliare gli altri>> Michele li fece riprendere, spiegando rapidamente il motivo per cui non fossero ancora morti e avvisandoli che Giacomo non ce l'aveva fatta. Vi era troppo poco tempo per piangere i morti e i quattro coprendosi la bocca con improvvisate mascherine realizzate strappando parte dei loro vestiti, cercarono la direzione giusta per risalire in superfice dal seminterrato. Un boato segnalò una forte esplosione proveniente dal laboratorio e man mano che si avvicinavano alle scale d'accesso per il piano superiore, il rumore della sirena e dei colpi da sparo indicavano che una furiosa battaglia era in atto. Alcuni detenuti, fra quelli attaccati senza motivo, erano sopravvissuti e si erano impossessati di fucili e pistole cercando di combattere e di salvarsi la pelle. <<Dobbiamo raggiungere la sala comando e da lì attivare il sistema anticendio dando poi il "cessato allarme", a me le guardie daranno retta>> comandò Dorotea, mostrando coraggio e determinazione in quella situazione. I quattro si defilarono strisciando lungo i muri nascosti dal fumo ma, quando sembravano avercela ormai fatta, un colpo sparato da chissà chi, colpì Don Andrea facendolo cadere al suolo. Michele che lo precedeva fu l'unico ad accorgersene e tornò indietro buttandoglisi sopra: <<Padre! Dove l'hanno colpita? E' cosciente?>> <<Sì, stai tranquillo, mi hanno colpito alla gamba>> Subito dopo, sfruttando la confusione circostante, Michele lo trascinò, facendolo strisciare sul terreno, in un angolo buio, dove sarebbe stato più difficile che venissero colpiti, in attesa che l'inferno intorno a loro si spegnesse. <<Grazie, mi hai aiutato nonostante il pericolo...>> <<L'ho fatto, Don Andrea, perchè se tu muori, porterai con te all'altro mondo la verità su quello che è accaduto a casa mia; sono sicuro che non mi hai raccontato tutto..., ormai non mi importa più niente di vivere o morire, di uscire o restare ingabbiato, ma devo assolutamente sapere...>> <<Tu devi sapere e io mi devo liberare da questo peso che ho dentro ma credo che per entrambi la cosa più importante sia quella di pensare a Sara e Matteo>>. Prese dunque a raccontargli come erano andati i fatti. Strano il destino, sembrava quasi aver invertito i ruoli dei due. Ora era il prete che, con la schiena appoggiata al muro, si confessava all'uomo. Nel frattempo Dorotea e Margherita avevano raggiunto l'ufficio di comando lasciato quasi completamente sguarnito da Virgilio e i suoi. A riceverle solo una guardia, allibita vedendo di nuovo l'ex direttrice in piedi. <<Sono io!>> gridò lei, in modo da poter esser riconosciuta più facilmente. <<Presto, dobbiamo entrare!>> Non ebbe nulla da obiettare, anzi gli fece un "ok" con il pollice, facendole passare. Una volta dentro si chiusero a chiave. <<Non ci sono armi, le hanno prese tutte, questo è davvero un problema, devo chiedere aiuto col telefono>>. Alzò dunque la cornetta ma la linea era assente. In pratica erano isolati. <<Maledizione!>> urlò, inserendo subito dopo il sistema antincendio per spegnere le fiamme almeno negli edifici principali. La situazione era ancora critica e bisognava fermare il massacro. Dorotea non ci pensò due volte mentre Margherita controllava il movimento dalle finestre, prese il microfono, spegnendo contemporaneamente la sirena dell'allarme: <<A tutte le guardie, sono Dorotea Chianti, radunatevi di fronte al mio ufficio assieme a Virgilio, cessate il fuoco. Prego anche i detenuti di cessare le ostilità, sono di nuovo io a controllare la situazione>>. La sorpresa più assoluta colpì i contendenti. Di tante cose che potevano aspettarsi in quella notte di follia, quella era sicuramente la più assurda ed irreale. Molti ne furono contenti. Virgilio invece non sapeva se esserne felice, l'avrebbe ritrovata come alleata o come nemica?Si sarebbe ricordata della violenza subita, della violazione che lui aveva commesso sul suo corpo indifeso?>>. In ogni caso si mise a correre, seguito da Rosario, per arrivare il prima possibile da lei. Di "idraulico liquido" si erano perse le tracce, sembrava essere sparito come un fantasma. Quando Virgilio arrivò davanti al suo ufficio, chiese alle guardie già presenti di aspettare fuori e di dire lo stesso a quelle che stavano sopraggiungendo. Non appena entrò, Margherita lo aggedì verbalmente puntandogli contro l'indice accusatore: <<Sei stato tu vero a metterci nella cella d'isolamento vero? Giacomo è morto! Assassino>> Virgilio, sfruttando il fatto che nè lei nè il suo compagno lo avevano visto, essendo svenuti, mentì spudoratamente: <<Che Diavolo stai dicendo? E' tutta colpa della sommossa che c'è stata>> <<Non me la conti, la pagherai>> <<Ma lasciami perdere>> disse seccamente Virgilio, volgendo poi lo sguardo verso Dorotea: <<E' un sogno vederti di nuovo cosciente>> <<Lascia perdere, vedo che è scoppiato un bel casino...>> <<Tutta colpa di Michele, credo ci sia lui a capo della rivolta>>. Margherita si mise di fianco a Dorotea, quasi volesse farsi forza, d'altronde lei era convinta che l'ex direttrice fosse estranea al giro di banconote false e continuò l'accusa: <<Questo galantuomo stampa moneta contraffatta giù nel laboratorio e adesso vuol farmi credere che siano stati i carcerati a farlo di nascosto? Come avrebbero potuto installare macchinari così sofisticati ?>> <<Lo hai visto con i tuoi occhi? Dico hai visto Virgilio in quel luogo?>> la incalzò Dorotea, mantenendo gli occhi fissi in quelli di Virgilio. <<Questo no... ma è l'unico che potrebbe aver organizzato tutto, non ho dubbi!>> L'unico ad avere ben chiaro cosa si nascondeva dietro l'apparente facciata di legalità del carcere era Michele; molto più nebuloso il quadro della situazione per Margherita che scossa emotivamente per la perdita del suo compagno di lavoro, alla fine scoppiò a piangere, sfogando così l'amoro sapore accumulato in gola. <<Dorotea tu sai come stanno le cose, non dare retta a questa donna scossa per tutto quello che è successo>> <<Già, io so esattamente come stanno le cose>> <<Mi sei mancata>> disse Virgilio, cercando di avvicinarsi all'ex direttrice. <<Stai lontano da me>> La risposta stizzita e decisa di Dorotea lasciò trasparire il suo rancore. <<So quello che mi hai fatto, ma ne parleremo in un momento più opportuno>> Virgilio piegò lo sguardo, aveva sempre subito una sudditanza psicologica nei suoi confronti e adesso si sentiva macchiato in modo delebile dal senso di colpa. <<Come mai non arrivano Don Andrea e Michele?>> fece notare Margherita tra un singhiozzo e l'altro. <<Già, come mai non arrivano?>> ribadì il concetto Virgilio, aggiungendo subito dopo:<<Erano con voi? Dove sono?>> <<Lì ho visti nel cortile, vai a cercarli e portali qui>> concluse Dorotea. <<D'accordo ma l'armamentario lo lascio qui, pesa un sacco, mi faccio accompagnare dalle guardie>> disse Virgilio mettendo la pistola d'ordinanza sul tavolo e riponendo il fucile nell'apposito scomparto. La situazione era tutt'altro che chiara rimanendo in bilico tra bene e male, attraversata da sentimenti contorti e contrastanti ma, in qualche modo, anche condivisi da Dorotea. Virgilio, cominciò a perlustrare il perimetro del cortile, vedendo gli ultimi detenuti ancora in vita gettare le armi e arrendersi in armonia con le parole della Chianti. La stimavano e sicuramente sapevano o almeno credevano di potersi fidare ciecamente di lei. Poco dopo vide gli uomini che stava cercando seduti uno di fronte all'altro, spenti dentro un silenzio difficile da raccontare. Evidentemente la verità che il sacerdote aveva raccontato a Michele era così forte da togliere il respiro. <<Eccovi!>> Il suo arrivo non preannunciava nulla di buono. <<Non ti hanno ancora arrestato Virgilio?>> disse Michele. <<Chi finirà di nuovo in cella sei tu..., Padre tutto bene?>> <<Tutto bene, per quello che vale, tutto bene, a parte la gamba>> Il direttore del carcere fece un cenno ai suoi uomini e due di loro si piegarono, mettendo di nuovo in piedi Don Andrea. <<Portatelo subito all'infermeria, all'altro ci penso io>> Michele se ne stava ancora seduto per terra con lo sguardo fisso nel vuoto. <<Dai, alzati, tutto questo casino è colpa tua>> <<Certo, colpa mia..., come tutto il resto>> <<Ti ho detto di alzarti, Dorotea ti vuol vedere>> <<Che cazzo vuoi che me ne freghi di te, di questo posto di merda e di lei? Se mi spari un colpo in testa mi fai un favore>> Virgilio sogghignò: <<Lo farei volentieri, oh si, come lo vorrei ma adesso non è il momento>>. Per Michele fu una fatica improba alzarsi, ciò che aveva saputo da Don Andrea su come erano andate le cose gli aveva segato le gambe, ma non poteva fare altro. Lo seguì come un cagnolino bastonato, con la testa bassa schiacciata sotto il peso degli eventi accaduti a casa sua e di quelli avvenuti quella notte. La vita sembrava stargli addosso come un cane feroce con l'unico scopo di perseguitarlo, come se fosse un burattino nelle mani del destino e qualcuno provasse piacere nel vederlo soffrire. Una volta entrati Michele non disse nulla, non aveva più niente da dire, si accomodò sul divano. <<E il prete?>> chiese Margherita. <<In infermeria, ha una pallottola nella coscia>>. C'era un'aria strana in quella stanza. Virgilio, una volta chiusa a chiave la porta alle sue spalle si sentì nella condizione di parlare liberamente con la sua socia, per tanti anni, in affari. <<Di Margherita allora che ne facciamo?>> La poliziotta strabuzzò gli occhi in attesa della risposta osservando la reazione degli altri. <<Lei non è un problema>> disse Dorotea che, con uno scatto fulmineo, prese la pistola e le sparò un colpo preciso poco sotto al cuore, lasciandole pochissimi istanti di vita. Virgilio rimase sorpreso, non si aspettava una reazione così immediata ma dopo qualche istante provò piacere immaginandosi che le cose sarebbero tornate come un tempo. <Se ne uscì complimentandola: <Brava, sei sempre tu...>> ma quando vide Dorotea tirare fuori da sotto il tavolo il fucile e girarsi verso di lui e puntargli addosso il cane della pistola il fiato gli si spezzò in gola. <<Hai fatto l'unica cosa che non avresti mai dovuto fare>> Lei gli rispose, bruciando dentro di rabbia. Subito dopo esplose tre colpi in sequenza, uno al fegato, uno al cuore e l'ultimo al cervello ponendo fine all'esistenza di Virgilio. Infine Dorotea puntò la rivoltella anche contro Michele. <<Giusto, adesso manco solo io, fallo, questa vita fa schifo, dentro o fuori dal carcere non cambia nulla>>. la scena sembrò sospesa nel nulla come se lei fosse indecisa sul da farsi. <<No, tu non meriti di morire>> Le guardie già picchiavano alla porta, urlando a più non posso, richiamate dalla sequenza degli spari. Di corsa Dorotea pulì dalle impronte l'impugnatura dell'arma e la mise nella mano destra di Virgilio, buttando il fucile ai piedi Margherita, giusto un attimo prima dell'arrivo di Rosario e delle altre guardie. <<Ma che cosa è successo?>> Era incredibile per le guardie vedere steso per terra pieno di sangue il loro direttore. <<Lo vedete no? Una sparatoria fra Virgilio e la poliziotta>> <<Come mai?>> chiesero in più di uno. <<Lei aveva scoperto che lui gestiva a mia insaputa, un traffico di denaro falso, se non avesse sparato,Virgilio ci avrebbe uccisi tutti , lo so che sembra strano, non ditelo a me che ci ho lavorato, spalla a spalla, per dieci anni senza accorgermi di nulla>>. Rosario si mise proprio davanti a Michele: <<E tu non hai niente da dire?>> ma lui non rispose, rimase lì assente con la testa. <<Portate i morti all'obitorio del penitenziario e Michele in una cella, in attesa che la situazione di emergenza sia completamente finita, inoltre fate venire il medico legale. Quando tutti se ne uscirono per adempiere agli incarichi che erano stati loro affidati, Dorotea colse l'attimo per cancellare le impronte lasciate sul fucile e mettervi quelle di Margherita. Nella mente di Michele si muovevano come onde nel mare le informazioni ricevute nell'ultima ora . Il suo spirito era abbattuto, non aveva saputo cosa dire, non comprendeva più ciò che era giusto o sbagliato, aveva solo voglia di spegnere il cervello. L'azione compiuta da Dorotea, condannabile eticamente, per i due omicidi commessi a botta calda, era stata giusta e sbagliata al tempo stesso. Virgilio meritava di pagare in qualche modo, ma Margherita, rimasta vittima della situazione in quanto testimone scomodo, sicuramente no; inoltre a questo punto era ormai chiaro che anche la bella direttrice ci stava dentro mani e piedi negli affari sporchi del carcere. <<Nonostante tutto questo, non mi ha eliminato, eppure io ho visto tutto>> Perchè Dorotea non lo aveva ucciso? Che intenzioni aveva con lui? Era difficile trovare una risposta a queste domande, mentre era ormai tutto chiaro quello che era accaduto a casa sua e anche in questo caso non era facile decidere come comportarsi. Ad ogni modo, chi avrebbe dato retta ad un condannato per omicidio, sospettato di diversi altri omicidi e adesso indicato come capo della rivolta dei detenuti? Tornare dentro una cella, lontano dagli sguardi degli altri, il potersi stendere sulla branda e guardare il soffitto cercando se vi fosse un ragno intento a tessere la sua tela, rappresentava la serenità insita nella quotidianità. Quando devi decidere tante cose è bello non decidere proprio niente lasciando al destino il futuro ancora da scrivere.

