Creato da anna_861 il 27/05/2014

MASSA: 1915-1918

MASSA (MS) NEGLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA: MONUMENTI, STORIE, IMMAGINI, RACCONTI

 

 

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97 ANNI FA ... IL VOLO SU VIENNA

97 anni fa accadeva che a quest'ora una squadriglia di aerei sorvolasse Vienna, sganciando manifestiti inneggianti alla alibertà dell'Italia piuttosto che bombe. Azione unica per tanti motivi, da ricordare insieme ad uno dei piloti che la compirono. Quel misconosciuto tenente Piero Massoni, di origini lucchesi e naturalizzato massese, schivo e valoroso aviatore, tra i fidi di D'Annunzio nel raid viennese. Un ricordo di quel giorno.

 

"Volavano già da un pò in territorio nemico e Vienna era sempre più vicina.

Quella era stata per gli aviatori italiani la loro ultima occasione per compiere l'ardita impresa, già altre volte fallita. Ora o mai più ... e così il vate la sera prima della partenza, aveva fatto giurare a più fidi che sarebbero arrivati a Vienna, ad ogni costo!

La nebbia non prometteva nulla di buono neppure quel mattino del 9 agosto. Alle 5.15  gli undici SVA si lanciarono comunque in volo uno dopo l'altro e si ordinarono nel cielo in formazione, dietro allo SVA del comandante. alle 5.50 erano tutti scomparsi nella foschia.

La formazione a losanga era guidata dallo SVA biposto pilotato da Natale Palli con a bordo il comandante Gabriele d'Annunzio che, seduto dietro, si preparava all'azione. Dopo la partenza da S. Pelagio, tre degli unidici SVA si erano dovuti quasi subito arrendere per guasti ai motori ed uno, quello pilotato da Gino Sarti, fu costretto alla resa che era già in territorio nemico. Il raid fu portato a termine dai sette SVA rimasti.

Dietro il biposto del comandante, a poca distanza, affiancati, procedevano alla stessa velocità gli altri SVA pilotati dai tenenti Antonio Localtelli, Piero Massoni, Aldo Finzi, Ludovico Censi, Giordano Granzarolo, e dal sottotenente Gino Allegri.

Sono da poco passate le 8 quando i velivoli arrivano rombando sopra i tetti della città danubiana. Nella bruma del primo mattino, si delineava appena l'ombra del campanile di S. Stefano. La città iniziava a svegliarsi, impreparata ad assistere allo spettacolo che da lì a poco si sarebbe aperto ai loro occhi nel cielo di Vienna.

Era il 9 agosto 1918 quando i sette degli undici aerei decollati da S. Pelagio Due Carrare, un campo di aviazione quasi improvvisato a ridosso di Padova, arrivarono improvvisi sulla capitale austriaca sorvolando il centro storico e  le azzurre acque del Danubio, spingendosi nel cuore dell'impero asburgico: sopra la splendida reggia di Schonbrunn dove la famiglia reale stava per attendere alla sua quotidianità.

Il rumore dei motori servì ai viennesi un risveglio condito di terrore. Molti accorsero nella piazza di S. Stefano, altri pensarono a ripararsi alla bene meglio. Quelle splendide ali dispiegate nel vento cosa portavano, come erano arrivati sino a lì, perchè la contraerea austrica non li aveva fermati?

Intanto gli agili e leggeri SVA della 87a Squadriglia Serenissima roteavano nell'aria mattutina perdendo quota, avvicinandosi sempre di più ai tetti delle case. Quando furono al di sotto degli 800 metri di altezza, iniziarono a bombardare la città con il loro carico di volantini e non di bombe, così come era previsto dal Comando Supremo.

Migliaia di volantini inneggianti alla libertà dell'Italia furono seminati nell'aria. Volteggiavano leggeri e roteando tra le nuvole recapitavano agli Austriaci il loro patriottico messaggio, insieme ad un messaggio di pace... Che se avessero voluto, quel giorno Vienna sarebbe stata bombardata da ben altre cariche, al pari di Venezia, Padova e di tutte le altre città italiane colpite dagli ordigni nemici.

Il giornale austriaco Riechpost così commentò l'azione:

"Il volo italiano è un'impresa che non deve essere menomata perchè è stata compiuta da un nemico. Il volo su Vienna, per quanto non abbia fatto danni, dimostra come anche la nostra capitale sia nel numero delle città che la guerra ha raggiunto con la sua arma di più lunga portata..."

Tra gli aviatori che compirono l'impresa, Piero Massoni di origini lucchesi cui Massa diede i natali e dove egli trascorse gran parte della sua adolescenza, prima di arruolarsi come volontario aspirante pilota. Personaggio poco noto, fu decorato con tre medaglie d'argento e da una carriera di tutto rispetto che lo vide giovanissimo ed ottimo ricognitore in zona di guerra, prima di approdare alla gloriosa Serenissima in cui militò sino alla fine del conflitto mondiale.

Figlio del marchese Gaspero Massoni e della nobildonna belga Marie de MAtthys, Piero visse tra Lucca, Massa e Belgio. A Massa abitò nella sontuosa Villa Massoni e frequentò il locale liceo ginnasio "Pellegrino Rossi" prima di spostarsi in Piemonte per seguire la sua passione per il volo.


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