Il prima ed il dopo

Disordine (1)


Pioveva a dirotto quel giorno.Pioveva come aveva fatto parecchie volte nel corso di quel lungo inverno.Seduti sotto un ponte, lontani dalle loro ricche vite figlie degli anni del boom, Max e Paul facevano i conti con la crisi economica e con gli spiccioli tirati su dopo una giornata di elemosine in Abbey road.  -         Raccontami di nuovo della tua teoria del disordine. – Chiese Paul mentre calciava via i sassi dal punto in cui avrebbe organizzato il suo giaciglio. Max poggiò a terra il cartone di vino rosso del discount e prese un foglio bianco , pronto a scrivere tutto quello che aveva sviluppato fino a quel momento – Allora, ipotizziamo di essere… -         Alt, alt. Niente formule Max, ti prego. Spiegami in maniera semplice la cosa, altrimenti non ci capisco un’emerita. -         Ok ci provo. Max si tirò su, sistemando meglio la coperta che gli faceva da cuscino e strusciando la giacca, già lercia, contro il muro ammuffito.  -         Cominciamo dall’ordine, che non esiste.-         Beh, a guardare dal modo in cui viviamo direi che hai ragione – disse Paul ridendo.-         Paul, non interrompermi ti prego, non mi è facile provare a spiegarti la cosa in parole semplici.-         Scusami, vai avanti.-         Allora, DISordine è un termine nato per negare l’ordine, ok?-         Ok.-         In quanto tale, sarebbe logico partire dall’assunto che lo stato di normalità è quello in cui le cose sono tutte in ordine e che il disordine sia una situazione anomala.-         Giusto.-         Sbagliato.-         Sbagliato?-         L’ordine in realtà è disordine ed il disordine è ordine.-         Eh?-         Mi spiego… Max si alzò in piedi, prese dei rametti di legno e li sistemò uno accanto all’altro sul cemento che ricopriva le fondamenta del ponte, si sedette dietro i bastoncini, di fronte a Paul, poi lo guardò e gli chiese:-         Dimmi cos’è per te l’ordine.Paul, chiamato in causa, raddrizzò la schiena e, sicuro di avere la risposta, indicò sorridente i rametti e disse: è quello! Max accennò una smorfia, come infastidito, poi disse:-         Lascia stare questi e dimmi cos’è per te l’ordine, in generale.-         Beh, l’ordine è… è… quando le cose sono messe in maniera giusta… ecco… proprio come quelli (e indicò nuovamente i rametti).-         No.-         No?-         L’ordine non può essere qualcosa di giusto, perché nulla è oggettivamente giusto.-         Eh?-         Giusto è non mangiare le persone, ma se stai morendo di fame su un’isola deserta ed il tuo amico è stecchito il giorno prima, forse diventa giusto anche papparsi un pezzo di lui.-         Beh… ssì…forse…-         Ok. Torniamo all’ordine perché non ti voglio confondere. Per poter definire il disordine come qualcosa di opposto all’ordine, vuol dire che l’ordine deve essere uno stato oggettivo e naturale delle cose.-         Quindi?-         Quindi torniamo ai nostri legnetti, hai mai visto dei rami così ordinati senza che fossero sistemati da nessuno?-         No.-         Bene, allora questo vuol dire che l’ordine non è uno stato naturale delle cose, mentre il disordine lo è. Paul strinse gli occhi come a voler vedere lontano, cercando di capire dove l’amico volesse arrivare.-         Vai avanti – -         Sarebbe stato molto più giusto dedicare una parola al disordine e, solo dopo, negarla per definire l’ordine. Insomma, avremmo dovuto chiamare “Ordine” il disordine e “Disordine” l’ordine. Soltanto che, poiché l’uomo è portato ad essere egocentrico, sceglie parole in ottica homocentrica e non naturocentrica.-         Homocentrica? Naturocentrica?? Queste parole te le sei inventate!-         Vabbè, sono un economista, non un letterato, l’importante è che tu abbia capito;-         Sì, capito--         Ok, in più la prova della correttezza di ciò che ti dico è che qualcuno ha già fatto il mio ragionamento in passato ed alla parola DISordine, ha preferito l’utilizzo di un termine che si avvicina all’ordine naturale delle cose, vale a dire: “Ordine sparso”. Chiaro?