Pioveva a dirotto quel giorno.Pioveva come aveva fatto parecchie volte nel corso di quel lungo inverno.Seduti sotto un ponte, lontani dalle loro ricche vite figlie degli anni del boom, Max e Paul facevano i conti con la crisi economica e con gli spiccioli tirati su dopo una giornata di elemosine in Abbey road. - Raccontami di nuovo della tua teoria del disordine. – Chiese Paul mentre calciava via i sassi dal punto in cui avrebbe organizzato il suo giaciglio. Max poggiò a terra il cartone di vino rosso del discount e prese un foglio bianco , pronto a scrivere tutto quello che aveva sviluppato fino a quel momento – Allora, ipotizziamo di essere… - Alt, alt. Niente formule Max, ti prego. Spiegami in maniera semplice la cosa, altrimenti non ci capisco un’emerita. - Ok ci provo. Max si tirò su, sistemando meglio la coperta che gli faceva da cuscino e strusciando la giacca, già lercia, contro il muro ammuffito. - Cominciamo dall’ordine, che non esiste.- Beh, a guardare dal modo in cui viviamo direi che hai ragione – disse Paul ridendo.- Paul, non interrompermi ti prego, non mi è facile provare a spiegarti la cosa in parole semplici.- Scusami, vai avanti.- Allora, DISordine è un termine nato per negare l’ordine, ok?- Ok.- In quanto tale, sarebbe logico partire dall’assunto che lo stato di normalità è quello in cui le cose sono tutte in ordine e che il disordine sia una situazione anomala.- Giusto.- Sbagliato.- Sbagliato?- L’ordine in realtà è disordine ed il disordine è ordine.- Eh?- Mi spiego… Max si alzò in piedi, prese dei rametti di legno e li sistemò uno accanto all’altro sul cemento che ricopriva le fondamenta del ponte, si sedette dietro i bastoncini, di fronte a Paul, poi lo guardò e gli chiese:- Dimmi cos’è per te l’ordine.Paul, chiamato in causa, raddrizzò la schiena e, sicuro di avere la risposta, indicò sorridente i rametti e disse: è quello! Max accennò una smorfia, come infastidito, poi disse:- Lascia stare questi e dimmi cos’è per te l’ordine, in generale.- Beh, l’ordine è… è… quando le cose sono messe in maniera giusta… ecco… proprio come quelli (e indicò nuovamente i rametti).- No.- No?- L’ordine non può essere qualcosa di giusto, perché nulla è oggettivamente giusto.- Eh?- Giusto è non mangiare le persone, ma se stai morendo di fame su un’isola deserta ed il tuo amico è stecchito il giorno prima, forse diventa giusto anche papparsi un pezzo di lui.- Beh… ssì…forse…- Ok. Torniamo all’ordine perché non ti voglio confondere. Per poter definire il disordine come qualcosa di opposto all’ordine, vuol dire che l’ordine deve essere uno stato oggettivo e naturale delle cose.- Quindi?- Quindi torniamo ai nostri legnetti, hai mai visto dei rami così ordinati senza che fossero sistemati da nessuno?- No.- Bene, allora questo vuol dire che l’ordine non è uno stato naturale delle cose, mentre il disordine lo è. Paul strinse gli occhi come a voler vedere lontano, cercando di capire dove l’amico volesse arrivare.- Vai avanti – - Sarebbe stato molto più giusto dedicare una parola al disordine e, solo dopo, negarla per definire l’ordine. Insomma, avremmo dovuto chiamare “Ordine” il disordine e “Disordine” l’ordine. Soltanto che, poiché l’uomo è portato ad essere egocentrico, sceglie parole in ottica homocentrica e non naturocentrica.- Homocentrica? Naturocentrica?? Queste parole te le sei inventate!- Vabbè, sono un economista, non un letterato, l’importante è che tu abbia capito;- Sì, capito-- Ok, in più la prova della correttezza di ciò che ti dico è che qualcuno ha già fatto il mio ragionamento in passato ed alla parola DISordine, ha preferito l’utilizzo di un termine che si avvicina all’ordine naturale delle cose, vale a dire: “Ordine sparso”. Chiaro?