 
 
 

La prigione 74

Post n°76 pubblicato il 13 Agosto 2010 da laprigione
 

<<Presto! Chiudete ogni possibile via di fuga, pronti a sparare a vista, il detenuto 88 potrebbe essere armato, non deve uscire di qui>> Dal megafono queste furono le parole per animare gli uomini contro il fuggiasco. Nella concitazione di quegli attimi, Virgilio non si rese nemmeno conto di essersi perso il prete nel buio dei corridoi del laboratorio il quale continuva a vagare in cerca dell'uscita. Inaspettatamente due mani sbucate da un angolo buio come la pece lo strapparono alla poca luce presente intorno a lui. <<Padre, la prego non gridi>> La voce di Michele, per qualche strano motivo rassicurò lo stato d'animo di Don Andrea che fece cenno di sì con la testa. <<Michele come mai sei qui?>> gli chiese non appena potè girarsi, guardandolo negli occhi. <<Qualcuno mi ha fatto evadere per raccontare i delitti che si commettono in questo luogo>> <<Delitti?>> <<Traffico di organi, produzione di moneta falsa, omicidi e solo Dio sa cos'altro...>> <<Come faccio a crederti? Virgilio mi sembra un tipo a posto> Spesso le apparenze ingannano e chi ti frega e proprio colui da cui non te l'aspetti. <<Non creda a me ma a quello che vedrà con i suoi occhi, anche i due poliziotti sono in pericolo di vita, venga con me>> Il sacerdote acconsentì e dopo essersi fatto il segno della croce lo seguì verso il reparto d'isolamento. Dovevano fare in fretta, un via vai crescente di poliziotti riempiva i corridoi nella penombra e non appena sarebbe tornata la corrente avrebbero ripreso a funzionare le telecamere di sorveglianza. Occhi indiscreti avevano ascoltato ogni loro parole e adesso li seguivano senza farsi notare. Quando infine essi raggiunsero la cella d'isolamento 44 vi trovarono i due ispettori ancora stretti tra le braccia di Morfeo, accucciati sulle brande. <<Visto come li hanno impachettati?>> sottolineò Michele. Aprirono dunque la porta entrando in fretta. <<Giacomo! Margherita!>> Egli prese a schiaffeggiare con dei buffetti i loro volti, togliendo loro il nastro adesivo sulla bocca. Don Andrea comprese in quel momento che era tutto drammaticamente vero, che Virgilio aveva agito in mala fede. <<Cosa... ma chi è?>> La voce impastata ed incerta di Giacomo rivelava che stava riprendendo i sensi, ancora ignaro dell'accaduto. <<E' stato Virgilio con la sua cricca a chiudervi qui dentro, è lui a capo della banda criminale>> <<Allora lo arresteremo>> intervenne Margherita <<Ma tu che ci fai fuori dalla tua cella?>>

<<Io sono scappato, ma credo che ora il problema sia quello di salvare la pelle, questi non scherzano, come faccio a togliervi le manette?>> <Nel tascino della mia giacca, ho delle chiavi di riserva>> disse Giacomo. <<Cavolo sei previdente...>> concluse Michele. Di colpo nel bel mezzo di quella discussione, essi sentirono la porta di ferro alle loro spalle sbattere ed il rumore dello scorrimento metallico del chiavistello. Michele si voltò cercando di intervenire ma ormai era troppo tardi. Picchiò i pugni sulla porta cercando di capire chi fosse stato ad imprigionarli ma dalla feritoia d'ispezione riuscì solo a vedere una figura di spalle allontanarsi. <<Mio Dio... Michele>> esclamò Don Andrea, inebetito davanti a quella sequenza di eventi. <<Di lui avremmo proprio bisogno... se non ci aiuta il Signore di qui non si scappa. Nessuna possibilità>> <<Virgilio la pagherà, la giustizia vince sempre>> Pensando al suo caso, il detenuto 88 fece una smorfia ironica <<Non sempre, non sempre>> Il sarcasmo era dipinto sul suo volto. Ora non potevano fare altro che aspettare. <<Dobbiamo fare qualcosa, ci sarà pure un modo>> saltò su Margherita, anche lei ormai completamente cosciente. <<Nessuno, se non aprono dall'esterno, qua dentro ci possiamo anche marcire>> <<Michele siamo ispettori federali, non possono toccarci>> <<Margherita ma in che mondo vivi? E' come dire che gli asini volano! Hanno contatti con le più alte cariche politiche, forse anche il governatore, questa gente non si farà proprio nessuno scrupolo...>> I quattro si guardarono uno con l'altro perplessi sul da farsi. Nel frattempo Virgilio stava tornando verso il laboratorio accompagnato dal ritorno di energia elettrica per andare a chiudere la zecca clandestina e proprio in quell'istante vide un infermeriere dallo sguardo insolitamente acuto venirgli incontro: <<Direttore le posso parlare?>> Normalmente, in una situazione d'emergenza come quella egli avebbe tirato dritto ma l'istinto lo indusse a consentire. I due si appartarono in un angolo tranquillo. <<Mi manda Victor>> <<Ah, sei idraulico liquido>> Per tutta risposta Virgilio ricevette un sorriso di vero compiacimento: <<Vedo che la mia fama mi precede>> <<Mi servi proprio, devo catturare il detenuto 88, qui il casino è grosso>> <<Parli di Michele vero?>> <<Esatto>> Lo sguardo di "idraulico liquido" si fece sornione simile a quello di un gatto che tiene tra le grinfie il malcapitato topo di turno e ci gioca. <<Già fatto!>>disse <<l'ho imprigionato con i due ispettori ed il prete>> <<Il prete? Che c'entra lui?>> <<E' al corrente di ogni cosa, in ogni caso li abbiamo tutti e quattro in pugno>> Virgilio tirò un sospiro di sollievo, subito seguito da uno sguardo interogativo: <<Allora che cazzo facciamo? Una strage?>> <<Prima di fare qualunque cosa io sentirei Victor...>> Egli si passò la mano sulla fronte, asciugando in quel modo anche il sudore. <<Seguirò il tuo consiglio>> <<Vai allora, io ti aspetterò qui e farò in modo che nessuno si accorga della presenza dei quattro>>. Frettolosamente Virgilio tornò al suo ufficio e compose il numero del suo socio. <<Victor ciao>> <<Ciao compare, novità?>> <<Brutte notizie, qui la situazione è gravemente compromessa>>.

 
 
 

La prigione 73

Post n°75 pubblicato il 12 Agosto 2010 da laprigione

<<Adesso è tutto chiaro, devo trovare il modo di svignarmela>>, pensò ragionando subito dopo che se si fosse portato qualche prova sarebbe stato meglio, prese dunque un foglio fresco di stampa piegandolo su sè stesso fino a poterlo infilare nella tasca posteriore della divisa da carcerato e prese a forzare la grata del condotto di aerazione, tirandola con forza e aiutandosi con uno dei bisturi presenti in quella stanza. Ormai quella era la sua corsia preferenziale, la via di fuga possibile. << maledizione a queste grate, sono difficili da togliere e quando le rimetti al loro posto ballano come i denti molli>> Una volta aperta la strada, vi entrò, avendo cura di riposizionarla nel modo migliore possibile prendendo poi a strisciare a carponi in modo silenzioso. Dopo alcuni tentativi a vuoto necessari per orientarsi, per puro caso si ritrovò dietro la griglia che si affacciava nella camera dove era tenuta in vita Dorotea, addormentata di fronte al mondo nel suo stato di coma. Don Andrea era ancora lì, piegato sulle ginocchia e con braccia e mani unite in segno di preghiera e sottomissione intento a recitare l'ennesimo "Padre nostro". Rimase imbambolato osservando il volto di lei. Pur essendo nell'anticamera della morte, il suo volto sembrava porcellana finissima incastonato come una perla nella corona di capelli ormai stesi a briglia sciolte, da cui era circondato. Michele si fece il segno della croce e le inviò un bacio di speranza con le labbra. Non era ben chiaro nella mente di Michele quale fosse stato il suo ruolo all'interno del penitenziario. Era una donna ingenua, romantica e piena di sogni che si era illusa di poter donare una nuova morale alla peggior feccia dell'umanità o al contrario colpevole complice di Virgilio nella ingegnosa realizzazione di quella specie di supermercato del crimine? Probabilmente non lo avrebbe mai saputo ma in cuor suo, Michele aveva ben chiaro il tentativo di lei di aiutarlo e che proprio a causa di ciò ora si ritrovava appesa ad una macchina respiratoria. Fece per andarsene con l'intenzione di trovare una scappatoria da quell'intricato labirinto di condutture, quando di colpo la corrente elettrica saltò gettando il buio in ogni dove. Se non fosse scattato il generatore d'emergenza a mantenere attiva la strumentazione medica a cui era affidata la vita di Dorotea, lei sarebbe morta di lì a poco. L'ambiente assunse una immagine spettrale e la figura del prete nel chiaro scuro generato dall'intermittenza della luce divenne suggestiva quasi che il suo ruolo di sacerdote ne venisse esaltato. Fu proprio in quell'istante che Don Andrea smettendo il suo continuo ripetere delle stesse parole indicate dal Cristo, cominciò a svuotarsi l'anima in modo inaspettato. <<Dio mio, lo so che non ascolto più le mie preghiere..., è tutto inutile, sono anni che mi sono allontanato da te>> disse alzandosi in piedi e cercando la prima sedia a portata di mano su cui poggiare il suo corpo affaticato dallo stare per lungo tempo sulle ginocchia. <<Per amore, solo per amore, sono un uomo, tutto quello che ho compiuto l'ho fatto per loro, la mia donna e il frutto del nostro amore...>> Michele si infilò un dito nell'orecchio quasi a sturarselo per essere sicuro di aver sentito bene, portandosi ancora più vicino alla grata per sentire meglio ciò che gli sembrava incredibile. <<Il prete ha una donna e un figlio>>. Lo stupore era grande, la vita non era mai come appariva e i sentimenti potevano sgretolare anche il muro di coscienza imposto da una forte fede. La sua curiosità avrebbe voluto essere maggiormente soddisfatta ma l'arrivo di Virgilio con la debole luce di un accendino in mano, interruppe bruscamente lo sfogo emotivo di Don Andrea. <<Padre è saltata la corrente, le guardie ai posti di blocco sono sparite, dobbiamo allontanarci per raggiungere un posto più sicuro>> Il sacerdote diede la benedizione di rito a Dorotea e genuflettendosi lasciò uscire dalla bocca un flebile <<D'accordo>> <<Don, lei è capace di sparare?>> <<Io sparare? Sono un ministro di Dio, come potrei mai farlo?>> Virgilio digrignò la bocca succhiandosi il labbro superiore. <<Meglio un infedele vivo o un credente morto?>> <<La mia spada è il Signore!>> concluse Don Andrea, rinnovando il suo rifiuto ad impugnare un'arma. Michele li vide sparire, a questo punto aveva campo libero per andare a vedere da vicino Dorotea. Forzò dunque la grata di aereazione e si lasciò calare lungo la parete. L'attrazione verso di lei si era mantenuta inalterata anche in quello stato di incoscienza, quella donna manteneva un fascino enigmatico che, associato al modo in cui si era comportata con lui, generava un senso d'affetto spontaneo nel cuore di Michele. <<Dorotea, mi manchi, voglio dirti, anche se non mi puoi sentire..., ecco, sì, come dire, mi piaci un sacco, avrei voluto conoscerti meglio, sapere chi sei dentro, vedi di farcela anche per me>> Parole dette a fior di labbra, sottovoce mentre Michele le stringeva la mano inanimata stesa sul lenzuolo bianco. Gliela strinse con entrambe le sue, abbassandosi poi fino a poterle dare un delicatissimo bacio. Un fremito per un breve istante, sembrò far muovere le palpebre della donna ferma la bivio tra vita e morte, ad un passo del non ritorno. Michel concluse che si fosse trattato solo di una sua illusione, frutto di quella emozione. Non era davvero il momento di lasciarsi andare al sentimento. L'istinto di sopravvivenza gli gridava forte nelle orecchie di scappare ma la coscienza di Michele urlava con più forza che avrebbe dovuto cercare di fare qualcosa per i malcapitati ispettori. Doveva provarci. Non c'era una seconda possibilità di fare il bene e aveva sul gozzo giò fin troppi rimorsi. Per farlo, avrebbe dovuto tornare al posto da cui era scappato, il settore delle celle d'isolamento che ben conosceva, fino alla stanza 44 dove erano stati rinchiusi. Fu proprio in quell'istante che le sirene del penitenziario cominciarono ad urlare nel buio della notte. <<Ci siamo>> pensò MIchele. Evidentemente si erano accorti della sua mancanza e avevano dato l'allarme. Virgilio d'altro canto, accolse la notizia con piacere in quanto si sposava perfettamente con il suo piano. Avrebbe solo dovuto trovarlo e dopo averlo ucciso, addossargli la colpa di tutto e di ogni delitto. Lui sarebbe stato quello che aveva ucciso il vecchio "zecca", provocato la rissa dell'uccellino alla base dei tre morti della mensa e adesso, dopo essere evaso, lo spietato killer dei due giovani poliziotti.

