MASSA: 1915-1918

120 anni fa nasceva PIERO MASSONI, pilota della GRANDE GUERRA


PIERO MASSONI  In foto: Piero Massoni, il secondo da destra, abbracciato all'amico Aldo Finzi Giusto 120 anni fa fervevano in questi giorni i preparativi per il battesimo di Piero Massoni, aviatore della Grande Guerra, figlio primogenito del Marchese Gaspero e della nobildonna belga Marie Matthys Moreau La Moreau aveva portato in dote all'attempato marchese due figli avuti dal precedente matrimonio. Piero, primogenito della coppia e primo erede della nobile famiglia, venne alla luce il 12 aprile 1896, nella villa Tori-Massoni di Massa (MS), ereditata per parte di Francesca Tori, nonna paterna giovane benestante massese andata in sposa a Pietro, padre di Gaspare. Il battesino si sarebbe svolto nella piccola Cappella di famiglia, fatta costruire da Gasparo nei pressi delle splendide terrazze della bucolica residenza di campagna, in cui il marchese aveva preso la residenza, alternando la sua vita tra Massa e Lucca, sua città di origine. Il giovane rampollo Massoni trascorse gran parte della sua adolescenza nella piccola cittadina affacciata sull'alto Tirreno, ma affascinato dai mezzi volanti che la guerra europea aveva sempre più imposti nei cieli e nella fantasia degli uomini, presto decise di arruolarsi per diventare un pilota. Nel 1915 entra come volontario nella scuola di aviazione di Mirafiori a Torino e nel 1916 è già pilota esperto, attivo con gli aerei da ricognizione sulle più impervie zone del Fronte. Imparò a pilotare diversi aerei, dai pesanti Caudron 300 da ricognizioni, al più agile e leggero SVA alla cloche del quale fece parte della 87 Squadriglia la “Serenissima” e con cui partecipò alla incredibile azione su Vienna il 9 agosto 1918 con Gabriele d'Annunzio. Coetaneo di Flavio Torello Baracchini, instaurò un rapporto di sincera amicizia con il pilota Aldo Finzi, suo commilitone nella Serenissima.  Nonostante le sue imprese e le sue tre medaglie d'argento, Piero Massoni non salì mai agli onori della cronaca. Finzi invece fu ministro nel governo di regime ma presto pagò tutte le conseguenze del suo carattere integro e ribelle e soprattutto dell'essere ebreo. Accusato indirettamente di essere fautore del delitto di Giacomo Matteotti fu imprigionato. Nel 1944 fu tra i fucilati delle Fosse Ardeatine. Finita la Grande Guerra, a differenza dell'amico Aldo e di altri aviatori, Piero scelse la vita civile, rifiutando il nuovo corso politico e recandosi per lunghi periodi in Belgio, patria della madre e sua seconda patria, più aperta e liberale dell'Italia post bellica. I centoventi anni dalla sua nascita ed il Centenario della Grande Guerra sono occasioni per ricordarlo e per ricordare che, pur non essendo mai stato un asso dei cieli, le sue imprese scrissero comunque una parte della storia d'Italia e della nostra città.http://blog.libero.it/PrimaGuerra/13133515.html