Disordine (1)
Pioveva a dirotto quel giorno.Pioveva come aveva fatto parecchie volte nel corso di quel lungo inverno.Seduti sotto un ponte, lontani dalle loro ricche vite figlie degli anni del boom, Max e Paul facevano i conti con la crisi economica e con gli spiccioli tirati su dopo una giornata di elemosine in Abbey road. - Raccontami di nuovo della tua teoria del disordine. – Chiese Paul mentre calciava via i sassi dal punto in cui avrebbe organizzato il suo giaciglio. Max poggiò a terra il cartone di vino rosso del discount e prese un foglio bianco , pronto a scrivere tutto quello che aveva sviluppato fino a quel momento – Allora, ipotizziamo di essere… - Alt, alt. Niente formule Max, ti prego. Spiegami in maniera semplice la cosa, altrimenti non ci capisco un’emerita. - Ok ci provo. Max si tirò su, sistemando meglio la coperta che gli faceva da cuscino e strusciando la giacca, già lercia, contro il muro ammuffito. - Cominciamo dall’ordine, che non esiste.- Beh, a guardare dal modo in cui viviamo direi che hai ragione – disse Paul ridendo.- Paul, non interrompermi ti prego, non mi è facile provare a spiegarti la cosa in parole semplici.- Scusami, vai avanti.- Allora, DISordine è un termine nato per negare l’ordine, ok?- Ok.- In quanto tale, sarebbe logico partire dall’assunto che lo stato di normalità è quello in cui le cose sono tutte in ordine e che il disordine sia una situazione anomala.- Giusto.- Sbagliato.- Sbagliato?- L’ordine in realtà è disordine ed il disordine è ordine.- Eh?- Mi spiego… Max si alzò in piedi, prese dei rametti di legno e li sistemò uno accanto all’altro sul cemento che ricopriva le fondamenta del ponte, si sedette dietro i bastoncini, di fronte a Paul, poi lo guardò e gli chiese:- Dimmi cos’è per te l’ordine.Paul, chiamato in causa, raddrizzò la schiena e, sicuro di avere la risposta, indicò sorridente i rametti e disse: è quello! Max accennò una smorfia, come infastidito, poi disse:- Lascia stare questi e dimmi cos’è per te l’ordine, in generale.- Beh, l’ordine è… è… quando le cose sono messe in maniera giusta… ecco… proprio come quelli (e indicò nuovamente i rametti).- No.- No?- L’ordine non può essere qualcosa di giusto, perché nulla è oggettivamente giusto.- Eh?- Giusto è non mangiare le persone, ma se stai morendo di fame su un’isola deserta ed il tuo amico è stecchito il giorno prima, forse diventa giusto anche papparsi un pezzo di lui.- Beh… ssì…forse…- Ok. Torniamo all’ordine perché non ti voglio confondere. Per poter definire il disordine come qualcosa di opposto all’ordine, vuol dire che l’ordine deve essere uno stato oggettivo e naturale delle cose.- Quindi?- Quindi torniamo ai nostri legnetti, hai mai visto dei rami così ordinati senza che fossero sistemati da nessuno?- No.- Bene, allora questo vuol dire che l’ordine non è uno stato naturale delle cose, mentre il disordine lo è. Paul strinse gli occhi come a voler vedere lontano, cercando di capire dove l’amico volesse arrivare.- Vai avanti – - Sarebbe stato molto più giusto dedicare una parola al disordine e, solo dopo, negarla per definire l’ordine. Insomma, avremmo dovuto chiamare “Ordine” il disordine e “Disordine” l’ordine. Soltanto che, poiché l’uomo è portato ad essere egocentrico, sceglie parole in ottica homocentrica e non naturocentrica.- Homocentrica? Naturocentrica?? Queste parole te le sei inventate!- Vabbè, sono un economista, non un letterato, l’importante è che tu abbia capito;- Sì, capito-- Ok, in più la prova della correttezza di ciò che ti dico è che qualcuno ha già fatto il mio ragionamento in passato ed alla parola DISordine, ha preferito l’utilizzo di un termine che si avvicina all’ordine naturale delle cose, vale a dire: “Ordine sparso”. Chiaro?