 
 
 

La prigione 72

Post n°74 pubblicato il 12 Agosto 2010 da laprigione

Poco distante nella stanza dove giaceva il corpo di Dorotea, il tempo della preghiera a suo suffragio stava per finire, interrotto dal bip elettronico del segnalatore agganciato alla cintura di cuoio di Virgilio. <<Devo andare via subito..., un emergenza Padre!>> <<L'accompagno>> rispose Don Andrea con l'intento di rendersi utile. Virgilio lo fermò prendendogli le braccia, forzandolo a rimanere nella sua posizione di preghiera.<<Se proprio vuole fare qualcosa per me, continui a pregare Dio>>. Poi lo strinse a sè con forza, prima di uscire dalla stanza. In realtà non voleva averlo tra i piedi, avendo avuto l'avviso di violazione non autorizzata della zecca clandestina. Prese dunque a correre lungo il corridoio, incrociando uno degli infermieri senza rendersi conto che si trattava di Michele, nascosto dietro un paio di occhiali da vista e una anonima mascherina. In effetti essersi nascosto nell'armadio delle divise e dei camici gli aveva permesso di mimetizzarsi al meglio. Egli aspettò che Virgilio girasse l'angolo e dopo essersi accertato che nessuno lo notasse, invertì il senso di marcia per scoprire il motivo di tanta rapidità di movimento del direttore del carcere. Appena entrato nella stanza 17, Virgilio tirò fuori il coltello che teneva nella custodia agganciata al suo piede sinistro entrando con decisione nella zecca clandestina. <<Cristo>> esclamò <<eccoli qui i due ficcanaso>> Richiuse subito il meccanismo alle sue spalle e si coprì la bocca al fine di evitare di fare la stessa fine a causa delle esalazioni dando corrente agli aspiratori, dopo di che , attraverso l'interfono, chiese l'immediato intervento di Rosario, un guardiano di cui era complice. Pochi minuti dopo entrò nella camera anche Michele che rimase stupito da non trovarvi dentro anima viva. <<Sparito, dove diavolo ha portato le chiappe Virgilio?>> Non fece tempo a finirsi la domanda che il passo veloce di qualcuno proveniente dal corridorio lo costrinse ad accucciarsi sotto il lettino operatorio trovando riparo alla vista dietro le lenzuola penzolanti. Vide entrare un uomo di corsa infilarsi nel bagno. In un primo tempo, Michele, pensò che fosse stato preso da un attacco di diarrea e trattenne a mala pena la risata ma quando, attraverso la porta semi aperta, lo vide accucciarsi e trafficare sulla manopola vicino al pavimento capì che doveva trattarsi di ben altro. Sorpreso dal movimento improvviso e inaspettato del mobile alla sua sinistra, ebbe quasi paura, rimanendo letteralmente a bocca aperta quando vide Virgilio affacciarsi per far entrare il suo complice. Aspettò il tempo giusto per potersi avvicinare e origliare da dietro la porta in modo da sentire la discussione tra i due: <<Siamo fottuti>> se ne uscì Rosario, vedendo stesi per terra i due ispettori. <<Non è vero, la situazione è critica ma possiamo ancora risolverla>> <<E come? Questi non sono detenuti, delinquenti di cui non importa niente a nessuno, sono poliziotti, ci conviene mollare tutto e filarcerla>> <<Non dire cazzate! Possiamo fare ancora un sacco di soldi, ho in mente la soluzione, vieni..., aiutami a portare questi due nella cella d'isolamento 44, prendi il nastro adesivo e le manette, poi legali e tappagli la bocca, in tanto che li portiamo ti spiego>>. Michele saltellando come un grillo, si riposiziò dietro il lettino da sala operatoria. Poco dopo, Rosario e Virgilio, ignari di essere osservati, se ne uscirono trascinando sul pavimento i corpi dei due ispettori come fossero sacchi della spazzatura. Ed in quel momento Rosario chiese al suo capo: <<Non richiudi l'accesso?>> <<Non subito, prima devo risalire al mio ufficio per resettare il sistema, dai sbrigati, abbiamo poco tempo>> Pochi secondi e i due uscirono chiudendo a chiave la stanza. Agli occhi di Michele quella si rivelò una occasione troppo ghiotta per non sfruttarla e quindi anche lui infilò il muso ormai rivestito di una ispida barba, dentro il locale segreto. Gli ci volle veramente poco per trarre le medesime conclusioni degli ispettori e avere conferma di quanto intuito al suo arrivo: con l'aiuto e l'esperienza dello "zecca", i dirigenti del carcere avevano ampliato le loro attività criminose, aggiungendo al traffico di organi anche la produzione di impeccabili banconote false. <<Cazzo, ma questa è una polivalente azienda specializzata in affari sporchi e chissà cos'altro combinano...>>. MIchele cominciò a chiedersi cosa avrebbe dovuto fare. In fondo, di quello che accadeva lì dentro, non gliene fregava una bega. Uscire per andare a raccontare i traffici che si svolgevano all'interno di quelle mura era sicuramente una cosa giusta e onorevole ma non gli avrebbe comunque permesso di venire scarcerato visto che la sua situazione personale era ormai altamente compromessa. Proprio in quell'istante di conflitto morale, i suoi pensieri vennero distolti dal rumore proveniente dalla porta d'ingresso della camera 17. Si girò di scatto, vedendo la maniglia interna inclinarsi ripetutamente verso il basso, era chiaro che non poteva trattarsi di Virgilio il quale avrebbe aperto con la chiave. Evidentemente qualcun altro aveva interesse ad entrare in quella stanza. Chi mai avrebbe potuto essere? Poi, di colpo tornò il silenzio e Michele continuò il suo giro all'interno della stanza segreta. Notò una specie di oblò tondo e la sua curiosità lo spinse ad aprirlo. Un lungo cunicolo, una specie di tubo risaliva verso l'alto. <<Scommetto che arriva allo spogliatoio proprio dietro gli armadietti dello spogliatoio>>. Il pacchetto portato da lui al suo arrivo doveva essere

 
 
 

La prigione 71

Post n°73 pubblicato il 11 Agosto 2010 da laprigione

L'attenzione di Giacomo venne distratta dall'improvviso vibrare del suo cellulare; Margherita, come d'accordo lo stava chiamando. Evidentemente aveva scoperto qualcosa d'interessante dall'altra parte del laboratorio: <<Vieni subito, qualcosa non mi quadra>>. Tenendo la pistola d'ordinanza a precederlo in ogni angolo nascosto, Giacomo con fare felino e passo felpato la raggiunse: <<Che hai scoperto?>> I suoi occhi erano curiosi in attesa che lei aprisse bocca. La vide muovere le mani nell'aria, quasi cercasse di giustificarsi per un possibile falso allarme. <<Non ho ancora scoperto nulla ma ho notato qualcosa di diverso in una delle stanze. <<Di diverso?>> <<Osserva anche tu, prima la 16 e poi la 17>>.Giacomo aprì la prima delle due, scrutandola dalla sinistra verso la destra con l'occhio clinico da detective. Lungo le pareti una serie di armadietti in alluminio, ad incasso, riempiva gli spazi circostanti quasi senza interruzione, al centro un macchinario medicale troneggiava nella sua tecnologica bellezza. <<Chissà per che cosa viene utilizzato>> pensò Giacomo. Poco distante un lavandino, adiacente all'accesso del bagno, dove erano soliti i medici lavarsi le mani prima e dopo gli interventi chirurgici. Più in là ancora, un lettino da camera operatoria. Non notando alcun chè di anomalo Giacomo allungò il collo all'indietro in modo tale da poter vedere anche quello che c'era sopra di lui. La controsoffittatura in carton gesso a quadrettoni,intervallata dalle plafoniere al neon e dai rubinetti dell'impianto antincendio assomigliava a tante già viste in precedenza. Tutto sembrava esattamente come avrebbe dovuto essere. <<Qui mi pare tutto ok, Margherita>> <<Bravo, adesso osserva l'altra>> Giacomo non capiva il perché lei non gli dicesse subito cosa non andasse ma esercitò pazienza su sè stesso e alzando gli occhi al cielo sbuffò dicendo: <<Cos'è, un gioco?>> Infilò quindi il naso nella stanza 17, scrutendo con la medesima attenzione con cui aveva ispezionato la precedente con alle sue spalle Margherita che non stava più nella pelle e continuava ripetutamente a fissarlo attenta e ansiosa. <<Allora... cosa noti di diverso?>> <<In questa c'è il calendario con cerchiato il giorno 28 del mese>> <<Tutto qui? Nient'altro?>> <<Mi sembra anche che la stanza sia più piccola>>. Margherita scosse la testa, pensando a quanto fosse vera la diceria che gli uomini siano superficiali e poco attenti ai particolari; posò la borsetta su lettino operatorio e appoggiandoci sopra il suo sinuoso fondoschiena, incrociò le gambe. Poi con la soddisfazione di chi ha già trovato la soluzione di un indovinello, sfoggiò il suo sorriso migliore dicendo: <<Non è più piccola la stanza, l'armadio sulla parete di fronte ha una profondotà maggiore di almeno 10 centimetri>> <<E allora?>> chiese Giacomo, non ancora arrivato alla conclusione giusta. <<Se lo apri lo spazio utile è esattamente come quello degli altri>> <<Cappero! Allora potrebbe esserci una intercapedine, un nascondiglio o chissà cos'altro...>> Soddisfatta per aver avuto l'intuizione giusta Margherita concluse la discussione <<Dai, vediamo se riusciamo ad aprire in qualche modo>>. I due presero a tastare l'armadio, palmo a palmo, partendo dall'alto e scendendo successivamente lungo i bordi fino al pavimento, alla ricerca di un possibile interrutore. Sotto le loro dita il tocco freddo delle cromature in acciaio. <<Nulla e tu?>> chiese, indispettito Giacomo. <<Idem>> rispose Margherita, proponendo subito dopo di spostarlo. Gli sforzi dei due furono vani, purtroppo l'armadio sembrava cementato al muro, era evidentmente impossibile spostarlo senza l'attrezzatura idonea <<Un momento...>> esclamò Giacomo. Una sottile riga d'usura, quasi impercettibile, data l'accurata pulizia che ogni giorno veniva svolta dagli addetti, aveva rigato le piastrelle di linoleum subito alla destra del mobile. Egli ci passò la mano sopra, illuminandola da vicino con la torcia d'ordinanza per avere conferma che la sua supposizione fosse quella giusta. <<Il mobile scorre a destra, forse nasconde un accesso a chissà cosa>> Perplessa Margherita chiese al suo compagno che cosa fare. <<Dobbiamo continuare a cercare il meccanismo che ne permette l'apertura, ci deve essere per forza...>> I due si divisero la stanza con l'intenzione di cercare in ogni dove ma dopo 10 minuti iniziarono a perdere anche l'ultimo briciolo di speranza. <<Eppure ci deve essere, guarda in bagno!>> esclamò Margherita. Giacomo si mise a ridere rispondendo alla sua compagna. <<Magari si apre tirando l'acqua..., ok, vado>> Entrando, chiuse la porta, in quanto la sua vescica lo stava implorando di espletare l'impellente funzione biologica. Si posizionò davanti al water e nel fare pipì, osservò se vi fosse qualcosa di simile ad un bottone ma il bagno era davvero spartano, sprovvisto anche del bidè, vi erano solo il lavandino sovrastato da uno specchio rettangolare, lo sciacquone e vicino al pavimento la saracinesca per interrompere il flusso dell'acqua in caso di perdite. Giacomo si tirò su la cerniera dei pantaloni, abbassandosi poi per allacciarsi la scarpa destra. Provò quindi a svitare il copritappo della saracinesca per vedere se l'interruttore d'apertura fosse stato occultato al di sotto. <<Che cavolo, nemmeno qui>> Vi era solo il dado da avvitare e svitare all'occorrenza, niente che assomigliasse ad un interruttore elettrico. Giacomo, testardo, decise di farlo girare lo stesso con l'apposito buco ad incastro inserito sul copritappo. Pochi istanti dopo, Margherita bussò con agitazione alla porta del bagno: <<Vieni subito,si è aperto!>> <<Geniale, hanno inserito il comando sotto la saracinesca dell'acqua ma al mio fiuto non si scappa!>> gli rispose lui correndogli incontro. Margherita gli fece segno, con l'indice davanti alla bocca, di stare in silenzio. I due impugnarono le armi, avvicinandosi con circospezione per vedere cosa ci fosse oltre. Dietro il mobile vi era una porta sotto la quale brillava un barlume di luce dalla spiraglio con il pavimento. Dal suo interno trapelava un rumore metallico di macchinari in funzione. Giacomo appoggiò l'orecchio allo stipite al fine di sentire più distintamente. Nel frattempo, alle sue spalle, Margherita era intenta a scorgere l'eventuale malaugurato arrivo di qualcuno alle loro spalle. L'adrenalina in corpo ai due prese a salire, accellerando il battito cardiaco molto oltre ciò che era la norma. In modo silenzioso, Giacomo aprì la porta il giusto per poter sbirciare dentro. <<Socia è una stamperia...>> <<Vedi qualcuno?>> <<No, credo si possa entrare>> I due entrarono nel locale, muovendo le pistole in ogni direzione. Non vi era nessuno. Una luce ad intermittenza, bluastra, proveniva dall'angolo più lontano, attirando lo sguardo di Margherita, la quale spinta dalla sua innata curiosità ficcò il naso su sottostante deposito della carta appena stampata. <<Giacomo sono banconote! Euro da 10 e da 20!>> Lui allungò la mano velocemente strappando un foglio ancora umido dal suo percorso, portandoselo poi a pochi centimetri dagli occhi. <<La fattura mi sembra di una qualità eccelllen...>> Non fece tempo a finire la frase che cadde a terra privo di sensi, subito seguito, dopo un inutile tentativo di guadagnare l'uscita, da Margherita. Una volta entrati, sarebbe stato necessario schiacciare un altro interrutore ma loro non lo sapevano.

 
 
 

La prigione 70

Post n°72 pubblicato il 28 Luglio 2010 da laprigione

<<Fan culo>> disse Michele alzandosi in piedi e avvicinandosi con circospezione. Le mani sudate quasi senza controllo della mente si appoggiarono sulla grata tirandola a sé. Nessuna resistenza, la porta si aprì verso di lui facendo entrare la luce soffusa del corridoio, per terra una freccia composta da tre sigarette indicava la direzione da seguire. <<Queste me le piglio, un piccolo vizio>>. Difficile fidarsi di quanto stava accadendo, almeno quanto è necessario diffidare di una donna con atteggiamento troppo favorevole ed ammicante. Spesso nasconde una fregatura, ma Michele non aveva più nulla da perdere, doveva scoprire quello che accadeva al laboratorio, cercare di fuggire e andare a parlare faccia a faccia con suo figlio. Il tantivo valeva la pena di rischiare la vita. Infilò dunque il corridoio che scendeva al piano più interrato, alla zona delle cantine. Il sapore dell'umido e del salnitro era forte nell'aria ma almeno cresceva una sottile frescura. Michele scese fino al punto dove anche la luce non arrivava più e mosse le mani davanti a sé nel buio più assoluto. <<Cazzo, prosegue ancora questo cunicolo>> disse infilandosi nelle tenebre e sparendo a quello che rimaneva della luce. Il buco in cui si era infilato continuava a restringersi fino a quasi farlo soffrire di claustrofobia, ma lui era determinato ad andare fino in fondo, non era tipo da tirarsi indietro una volta partito. A poco a poco un sottile filo di luce accese l'atro capo del tunnel e l'odore di medicinale gli fece comprendere di essere sulla strada giusta, di stare per arrivare al laboratorio. Voci indistinte cominciavano ad arrivare alla sua percezione, a poco, a poco si accorse di essere dietro alla grata di aereazione di una sala operatoria. I medici discutevano tra di loro di un intervento che avrebbero dovuto compiere qualche giorno dopo. <<Allora, Francesco, il cuore del detenuto 94, il ragazzotto di 24 anni è per il famoso politico, quello di destra, una volta fatto l'espianto dovrai adottare le più severe misure di conservazione, con particolare attenzione al tempo, questo paga bene e non tollera cazzate>> <<Ok, lo sai che sono anni che lo facciamo, non rompermi le balle tutte le volte>> rispose indispettito l'altro medico. <<E gli occhi? abbiamo il compratore o dobbiamo conservare le cornee?>> <<Piazzati anche quelli, come i reni, il fegato e il pancreas, il resto lo surgeliamo, almeno quello che si può conservare, gettiamo ai cani solo le ossa>> Michele si sentì ghiacciare il sangue nelle vene. Il laboratorio era una specie di supermercato della carne, un commercio di organi dove i detenuti venivano smembrati e i loro organi assemblati nei corpi di ricchi e potenti. Gli venne il vomito pensando alla fine che doveva aver fatto il suo amico Tommaso. Per quegli uomini era una cosa normale asportare organi, uccidere dei poveri disperati per soldi arrichendosi e facendoarricchire Virgilio. << E Dorotea? Non saprò mai se anche lei era coinvolta in questo sordido schifoso commercio>> pensò.Dopo un quarto d'ora di cazzate sulla loro vita di tutti i giorni i medici si salutarono, spegnendo la luce e avviandosi verso ai luoghi dove abitavano. Michele pensò a come potessero quelle persone tornarsene dai loro cari, magari da mogli e figli facendo finta di fare un lavoro comune, quasi fossero impiegati di una azienza come tante altre, mentre, lontano da occhi indiscreti diventavano macellai efferati e spietati.<<Lupi in manto di pecore>> pensò fra sé e sé mentre si mise in posizione per fare forza con le gambe in modo da far saltare la grata. <<Cos'è questo rumore?>> l'orecchio attento di Giacomo aveva sentito lo sbattere per terra della griglia metallica, tirò quindi fuori la beretta d'ordinanza e prese ad avvicinarsi lentamente al luogo di provenienza del rumore, scrutando a destra e manca, per non venire in alcun modo preso di sorpresa. Abbassò la maniglia piano, piano, splancando poi di colpo la porta e accendendo la luce. Poco dopo infilò la testa e il cane della pistola, ma nulla sembrava fuori posto, tutto pulito sterile, asettico,esattamente come ci si aspetterebbe da una sala operatoria. Pensò che il frastuono fosse arrivato dalla stanza immediatamente successiva e poi ancora dall'ultima in fondo al corridoio. <<La tensione mi gioca brutti scherzi, niente, non c'è nulla>>. Michele, da dentro l'armadietto dei camici, dove aveva avuto il tempo di infilarsi dopo aver rimesso la grata la suo posto, tirò un bel respirono di sollievo, quando dalla fessura dei perni laterali vide spegnersi la luce. Questa volta gli era andata bene. Si era già giocato il bonus con la fortuna.

 
 
 

La prigione 69

Post n°71 pubblicato il 27 Luglio 2010 da laprigione

L'aria fresca nel buio della notte trapassata dalla pioggia sembrò a Don Andrea una benedizione divina mentre si dirigeva verso l'uscita, dentro provava solo la voglia di andarsene, ma proprio in quell'istante ecco alle sue spalle la voce di Virgilio. <<Padre!>> La situazione lo costrinse a voltarsi. <<Padre visto che è qui e che le ho permesso di incontrare Michele, la farebbe una cosa per me?>> <<Ecco, sono provato, ma l'uomo di Dio è sempre disponibile...>> Il sorriso di Virgilio non gli lasciava scampo. <<Vorrei che venisse al laboratorio e lanciasse una benedizione su Dorotea, sa, è in coma, vorrei tanto che lei pregasse, chi lo sa che l'onnipotente non voglia fare il miracolo...>> <<A quest'ora? E' già buio...>> <<Ogni momento è buono per Dio>> Pur controvoglia il prete non poteva esimersi dalle responsabilità che i voti presi gli imponevano e quindi acconsentì. <<Pochi minuti, verranno con noi anche gli ispettori, due tipi diffidenti>> Virgilio aveva ragionato che la presenza anche del sacerdote, avrebbe giocato a suo favore, alimentando la genuinità della gestione del carcere agli occhi di quei ficcanaso. <<Eccoli, andiamogli incontro>> <<Buonasera Virgilio, vedo che è in buona compagnia!>> <<Lui è Don Andrea>> <<Piacere io sono Giacomo e lei, Margherita, è la mia collega>> <<Che Dio vi benedica e vi protegga>> Sbrigati i convenevoli le quattro persone attraversarono il cortile sotto i loro ombrelli fradici fino ad arrivare all'ingresso del laboratorio, ignari che quella notte la loro vita avrebbe avuto una svolta, inconsapevoli di quello che sarebbe accaduto. Uno ad uno superarono tutti e tre i posti di blocco, fino a ritrovarsi nel corridoio centrale. Una interminabile fila di camere alla destra e alla sinistra nascoste dalle porte bianche. Virgilio alzò la mano al cielo dando il via alle danze. <<Andate pure dove volete, ficcate il naso dappertutto, io nel frattempo porto Don Andrea da Dorotea, non si sa mai che...>> <<Accada un miracolo?>> intervenne Margherita in modo intuitivo. <<Già, mi manca..., a dopo!>> La camera di Dorotea era l'ultima in fondo a sinistra. Come spiccavano la divisa da carceriere di Virgilio nel suo blu scuro, assieme all tintinnare dei bottoni di ottone e l'abito nero del prete con il bianco circostante, con il bianco delle porte. Ad accompagnarli solo il rumore delle scarpe e delle suole bagnate. Li seguirono con lo sguardo Giacomo e Margherita, muovendosi poi in direzione opposta. <<Andiamo a vedere le sale dove avvengono le operazioni>>. Di tanto in tanto l'incrocio di un infermiere infrangeva il silenzio circostante come fossero farfalle in mezzo ai fiori. Alcuni avevano la mascherina e il cappello rigorosamente bianco. <<Questo posto è una figata>> esclamò Giacomo, meravigliato da tutti gli impianti sofisticati che vedeva intorno a sè.<<Io ho una strana sensazione, mi prude il naso>> <<Piantala Margherita, probabilmente qui tutto è sotto controllo, hai visto c'è pure un prete, dai dividiamoci, tu esplori l'ala est e io quella a nord, se noti qualcosa mi chiami col cellulare>> I due presero direzioni diverse, una scelta molto pericolosa. Nel frattempo Virgilio,cercando di fare il meno rumore possibile e camminando in punta di piedi entrò nella camera dove era stesa Dorotea. <<Venga Padre, la guardi, non è bellissima?>> << E' una creatura di Dio, ogni sua creazione è meravigliosa>> <<Padre, me la riporti, io non sono un gran credente, lei invece è un ministro di Dio...>> <<Siamo tutti figli del Signore e fratelli sulla terra, venga qui, inginocchiamoci e preghiamo assieme>>. Molto diverso nella cella d'isolamento lo stato d'animo di Michele incredulo che suo figlio avesse potuto compiere un delitto così efferato. <<Non quadra, cazzo, non quadra, un ragazzotto come Matteo non può aver strappato i coglioni a mio fratello, il prete non me l'ha contata giusta, perché? Perché ha cercato di farmi credere una cosa del genere? E poi le carte, il divorzio...>> La mente assillata da questi e molti altri pensieri gli rendeva impossibile l'addormentarsi. Ancora una volta sentì scorrere il chiavistello della porta della cella. Lo fissò nell'attesa di vedere chi altro sarebbe venuto a trovarlo quella notte. Un minuto, due, il sudore sulla fronte continuava a scendere attraversando le guance fino ad arrivare così vicino alla labbra al punto di poter essere succhiato, ma nessuno che si affacciasse.

 
 
 

La prigione 68

Post n°70 pubblicato il 25 Luglio 2010 da laprigione

 Per Virgilio quella sembrava proprio una nottata di merda, tutto stava girando storto, si mise pure a piovere a dirotto mentre stava tornando al suo ufficio. <<Ma quella…, mi sembra la sagoma di un prete>> L’inconfondibile tunica nera e il capello non lasciavano spazio a dubbi, si trattava di un sacerdote. <<Don Andrea!>> gridò con la faccia storta il direttore. <<Proprio io>> <<Che diavolo ci fa qui a quest’ora?>> <<Devo incontrare Michele>> <<Senta, padre non la insulto per l’abito che indossa, ma questo non è un albergo, l’orario di visita è scaduto da un pezzo, non si può, ha capito? Non è permesso>> <<Le vie del Signore sono infinite, ho pregato a lungo prima di venire qui chiedendo al Padre Nostro che mi dia la forza per quello che devo raccontare a lui>> disse Don Andrea, inginocchiandosi davanti a Virgilio fino a bagnare la tunica nera nel fradiciume sui gradini d’accesso all’ufficio. <<Glielo chiedo umilmente anche come uomo, dieci minuti, soltanto dieci minuti>>. <<Di che cosa si tratta?>><<Non posso dirlo a lei e comunque niente che possa aiutare nell’indagini, sono mesi che me lo tengo dentro, la prego…>> Virgilio aprì le braccia al cielo e guardò verso l’alto facendo roteare il bianco degli occhi. <<E così sia…>> sbottò facendo segno ad una delle guardie di accompagnarlo da Michele mentre nella sua mente continuava a urlarsi quanto quella fosse una giornata di merda. Lampi e tuoni accompagnarono l’uomo vestito di nero attraverso il cortile nella sua processione verso la cella d’isolamento. Alcuni detenuti notarono che quell’uomo continuava a portarsi la bibbia alla bocca con tutte e due le mani congiunte e a baciarla, recitando chissà cosa in una lingua antica. Pochi minuti dopo, il rumore del chiavistello fece capire a Michele di avere visite ma certo mai si sarebbe aspettato di vedere proprio lui e a quell’ora. <<Don Andrea? Che cavolo ci fa qui padre?>> <<Ciao, è bello rivederti, io…>> Poi si girò verso alla guardia chiedendogli di lasciarli soli. <<Padre ne è sicuro? Non si sa mai con certa gente>> <<Vada pure, Michele non è una minaccia>> <<D’accordo, ma solo per dieci minuti, io sono qui fuori>> Quando la porta si richiuse i due uomini si trovarono faccia a faccia. <<Allora padre?>> Il detenuto 88 scrutava quel volto teso senza comprenderne pienamente il motivo. <<Michele io so che non hai ucciso tuo fratello…>> <<Lo sa? Tanto ormai cosa importa…>> Tante sensazioni trasparivano nelle movenze e negli sguardi che si accendevano e si spegnevano sulla faccia di Michele. <<Ma lei come ne è venuto a conoscenza? Qualcuno che si è svuotato la coscienza fetida?>> <<No>> <<No?>> In un uomo così provato dall’accaduto, dall’ingiustizia subita non rimaneva altro che ascoltare quello che non avrebbe mai creduto: <<Io ero lì>> Michele cambio il modo di parlargli iniziando a dargli del tu. <<Tu eri lì?>> <<Sì, come te lo devo dire, io ero in casa tua quando è accaduto il tutto>> <<Allora sei un bello stronzo! Sapevi che ero innocente e non hai testimoniato>> Il prete si inginocchiò davanti a lui; in una sera lo aveva già fatto due volte. <<Perdonami, perdonami…>> Michele gli sputò sulla testa, la rabbia continuava a salirgli dentro. <<Sei pure un prete…>> <<E chi è stato ad ucciderlo?>> <<Davvero vuoi saperlo?>> <<Ma mi stai pigliando per il culo? Che cazzo sei venuto a fare qui? Cosa vuoi da me?>> Dicendogli queste parole lo tirò su e cominciò a prenderlo a schiaffi, facendogli volare per aria il cappello. <<Dimmi chi è stato, me lo devi dire adesso!>> <<E’ stato Matteo>> <<Mio figlio? Ma che cazzo dici? Mio figlio?>> <<Senti, abbiamo poco tempo, fra poco la guardia entrerà, devi pensare alla tua famiglia, ho qui le carte del divorzio>> Ma ormai Michele non c’era più con la testa, scoppiò a piangere lasciando scivolare la schiena sul muro fino a ritrovarsi inginocchiato per terra. <<Mio figlio, mio figlio…, mio figlio>> ormai non riusciva a pronunciare altre parole. Il colpo era stato duro e lo aveva piegato in due. Don Andrea continuava a fissarlo e proprio nello stesso istante del rientro della guardia nella cella fece una benedizione agitando le mani nell’aria. <<Te li lascio qui, ti prego pensaci, la vostra è una storia sfortunata, fai in modo che loro possano avere un futuro migliore>> Mentre il chiavistello si richiudeva dietro a loro, Michele ebbe un fremito di lucidità e prese a gridare con tutte le sue forze: <<Perché? Perché? Perché lo ha fatto?>> Il prete sentì contorcersi le budella e salire l’acidità in bocca, anche se la sua coscienza adesso era un pochino più sollevata. Non aveva trovato il tempo e il coraggio per raccontargli di più. Quello che sapeva era così agghiacciante e così disperatamente vero che era difficile anche il solo parlarne.

 

 

 
 
 

La prigione 67

Post n°69 pubblicato il 11 Luglio 2010 da laprigione

Non appena Virgilio li lasciò, Giacomo e Margherita uscirono dal carcere per raggiungere il vicino centro abitato. <<Ho avvertito una strana aria dentro il carcere, tu che idea ti sei fatta?>> <<Probabilmente sotto la patina di benessere e di moralità, pulsa una piaga di affari sporchi, il laboratorio deve servire per qualcos'altro, ho notato che non vi era ricoverato nessuno>> <<Purtroppo sarà difficile entrare di nascosto, è troppo controllato l'accesso e senza prove domani ci toccherà andarcene, la cosa mi rode, mi rode non poco>>. Mentre loro uscirono dal cancello, contemporaneamente arrivò il carico dei nuovi ospiti. Virgilio se ne stava in mezzo al cortile con le braccia conserte, battendo il piede sul terreno. Il cappello d'ordinanza e gli occhiali scuri coprivano il suo sguardo mentre osserva sfilare quegli uomini provenienti da chissà dove. <<Chissà chi è "l'idraulico liquido", hanno tutti la faccia da fetenti>> ragionò nella sua mente. Alla fine 20 uomini o quello che ancora restava di loro erano in piedi e in fila davanti a lui. Virgilio sfilò davanti a quelle brutte facce, cercando di penetrare le intenzioni nascoste dietro ai loro sguardi. Fece il discorso introduttivo dando le informazioni principali sul funzionamento del carcere, consegnando subito dopo la "Bibbia blu", il manuale di comportamento partorito dalla mente di Dorotea. Nel frattempo, un foglio venne infilato sotto la porta della cella d'isolamento dove era rinchiuso Michele, ma lui sembrava non voler reagire sulla branda; socchiuse da steso gli occhi, fissando quel pezzo di carta. Passò mezz'ora senza che trovasse il minimo desiderio di vedere cosa ci fosse scritto finchè alla fine la curiosità prevalse. Si alzò lentamente, i muscoli erano doloranti per la tensione e si avvicinò tenendo le mani in tasca, poi col piede tirò a sé il foglio in questione. Era piegato in due e non lo aprì fino a quando non si ributtò nel letto, poggiando la testa sul cuscino e accavallando le gambe. Al suo interno una scritta diceva: "Noi ti tireremo fuori, vedrai cosa accade e dovrai farlo sapere alle autorità, stai pronto" Michele lo lesse e lo rilesse cercando di capire chi cavolo gli avesse scritto. Quel "noi" indicava che più di una persona si stava attivando per farlo uscire, potevano essere gli altri detenuti, una parte delle guardie o poteva essere una trappola per farlo fuori. <<In fondo che ho da perdere? Tra marcire come una larva dentro questo buco infame e morire in un tentativo di fuga preferisco la seconda>> Una cosa era certa, qualcosa di fuori dalle regole accadeva in quel posto e bisognava cercare di fermare chi tirava i fili delle varie marionette.

Arrivò il buio della sera e con esso il pasto nella mensa, rito che nel bene o nel male restava irrinunciabile. Vi parteciparono anche i due ispettori, nel frattempo rientrati dalla città. Per loro era l'occasione ideale per scrutare gli atteggiamenti dei carcerati. In fondo erano alla ricerca di quella verità nascosta sotto una montagna di bugie. Per l'occasione anche Virgilio consumò il suo cibo con Giacomo e Margherita. <<Ho fatto istanza nuovamente perché venga processato per direttissima il detenuto 88 anche per la morte dei tre della sala mensa>> <<Direttore gira voce che quelli erano davvero malviventi della peggior specie e che sono stati uccisi per aver cucinato un piccolo passerotto...>> <<E' vero, era il compagno di Michele, una specie di portafortuna e girava sui tavoli, molto detenuti lo avevano adottato con affetto>> Margherita fece una smorfia <<Ma allora erano davvero stronzi quei tre>> <<Mi creda signorina, con la loro morte non ci siamo persi un gran ché, ma la legge è legge, uno non si può fare giustizia da solo>> <<Questo lo capisco, insomma nel rapporto dovremo scrivere che la rivolta di un intero carcere è stata causata dall'arrostimento di un uccellino? E che il colpevole, quello che, con più rabbia voleva vendetta, quello che li ha sbudellati, era Michele?>> <<Esatto, direi che ho già un sacco di problemi con la gestione di questo posto e se mi date una mano a chiudere il caso, sarebbe davvero una gran cosa!>> Virgilio voleva convincere i due che tutto l' accaduto era solo uno spiacevole episodio causato da una reazione isterica di vendetta. <<Vedremo che possiamo fare direttore, stanotte dormiremo qui e domani mattina a mente lucida ne riparleremo, abbiamo bisogno però di tornare al laboratorio e poterci muovere da soli>> Virgilio battè il pugno sul tavolo tenendo il coltello nel palmo della mano e gridò: <<Allora non vi fidate!>> Margherita e Giacomo si guardarono negli occhi scrutando, subito dopo, all'intorno le facce dei detenuti. Quell'atteggiamento sembrava quasi una minaccia. <<Si calmi, è solo la prassi, lei sembra sull'orlo di una crisi di nervi, non va bene mostrarsi così con i carcerati>> gli disse sottovoce Giacomo. <<E allora vi ci porto stanotte al laboratorio, inutile aspettare domani, vengo a prendervi a mezzanotte in punto. Le guardie vi porteranno alla vostre celle se volete riposare nell'attesa>>.

 
 
 

La prigione 66

Post n°68 pubblicato il 08 Luglio 2010 da laprigione

Ma subito dopo egli si mise a sedere sulla tazza del bagno portandosi le mani a coprire il volto per nascondere l'imminente crisi di nervi e di pianto; nonostante sapesse già dentro di sé che la sua storia era finita da un pezzo, sicuramente prima della morte del fratello, vedere scritto nero su bianco la burocrazia delle parole, la formalità del distacco era una pugnalata dentro il cuore. Come la pioggia arrivava preceduta da un cielo grigio, così adesso le lacrime presero a scendere nello spazio tra le mani e le guance fino ad arrivare a bagnare le labbra di un uomo messo in ginocchio dalla vita e dalle sue contorte ramificazioni. Virgilio nel frattempo aveva la patata bollente degli ispettori tra le mani e pensò che più si fosse mostrato disponibile e prima si sarebbero tolti dai piedi i due ficcanaso. Andò a cercarli, arrivando però sempre quando loro si erano già portati nel reparto successivo. Li ritrovò nella sala pranzo, quella dove si era consumato il delitto dei tre corvi neri e sfoggiò uno dei sorrisi che usava mostrare ai tempi d'oro quando tutto filava liscio all'interno del carcere.<<Ragazzi, sono qui! Se mi volete seguire vi accompagno a quella meraviglia tecnologica del nostro laboratorio>> <<Perfetto, non vedo l'ora>> gli rispose Margherita mentre i tre si avviarono verso la loro meta. Giacomo osservò con attenzione tutti i mezzi di protezione dell'accesso, girando la testa in ogni direzione possibile. <<Impianto d'allarme a sensori di posizione, accesso con rilevamento dell'iride, tre posti di blocco da superare con guardie armate, devo farle i miei complimenti ma una dubbio però nasce spontaneo>> <<Certo, ma certo! Che cosa non le quadra?>>Ribattè immediatamente Virgilio <<Questo è un laboratorio medico giusto?>> <<Esatto>> Giacomo lo fissò dentro la linea dello sguardo e proseguì<<Serve per curare i detenuti vero?>> <<Ma queste sono cose ovvie! Non capisco>> Giacomo e Margherita si scambiarono un'occhiata di complicità. <<Vede direttore, mi sembra spropositato un sistema di sorveglianza e di allarme così sofisticato per un posto dove non c'è nulla da rubare e che deve servire soprattutto per i detenuti...>> Virgilio, preso di sorpresa si infilò le mani in tasca cercando di guadagnare tempo per tirare fuori le parole giuste <<Guardate, alcuni macchinari medici sono a livello sperimentale, inoltre abbiamo delle droghe che potrebbero fare molto gola ai nostri ospiti, anche alcune terapie di cura non seguono esattamente il percorso della medicina tradizionale e pertanto non siamo certi delle reazioni delle persone sottoposte a questi trattamenti. Dobbiamo assolutamente essere sicuri che nessuno possa scappare da qui in uno stato di alterazione fisica o mentale, è una questione di sicurezza nostra e degli altri detenuti>> Margherita subito sottolineò la discrepanza tra il mondo alla luce del sole, quello degli edifici al livello superiore, dove addirittura sembravano venir coccolati i detenuti e quel luogo posto nel seminterrato che assomigliava di più ad una gabbia senza via d'uscita. <<Virgilio come me lo spiega questo?>>disse.  <<Non posso spiegarvi tutto ma non fermatevi alle apparenze, venite con me>> I tre proseguirono all'interno di quel luogo asettico, dove, di tanto in tanto, compariva qualche infermiere dentro la sua divisa bianca. Nell'aria un forte odore di medicinale avvolgeva tutti gli spazi e le camere sfilarano una dopo l'altra fino a che si trovarono davanti all'ultima porta sulla sinistra. Virgilio infilò la faccia nella stanza accendendo la luce. Una certa curiosità vibrava nell'animo femminile di Margherita, poi il cenno con la mano del direttore diede il via libera per l’accesso. <<Lei è Dorotea, quella che ha creato tutto questo, la donna che ha cercato di cambiare le regole delle carceri per rendere dignità anche ai disgraziati finiti nella condizione di prigionia. E’ in coma, l’abbiamo stabilizzata e stiamo cercando di riportarla ad uno stato cosciente. Nessuno può avvicinarla se non in mia presenza>> Giacomo si avvicinò e si chinò fino a quasi sentirne l’alito del respiro dopo di che si girò verso Virgilio chiedendogli <<Perché? Perché è qui e non in una struttura specializzata?>> <<Nessuno può curarla meglio di noi, tutti l’adoravamo e le tecniche di cura adottate dall’equipe medica sono di vera eccellenza, nessuno potrebbe darle una speranza in più di ritornare tra di noi>> Margherita nel frattempo era presa ad osservare i lineamenti regolari e dolci di Dorotea e non riuscì a frenare la lingua <<Una donna così giovane e talmente bella, la vita a volte è ingiusta>> <<Già>> concluse Virgilio <<Credo abbiate capito il perché di tanta sicurezza per questo luogo>> <<La vita e la morte accadono all’improvviso, le auguro di cuore di riuscire a risvegliarla, sento che in qualche modo tra di voi c’è un legame molto stretto>> <<Molto, sì, molto ma adesso andiamo voglio consegnarvi il cd della rissa in cui sono morti quei tre e il rapporto della morte dello “zecca”, fra mezz’ora arriva il nuovo carico di anime dannate e non potrò più assistervi.

 

 
 
 

La prigione 65

Post n°67 pubblicato il 30 Giugno 2010 da laprigione

Michele si rigirava dentro la cella come un lupo in gabbia, probabilmente iniziava a soffrire di claustrofobia, pochi metri in cui pensare alla presa per il culo della vita e quando sentì girare il chiavistello ne provò piacere, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui dialogare e confrontarsi o da prendere a botte. Si sentiva strano, una di quelle giornate in cui l'acidità di comportamento ti si pianta nel cervello. <<Che bello! Qualcuno che viene a vedere l'assassino..., prego, venite, entrate!>> Pronunciò queste parole pensando di vedersi di fronte le solite facce che già conosceva ma appena la porta si aprì e vide i due sbarbatelli si zittì, squadrandoli dalla testa ai piedi, specie lei, la ragazza. Non era niente male. <<Buongiorno sig. Michele io sono Margherita e il mio compagno si chiama Giacomo, siamo ispettori inviati ad indagare su quanto è accaduto nei giorni scorsi>> <<Ma che bello! Avete visto che spettacolo di carcere?>> <<Ci parli di cosa è successo l'altro giorno, tre uomini hanno perso la vita...>> <<Ma che cazzo vi devo dire? Erano solo merda che cammina>> <<Noi sappiamo che è scoppiata una rissa in sala pranzo e che lei l'ha provocata>> <<Ma che cavolo ne sapete voi? Non capireste mai e anche se velo spiegassi, non ci credereste...>> Giacomo intervenne <<Almeno ci provi>> <<Da qualche tempo, un passerotto allietava le mie giornate e quella di tanti altri detenuti, sembrava quasi un essere umano, lui capiva e mi voleva bene>> <<Un uccellino? Ho capito bene?>> Ribadì il concetto Margherita, assolutamente sorpresa che un duro dentro il carcere parlasse con emozione di un piccolo essere vivente. <<Sì, un uccellino, quello stronzo di Calogero e dei suoi degni compari, per dispetto lo avevano catturato e fatto cucinare dal cuoco... brutti pezzi di merda>> Un nodo stretto salì in gola a Michele impedendogli di aggiungere altro. Giacomo si portò le braccia dietro la schiena e seguendo con lo sguardo l'emozione del detenuto 88 concluse <<Insomma, tutto questo casino è successo per un dispetto? Tre uomini morti per la rabbia scatenata da un tale evento?>> Michele fece cenno di sì con la testa, mettendosi sdraiato sulla branda. << Comunque noi non siamo qui solo per quello, sappiamo che è morto anche un certo "Zecca", l'anziano detenuto che non aveva mai creato problemi e che la direttrice precedente è finita in coma. <<Lei era l'unica persona decente dentro questo posto>> gli rispose Michele <<Certo qualcosa di strano si avverte nell'aria, io vi consiglierei di scendere al laboratorio medico, anzi se mi ci portate verrei volentieri a trovare Dorotea>> <<Questo non possiamo proprio farlo, non è permesso far uscire liberamente per il carcere un detenuto pluriomicida>> Michele fece una smorfia ironica <<Già, pluriomicida... e allora andatevene a cagare>> La discussione in atto venne interrotta dall'arrivo di Virgilio con in mano le carte lasciate dal prete. <<Scusate il disturbo ma devo parlare con Michele e devo farlo da solo>> <<Nessun problema direttore, noi ci facciamo un giro, più tardi però vorremmo visitare il vostro avanzatissimo laboratorio medico>> <<Ok, ok, ma ora andate, guardia chiuda la porta>> <<A cosa devo l'onore della visita Virgilio?>> <<Piantala di fare il pirla, è una cosa seria, Don Andrea mi ha chiesto di recapitarti questo documento da firmare, te lo manda l'avvocato di tua moglie>> <<Sara non si è più fatta viva dal giorno del processo e ora che vuole?>> <<Vuole avviare la pratica del divorzio, vuole chiudere definitivamente con te>> <<Divorzio? Non glielo concederò mai, anzi visto che ho finito la carta igienica con questi fogli mi ci pulisco il culo>> <<Non puoi impedirglielo, ti consiglio di trovare una accordo consensuale anzichè iniziare una causa giudiziale, risparmierai soldi e mal di fegato, tanto lei per te è ormai persa>> <<Sono io che non ho più nulla da perdere, che mi faccia causa ma io non le darò mai il via libera per rifarsi una vita con qualche stronzo>> <<Questa è solo cattiveria, pensaci, io non ho alcun interesse nella questione, credo però che anche tuo figlio avrebbe diritto ad avere un nuovo papà che lo guidi fino alla maggiore età>> Michele divenne livido di rabbia, accartocciò le carte fino a farne una pallina ma non disse nulla. <<Dai, adesso vado, gli ispettori mi aspettano, pensaci, che cazzo ti devo dire d'altro...>> Quella palla di carta sembrava diventata rovente nel palmo della mano e il detenuto 88 non potè far altro che scagliarla con tutta la forza che aveva in corpo contro la parete. <<Devo scappare da questo incubo, devo andare a prendere mio figlio e poi andare in sud america>>

 

 
 
 

La prigione 64

Post n°66 pubblicato il 27 Giugno 2010 da laprigione

La mattina del 14 ottobre, all'improvviso un insolito fermento animò il carcere. Erano arrivati in pompa magna gli ispettori, due tipi giovani, un uomo e una donna, di fresco pelo laureati in giurisprudenza, i classici tipi ancora innamorati dalla giustizia e dalle regole dello stato. Il marcio del tempo non si era ancora spalmato sulle loro coscienze. Virgilio comprese subito che sarebbero stati cazzi amari quando gli andò incontro e gli strinse la mano. <<Benvenuti, io sono Virgilio Dante, il direttore>> La ragazza lo fissò quasi incredula e poi disse <<Dal suo nome e cognome lei deve essere un pozzo di cultura...>> L'altro alzò il sopracciglio, cercando di carpire la reazione del direttore. <<Ma brava, subito spiritosa vedo, qua abbiamo tre morti più il vecchio nel congelatore e tu hai tutta questa voglia di dire minchiate!>> <<Io non volevo...>> <<La ragazza non voleva offenderla>> concluse, passandole sopra con la voce, il tenente Ferrari. <<Ci scusi l'invasione io sono Giacomo e la mia compagna si chiama Margherita Strige, abbiamo avuto incarico dal nostor ufficio di effettuare una indagine riguardo alla morti recenti dei suoi detenuti, non le faremo perdere tempo ma abbiamo bisogno della sua collaborazione e di quella dei suoi sottoposti>> <<Questo carcere è un libro aperto, fino a tre mesi fa, non abbiamo mai avuto un problema, anzi a proposito di libro, si legga pure lei questo, noi lo chiamiamo la bibbia blu, è un manuale per i detenuti e non solo>> <<Lo ha scritto lei?>> intervenne con lo sguardo serio Margherita, prendendolo in mano. <<Magari, io, alla faccia del nome e cognome, ho fatto studi solo da geometra, questo libro meraviglioso di comportamento lo ha scritto la direttrice precedente>> <<Trasferita?>> <<No>> disse con un velo di malinconia Virgilio <<E' in coma a seguito di un incidente stradale>> Giacomo non riuscì a trattenersi <<Questo deve essere un posto che attira la rogna, visto quello che succede a chi è ospitato e a chi vi lavora!>> <<Non dica cazzate, coincidenze, solo schifose coincidenze>> <<Dormiremo all'interno del carcere se non le dispiace, sa, problemi di bilancio, hanno tagliato i fondi, due celle andranno benissimo>> Virgilio non potè far altro che acconsentire ma questo voleva dire avere addosso i federali ventiquattr'ore su ventiquattro. Prese la cornetta e chiamò subito Victor, una volta rimasto solo. <<Qua sono davvero solo cazzi nostri, amico, questi non credo che si possano corrompere coi soldi, hanno ancora la puzza sotto il naso e credono al mondo delle favole>> <<Virgilio quante volte te lo devo dire di stare calmo? Se non li possiamo comprare e scoprono qualcosa, ci sono altri sistemi per ammorbidirli, avranno pure dei parenti, dei figli, un'amante, so chi sono queste persone. Tranquillo, ho già messo una persona a studiare la loro vita da quando la madre gli puliva il culo, tutti hanno un punto di cedimento o degli scheletri nell'armadio>> <<Bene, perfetto, adesso mi sento meglio>> <<Anzi fai una cosa>> gli propose Victor dall'altro lato della cornetta. <<Dagli campo libero, mando io con i carcerati che arrivano domani, un mio uomo, noi lo chiamiamo "idraulico liquido", lui stura ogni situazione che sia otturata, bloccata. Se servirà, interverrà, ma ricordati che per noi è meglio una sanzione disciplinare e al limite il tuo declassamento per scarsa capacità di gestione, che altri omicidi. Lui sostituirà il trio precedente. <<Che bello, cazzo! E come si chiama questo fenomeno?>> <<Non te lo dico, nemmeno tu devi saperlo>> <<Ma mi pigli per il culo? Io sono il tuo socio!>> <<Lo saprai a tempo debito, adesso non è il caso, ciao>> concluse Victor mettendo giù la cornetta. Virgilio comprese che la terra cominciava a scottargli sotto i piedi, quel bastardo di Victor stava inviando un killer nella prigione e il fatto che non gliene avesse comunicato il nome poteva solo indicare una cosa, che anche lui all'occorrenza poteva diventare un bersaglio. Tutto per colpa di quello stronzo di Michele che aveva innnescato il meccanismo diabolico e la relativa sequenza di morte. Decise che gliela avrebbe fatta pagare, appena ne avvesse avuto l'accasione. Giacomo e Margherita, intanto,cominciarono a fare il giro del perimetro del carcere, osservando l'elevata qualità tecnologica e la distribuzione dei servizi ai detenuti. <<Sembra di essere nel paese delle meraviglie...>> Esclamò fissando la sua compagna il tenente Ferrari. <<Già, tutto perfetto, mai visto una roba del genere, fantastico anche il sistema di automantenimento della struttura, però...>> <<Però che?>> <<Sono donna e noi donne certe cose le avvertiamo a pelle, qualcosa, qualcosa non mi torna, dobbiamo stare attenti>> <<Come vuoi, non dormiremo di notte! Che ne dici se, adesso, andiamo a parlare con sto Michele di Mergiona, il principale indagato per la morte di quei tre?>> <<I tre fior fior di persone marce che sono stati seccati?>> <<Esatto>> <<Ok, parliamoci, io quasi, quasi, gli darei la medaglia come spazzino dell'anno per aver fatto pulizia di tali balordi>> <<Nessuno può farsi giustizia da sé, lo sai, noi vogliamo stare dalla parte dei buoni...>> <<Ok, hai ragione>> allargò le braccia la ragazza <<Ma nella vita qualche volta serve. Cerca di essere più elastico nel giudizio>>

 

 
 
 

La prigione 63

Post n°65 pubblicato il 24 Giugno 2010 da laprigione

<<Fallo accomodare e chiudi la porta>> Poco dopo lo vide entrare avvolto nel suo abito nero con in mano una bibbia, visibilmente consumata dagli anni di lettura. <<Buongiorno Virgilio, che Dio la benedica>> gli disse facendosi il segno della croce alzando entrambe le braccia al cielo. <<Ne avrei davvero bisogno, visto i casini che stanno succedendo qua dentro!>> <<La vita ci pone sempre davanti delle prove, delle sfide, basta camminare in vie di giustizia>> <<Padre mi scusi, ma non mi serve la predica, che posso fare per lei?>> Il prete baciò la bibba, la mise sul tavolo e dopo aver tirato un sospiro di sollievo, scosse la testa da destra a sinistra dicendo: <<Non è stato Michele ad uccidere il fratello>> Virgilio si alzò di soprassalto tirando fuori gli occhi dalle orbite. <<Cosa?>> <<Glielo ripeto, non è stato lui!>> <<Allora le mie orecchie hanno sentito bene! E chi è stato ?>> <<Per il momento preferisco non dirlo, ma ho intenzione di far riaprire il caso>> Virgilio prese a far girare il mappamondo che era in bella vista alla sua sinistra, poi lo fermò di colpo. <<Ormai non ha più importanza>> <<Perché? Mi dica perché non ha più importanza>> <<Perché ha fatto fuori un detenuto ed è stato già condannato per direttissima, prove schiaccianti e c'è una indagine in corso per altri tre omicidi, Michele non uscirà più da questo penitenziario>> Don Andrea chiuse gli occhi, innalzando, nella sua mente, una breve preghiera a Dio affinchè gli permettesse di trovare le parole giuste. <<Non posso lasciare che lui paghi per un'altra persona, la mia coscienza non me lo permette>> <<Faccia pure quello che vuole, le consiglio di rivolgersi al giudice che ha emesso la condanna, ma l'avviso, dovrà portare prove e non chiacchere>> <<D'accordo, posso vedere Michele adesso?>> <<Assolutamente no! E' in cella d'isolamento e siamo in attesa dell'arrivo di due ispettori per i recenti avvenimenti, mi spiace ma non le è concesso dal regolamento>> <<Ma io devo vederlo per comunicargli quanto ho detto a lei e per fargli firmare questa carta che mi ha dato sua moglie>> ribattè il prete tirando fuori dalla bibba un foglio di protocollo piegato. <<E quello cos'è?>> Perplesso chiese Virgilio. Don Andrea glielo mise in mano <<Lo legga>> Dopo una breve occhiata il direttore esclamò <<Istanza di separazione in attesa di divorzio?>> <<Sì, comunque vada la moglie ha deciso di lasciarlo>> <<Ma come? Non capisco, lo lascia anche se innocente?>> <<Virgilio, la situazione è davvero molto delicata, ripeto non posso spiegarle nulla al momento però una cosa è assolutamente certa>> <<E quale?>> <<Sara non lo ama e vuole avere accanto un altro uomo con cui crescere Matteo, Michele non è mai stato in grado di assolvere al suo compito>> <<Lo lasci a me, ci penso io a farglielo leggere e nel caso lo firmi glielo spedirò con la posta prioritaria o se no dovrà tornare fra qualche settimana>> Don Andrea dovette arrendersi. Si alzò, salutò, andandose poi. Virgilio invece iniziò a ragionare con calma. <<Che sfiga che ha avuto questo!>> Gli venne facile accennare un sorriso pensando a come si fossero maledettamente complicate le cose per Michele, come tutti gli eventi si fossero concatenati fino a portarlo a commettere davvero un omicidio. Infatti a questo punto era ormai chiaro il fatto che lui non avesse ucciso il fratello, che non fosse nemmeno responsabile dell'uccisione del vecchio fatta ad arte per incastrarlo e che se tutte queste cose non fossero mai accadute Michele non si sarebbe trovarto in prigione e quindi non avrebbe mai ucciso nessuno. Paradossalmente la cosa più difficile da dimostrare era la colpevolezza per l'omicidio davvero commesso da lui. Già, quell'episodio aveva creato solidarietà tra i detenuti, alimentando i primi fermenti all'interno del carcere e una crescente insofferenza verso l'apparente purezza e moralità del direttore. Si erano resi rei confessi quasi tutti e se avessero mantenuto quella linea di comportamento, nessun giudice avrebbe potuto incriminare i responsabili. Virgilio rimuginò sulla questione e gli sembrò assolutamente chiaro che nei giorni seguenti avrebbe dovuto spezzare il legame tra Michele e gli altri. Non aveva ancora ben chiaro come fare ma la strada da percorrere era quella. Michele, intanto, seduto sul pavimento della cella iniziò a pensare intensamente a Matteo, suo figlio. Ne sentiva la mancanza, erano ormai mesi che non lo vedeva più e si chiedeva le cose che si chiede un padre. <<Chissà a scuola... speriamo che studi, questo non è un mondo per ignoranti, forse ha già la fidanzatina>> Fu proprio in quel momento che una lacrima prese a scendere sul suo viso e il magone a stringergli il petto. Si rese conto di quanto la vita fosse difficile a volte ma nonostante questo, uno straordinario miracolo. Bisognava vivere la vita ogni giorno, assaporando ogni cosa nel bene e nel male. In fondo non era ancora trapassato e la speranza, si dice che sia l'ultima a morire. Se fino a quel momento aveva avuto il mondo contro, la svolta poteva essere dietro l'angolo. <<Come il tempo, può piovere un giorno, una settimana, un mese, ma non può piovere per sempre!>>

 
 
 

La prigione 62

Post n°64 pubblicato il 17 Giugno 2010 da laprigione

<<Calmo, un paio di balle! Il culo qui lo rischio io>> pensò Virgilio immediatamente dopo aver concluso la telefonata. La prima cosa che gli venne in mente fu quella di sigillare il laboratorio ricavato in una grotta naturale proprio al di sotto del penitenziario, facendolo evacuare, la notte stessa, dall'equipe medica che si occupava dei prelievi. Certo di soldi ne avevano ricavati parecchi negli anni precedenti vendendo organi dei giovani e sani ospiti che periodiamente arrivavano. Ci avevano messo un pò a reclutare fra i detenuti quelli che avessero competenze mediche adeguate e in questo Victor era stato fondamentale, pilotando gli arrivi attraverso una fitta rete di corruzione nei penitenziari circostanti, ma alla fine erano riusciti ad organizzare le cose quasi in modo industriale. Di ogni detenuto non si buttava via niente,come accade per il maiale, bastava raccogliere gli ordini e procedere una volta venduto tutto. Si partiva dai reni proseguendo con gli occhi passando per i polmoni fino ai trapianti di pelle, quello che restava alla fine veniva inviato nei laboratori di ricerca sperimentale che tutti gli stati del mondo di nascosto alimentano per studi fuori dalle regole internazionali e dall'etica. Nei rari casi in cui qualche "pezzo" avanzava la struttura era in grado di conservarlo per un certo tempo. Più soldi entravano e più ne venivano investiti per migliorare la "produzione industriale". Il sistema sfiorava la perfezione, almeno finchè a rappresentare il carcere c'era Dorotea con i suoi principi innovativi e morali. Fino a quel momento, ogni qualvolta arrivano dei visitatori o degli ispettori, l'apparenza di benessere e di ordine accompagnata alla sua grazia femminile avevano fatto sorvolare le considerazioni sulla prematura scomparsa di qualche disgraziato delinquente, anche perchè i "candidati" venivano scelti con estrema cura, non solo per la qualità fisica, ma anche per la loro mancanza di parentela o di relazioni al di fuori della struttura. Se nessuno ti aspetta, nessuno ti verrà a cercare. Adesso tutti i progetti fatti di filarsela in qualche paradiso sparso nel terzo mondo erano seriamente messi a rischio. Tre morti in un colpo solo non possono passare inosservati anche se si foraggia a destra e manca; chiaramente si era superato il limite tollerabile per mantenere una formale dignità di istituzione pubblica. <<Speriamo che non mi mandino con il capo commissione, qualche sbarbatello, pieno di ideali e voglia di cambiare il mondo >>. La mattina dopo completò il lavoro facendo sparire ogni carta compromettente e l'hard disk su cui erano registrate le tracce delle transazioni via internet. Fece tutto da solo perché erano stati così bravi, lui e Dorotea, che, molte, fra le guardie che prestavano servizio nel penitenziario, erano completamente all'oscuro di ciò che accadeva sotto terra, anzi alcune di loro avevano adottato la morale contenuta nella "bibbia blu", portandola nelle loro case. Come la religione nel mondo, diventata nei millenni l'oppio dei popoli, un mezzo per controllare le masse, un sistema legato a doppio filo con la politica così il manuale di Dorotea rappresentava la bella facciata dietro cui nascondere il lato oscuro e i traffici illegali di chi amministrava il potere dentro l'istituto. I suoi pensieri vennero interrotti all'improvviso dal bussare alla porta del comandante di picchetto. <<Avanti!>> <<Buongiorno Direttore, c'è una persona che vuole parlare con lei, un prete>> <<Come un prete? Ci mancava pure questa!>> <<Dice che vi conoscete già, è un certo Don Andrea>> Virgilio sbuffò, non ci voleva proprio un rompicoglioni proprio in quelle ore di fremente attesa.

 
 
 

La prigione 61

Post n°63 pubblicato il 16 Giugno 2010 da laprigione

Il resto del giorno trascorse con un agitazione diffusa in ogni reparto del penitenziario. La reazione, ad alcuni tra quelli che non avevano partecipato alla rissa, parve esagerata e assurda, tre uomini, tre esseri umani avevano perso la vita a causa di un piccolo insignificante uccellino, ma la maggioranza si mostrò d'accordo e decisa a mantenere il muro d'omertà affinché i colpevoli rimanessero impuniti. Provavano un intenso piacere per la vendetta mischiato ad un dolore inspiegabile per quel piccolo esserino, per la perdita dell'unico vero raggio di luce e speranza che fosse entrato nel carcere. Anche Michele si pose delle domande una volta esplicate le formalità di rito e ricondotto alla sua cella d'isolamento <<Mio Dio, l'ho fatto, stavolta l'ho fatto sul serio...>> disse picchiando forte i pugni contro il muro <<Adesso sì che sono un assassino>> Li picchiò ancora e ancora quei pugni chiusi contro il muro fino a farsi sanguinare le nocche, poi si lasciò andare sbattendo la schiena contro la parete retrostante e scivolando verso il pavimento cominciò a piangere e a singhiozzare come quando un bambino viene messo dietro alla lavagna in punizione. Subito dopo si mise a ridere come un pazzo, poi a gridare. In realtà si sentì attraversato da diverse sensazioni contrastanti arrivando a bestemmiare contro Dio e al destino gramo. <<La vita mi prende per il culo, sono finito in questo posto innocente e adesso le circostanze hanno aggiustato le cose a mio danno, la vita è stronza, sono un omicida, uno sporco omicida>> Finalmente arrivò la notte a coprire col suo velo scuro la tristezza di quel giorno da dimenticare ma, nel sonno inquieto ogni tanto un sussulto gli faceva gridare il nome del suo piccolo amico <<Marcellino, Marcellino..., dove sei? portami con te>>. Dall'altra parte del carcere, un Virgilio estremamente inquieto e agitato, se la prendeva con tutto il mondo sbattendo porte e dando ordini in modo sgarbato e nervoso. Le guardie lo videro andare avanti e indietro un bel pò con le mani incrociate dietro la schiena fino a quando non squillò il telefono. Lo videro correre e chiudersi a chiave all'interno. <<Victor sei tu?>> disse, concitato, senza nemmeno aspettare di ascoltare la voce dall'altra parte del filo. <<Sì, ma adesso calmati>> <<Qui è successo un casino, un casino grosso come una casa>> <<Lo so, mi girano le balle, ho perso tre dei miei, tre dei migliori>> Virgilio cercò di giustificarsi sull'accaduto <<Ho fatto solo quello che avevamo concordato, ma chi avrebbe mai pensato una reazione così in aiuto di Michele? Doveva essere un lavoretto facile, facile, se quelli erano i tuoi uomini migliori stiamo freschi, la cazzata l'hanno fatta loro>> Victor cercò un tono che in qualche modo potesse tranquillizzare il direttore <<Ok, ok, a tutto c'è rimedio>> <<Il problema grosso è che avremo addosso gli ispettori, mi hanno già avvisato del loro arrivo, previsto per settimana prossima>> <<In qualche modo faremo, tu tieni la bocca chiusa e spsendi ogni attività fino a quando non sarà finita questa pagliacciata, ripeto: devi stare calmo e fare come le tre scimmiette, non vedo, non sento e non parlo e andrà tutto bene>>.

 

 
 
 

La prigione 60

Post n°62 pubblicato il 10 Giugno 2010 da laprigione
 

Poco dopo, Michele, subito impiegato dai suoi carcerieri,mentre era intento a raschiare la vernice vecchia della staccionata del recinto dei maiali, vide passare nel cortile i tre corvi neri, le brutte facce che già all'inizio della sua detenzione aveva notato. Un pugno in un occhio rispetto agli altri, non li aveva mai visti lavorare, adoravano solo mangiare come delle bestie alla mensa. <<Che sguardo da fetenti>> pensò ma, appena rimesso in circolazione, non aveva voglia di farsi troppe paranoie. Gli pareva addirittura fantastico starsene a grattare il legno tarlato con la sua spatola e l'acquaragia sotto il tepore di un tenue sole d'autunno. <<E' solo quando sei privato di qualcosa che apprezzi quanto anche una stronzata sia importante nella tua vita, altrimenti è tutto scontato>>. Michele continuava a pensare a quel termine "scontato". <<Vuol dire che costa poco e... ovviamente, si tende a dare basso valore a quello che è sottocosto. Insomma apprezzare le cose della vita significa dar loro un valore, un significato, vederle importanti>> Che bello salutare di nuovo gli altri ospiti della prigione, nonostante molti lo vedessero come un bastardo. Incamminarsi per mettersi in coda, il rumore dei piatti, il profumo del cibo in quel momento si trasformarono in musica per le sue orecchie, ma il tocco finale, la cesellatura dell'artista, avvenne quando lo vide, quando vide arrivare marcellino. Il piccoletto planò come un aliante atterrando direttamente sulla sua testa. <<Mica scemo il piccolo, ha voluto posare le zampe sul morbido...>> pensò MIchele. La scena fece scoppiare in una risata di ilarità tutti quelli che si trovavano lì vicino, alcuni presero a indicarlo con l'indice, attirando così ancora di più l'attenzione. Era proprio buffo vedere quell'omaccione del detenuto 88 con un uccello sulla testa. Subito dopo seguirono una serie di commenti e di battute allusive, alimentando in questo modo il buon umore di quella marmaglia. La cosa sorprendente fu che nonostante tutto quel chiasso lui non se ne volasse via, che si fidasse a tal punto di Michele da arrivare a non temere nessuno degli altri. Quando poi egli si sedette per consumare il pasto, con un saltino, l'esserino alato saltò dai capelli ricci sul tavolo e si mise a beccare una foglia d'insalata che sporgeva rispetto al piatto. Michele si sentì felice e vero protagonista al centro dell'attenzione. La scena nei giorni successivi si ripeté con continuità fino a spingere alcuni dei detenuti a litigare tra loro per sedersi il più vicino possibile a dove si sedeva il detenuto 88 per dare da mangiare, anche loro, al suo piccolo amico. In un certo senso marcellino lo stava aiutando e reinserirsi nella comunità. Giorni di apparente calma, di ameno trascorrere del tempo intervallati alla lettura della "bibbia blu"ed in particolare del settimo capitolo dal titolo: "La forza del perdono". Era bello sentire che la miglior vendetta era il perdono e che tutti peccano. Gesù stesso disse "chi è senza peccato scagli la prima pietra", in occasione del tentativo di lapidazione di una prostituta. <<Teoria..., la teoria è bella ma la pratica è molto difficile>> concluse Michele. Però leggere quelle cose, quel messaggio rivoluzionario che invertiva il comune senso di reazione alle ingiustizie, ripreso da Dorotea, faceva bene al cuore. Agire così non era per nulla scontato. Quando una cosa non è scontata c'è un prezzo da pagare ed un prezzo intero completo. <<Cazzo, amare e comportarsi bene è una cosa difficilissima, più facile seguire l'istinto, io non ce la farò mai, se mi danno uno schiaffo io non porgo l'altra guancia>>.Proprio quando le cose sembravano andare verso una completa normalizzazione, almeno per la vita dentro il carcere, accadde un evento che sconvolse Michele e i suoi tentativi di diventare una persona migliore. Il ventotto ottobre, una giornata iniziata come tante altre, sotto una sottile pioggia, Michele vide passarsi sotto il naso il trio di bastardi. Erano già un pò di giorni che lo scrutavano di nascosto e da lontano ma questa volta gli si avvicinarono, sorridenti in modo malizioso e addirittura gli rivolsero la parola <<Buon appetito,88>> La cose lo sorprese non poco, anche se non intuì che il motivo di quel saluto era tutt'altro che un gesto di cortesia. Lì seguì con la coda dell'occhio e li vide entrare da Virgilio. <<Se cambiano questi, allora chiunque può diventare prete>>. Ignaro di quello che sarebbe accaduto, all'ora di pranzo Michele si mise in coda per prendere la sua razione di cibo. <<Strano, cappero, marcellino non è ancora arrivato>> Lui e molti altri detenuti, giravano la testa verso il vuoto del cielo cercando di vederne l'arrivo. I tre balordi erano già seduti, proprio dove di solito si sedeva il detenuto 88. Oltre ai loro vassoi si notava un bellissmo vassoio d'argento, di quelli che usano i nobili, addirittura con il coperchio. Stranamente non erano intenti a mangiare ma osservavano accuratamente ogni mossa di MIchele che poco dopo si sedette. <<Buon appetito ragazzi>> <<Ma che gentile che sei!>> esclamò Calogero, quello che sembrava essere il capo di quel trio del male. <<Sei così bravo che abbiamo pensato di cucinarti personalmente qualcosa di speciale...>> L'espressione sul volto di Michele cambiò rapidamente, sbiancò sospettando già quello che avrebbe scoperto da lì a poco. Virgilio, intanto osservava la scena tramite le telecamere di sorveglianza, sapeva che quegli uomini avrebbero dovuto provocare la rissa per eliminare dal gioco Michele che, ormai sospettava troppe cose. Sarebbe intervenuto solo a cose fatte. Uno dei compagni di Calogero si alzò in piedi e portò in alto il calice, anche se pieno di sola acqua <<Brindiamo alla vita!>> gridò ad alta voce attirando l'attenzione anche di chi non aveva seguito la scena dall'inizio. L'altro, il terzo applaudì in una posa plastica alllungando i piedi sotto il tavolo. <<Tieni, ce n'è abbastanza solo per te, poca roba, solleva tu il coperchio>>. Michele prese a tremare dalla rabbia e dalla paura di vedere qualcosa di agghiacciante. Passarono una trentina di secondi in cui il silenzio assoluto sembrò calare nella bellezza asettica di quella sala di ricreazione,dopo di che alzò lentamente il coperchio. <<Mio Dio...>> Sul vassoio in mezzo a una decina di patate crude, un piccolo esserino, bruciato con la fiamma ossidrica. Era marcellino con le sue piccole zampine carbonizzate verso l'alto, il puzzo delle piume bruciate si mischiava con quello del sangue rinsecchito. In pochi secondi si formò una calca intorno a loro, tutti volevano vedere. Michele continuava a muovere la testa incredulo dell'orrore di quella scena. Come si poteva essere così crudeli? Così cattivi dentro? Non riusciva più a dire una parola davanti a quelle facce di merda che se la ridevano tra di loro. <<Che c'è? Non è cucinato bene,88? Vuoi che lo arrostiamo ancora un pelino?>> dicendo questo Calogero si tirò fuori dalla tasca un accendino. Un vulcano di calore prese ad eruttare dentro il cuore e la mente di Michele che, con ancora in mano il copri vassoio, si avventò come una belva su quei tre uomini. Ormai era fuori controllo, una innaturale furia cieca lo aveva invaso, alla faccia del capitolo sul perdono. La trappola era scattata e come previsto scoppiò la rissa mentre tutti gli altri detenuti si misero a fare capannello intorno ai quattro uomini. Pugni, calci, coltellate da una parte e dall'altra. Nonostante si stesse battendo come un leone, da solo contro tre armati di coltello non ce l'avrebbe mai fatta, ma quello che avevano commesso quegli uomini era un delitto così disgustoso che non potevano passarla liscia. Alcuni di quelli che nei giorni precedenti avevano provato piacere delle visite di marcellino si buttarono a capofitto nella mischia. Alla fine Virgilio dalla sua postazione non riusciva a vedere altro che una montagna di carne umana. Fece scattare le guardie, armate di tutto punto che in pochi minuti si trovarono schierate intorno a quel manipolo di uomini. <<Basta! Adesso basta!>> gridò Virgilio, seguito immediatamente dopo da una raffica di mitra dalla torretta. <<Ognuno si alzi e si metta in fila, subito!>> Gli uomini lentamente obbedirono fino a quando sul terreno non rimasero altri che Michele con due ferite in corpo e un taglio sl labbro e i cadaveri dei tre su di lui. Con sorpresa del direttore e delle guardie ad avere avuto la peggio erano stati proprio Calogero e i suoi due compagni. <<Cazzo no! Altri tre omicidi...>> gridò alterato Virgilio fingendo di essere arrabbiato per quel motivo ma essendo in realtà furioso perché il piano era andato storto e a lasciarci la pelle non era stato Michele. <<Meno male che gli altri non li avevi uccisi! E adesso che mi dici?>> <<Non cerco scuse, questa volta sono stato io..., io ...hai capito? Hanno ucciso marcellino, bastardi, figli di puttana>> <<No. direttore, sono stato io a ucciderli!>> gridò uno degli altri detenuti coinvolti, poi ancora uno e un'altro ancora, fino a diventare un coro>> <<Ho capito, siete tutti colpevoli, andate a fanculo, ne riparleremo>>

 
 
 

La prigione 59

Post n°61 pubblicato il 07 Giugno 2010 da laprigione
 

Altri giorni continuarono ad affacciarsi nel silenzio della cella ma un uomo non può vivere solo di cibo, aria e bagno. A Michele i nervi cominciarono a cedere , tranne nei rari momenti in cui Marcellino veniva a fargli compagnia. <<Brutti bastardi>>esclamò. Era chiaro che, con Dorotea fuori gioco, nessuno aveva più alcun interesse per lui, nella mente sempre la stessa domanda: "Perché?" Il senso stesso di aspettare il sorgere del sole non aveva logica.Quanto volte aveva graffiato, ormai, le pareti dell'universo di cemento dentro il quale era stato rinchiuso e adesso che si affacciava una lacrima sul viso il motivo era da ricercare nel ricordo di Matteo. <<Chissà com'è cresciuto mio figlio...sicuramente andrà bene a scuola, è sveglio, sì, è sveglio come suo padre>> La voglia di lasciarsi andare stava diventando la compagna di quell'autunno ormai inoltrato, finchè una mattina, senza preavviso la porta si aprì. <<Ciao Michele, bravo, devo complimentarmi con te>> <<Virgilio mi vuoi pigliare per il culo? Bravo perché?>> La reazione di Michele lasciava intendere l'incazzatura mista alla depressione. Il direttore del carcere, si accese la sigaretta, senza fissarlo in volto, lasciando che il fumo tracciasse la luce filtrante dalla finestra, dopo di che continuò in ciò che aveva in mente <<Bravo..., non hai rotto le palle, ti sei comportato da uomo sottomesso, direi che hai fatto davvero la parte del detenuto modello>> Michele continuava a non capire <<Che diavolo avrei potuto fare in questi quattro metri di merda?>> Virgilio si grattò la testa e gli fece un sorriso ampio e compiaciuto. <<Tu niente, ma io, ho inoltrato una pratica per portarti di nuovo al regime ordinario del carcere, stamattina è arrivata l'approvazione da parte del giudice, sono venuto a dirti che ti tiro fuori da questa topaia>> <<No, non ci credo>> <<E' tutto vero, leggi tu stesso>> Le cose stavano proprio così. L'ordinanza del giudice autorizzava il declassamento del suo trattamento. Come era piacevole nella testa del detenuto 88, leggere quello scritto, finalmente sarebbe tornato nel piccolo mondo che si era costruito nei mesi precedenti, sarebbe stato ore all'aperto e avrebbe lavorato. <<Virgilio io..., non so come ringraziarti>> <<Di nulla, tu fila dritto e diventerai vecchio qui dentro come lo zecca, fai il pirla e sarò costretto a riportarti qui e a dimenticarmi che tu esisti>> I due presero a salire le scale, seguiti dalle guardie di accompagnamento, scambiandosi sguardi di vario tipo dall'emozionato al sospettoso. <<E Dorotea? Non mi hai detto nulla di lei? Si è ripresa?>> Virgilio si fermò di colpo e scosse la testa in segno di diniego poi sussurrò, manifestando tutto il suo senso di impotenza <<E' rimasta in coma, una situazione senza alcuna variazione, ma è ancora viva, la speranza è l'ultima a morire>> <<Già, la speranza...>> Proprio quando Michele stava per gettare la spugna, l'ultimo che avrebbe mai immaginato come possibile alleato era venuto a tirarlo fuori. La speranza è come la fede arriva nel modo in cui non te l'aspetti. Virgilio lo accompagnò fino al refettorio, affinchè potesse consumare di nuovo il rito del caffè e del capuccino. Lo salutò e rimase con le braccia conserte qualche minuto per osservare che gli altri detenuti lo accogliessero nel modo dovuto, gli sguardi intorno non erano per niente incoraggianti ma, a parte un vocio di sottofondo degno di un capannello di vecchie zitelle al mercato, non accadde nulla. Subito dopo, tornò in ufficio e prese il telefono, componendo il numero di cellulare di Victor. <<Fatto, come d'accordo>> <<Bene, Virgilio, adesso bisogna solo fare in modo di provocarlo, diciamo tra una settimana o due, una bella rissa>> Virgilio sghignazzò e poi rispose <<Per quello non c'è problema, mi è già venuta una idea...>> <<Lo so tu sei un uomo sveglio, ok e per Dorotea? Ho sotto mano una richiesta interessante per i suoi occhi e anche il resto credo di poterlo piazzare..>> <<Lei no, non si tocca>> <<Ma dai, una volta ci serviva ma adesso è solo una puttanella come tutte le altre per di più come una larva>> <<Ho detto no! Hai capito? Non pensarci neanche a metterci le mani sopra se no mando all'aria tutto e ti vengo a cercare...>> Una lunga pausa di silenzio lungo il filo della cornetta del telefono lasciò intendere quanto poco avesse digerito la sua risposta Victor e al tempo stesso il suo tentativo di riflettere. D'altronde gli affari sono affari. <<Pensi di farmi paura? Non permetterti mai più di trattarmi così o diventerai anche tu concime per i campi del tuo penitenziario. Tientela la donna ma non mancarmi mai più di rispetto, stronzo!>> <<Patti chiari Victor. Solo patti chiari se vuoi continuare ad arricchirti per quando sarai fuori>> Si salutarono dopo un'altro paio di insulti e minacce, schermaglie necessarie nel mondo delle carceri, quasi un modo per mostrare i muscoli, per manifestare la propria forza. In fondo tra di loro contavano solo gli affari, tutto il resto era sacrificabile.

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 11
 

ULTIME VISITE AL BLOG

lubopolaprigionecinieri.cinierininokenya1michelamail.mThePiluikeuohafuriabianca0unamamma1elektraforliving1963roccotinellofabiana.giallosolemt1970dglaniaisa
 

ULTIMI COMMENTI

Misterioso ed avvincente...
Inviato da: lapentolachebolle0
il 01/02/2012 alle 11:51
 
dio, qanto č bella.. mi ruba lacrime, nulla č per sempre se...
Inviato da: TheBlackLily
il 13/11/2011 alle 19:39
 
..vero, da non perdere... io lo so, ho avuto la fortuna di...
Inviato da: TheBlackLily
il 15/02/2011 alle 13:05
 
Sono tornato....
Inviato da: laprigione
il 04/02/2011 alle 21:55
 
wow.. un inizio intenso.. promette :))
Inviato da: TheBlackLily
il 04/02/2011 alle 18:11
 
 

CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963