Prigione dei Sogni

Incomprensioni (parte prima)


Il violinista del primo piano suonava la sua melodia, come ogni giorno. Era un motivo dolcissimo, ma così triste da svuotarla dentro ogni volta che l’ascoltava. Maria rimaneva lì, come incantata, seduta sul marciapiede ad assaporare ogni singola nota di quella nenia con gli occhi chiusi ed il battito del cuore che scandiva le battute. Tutti i giorni, alla stessa ora, faceva in modo di trovarsi di fronte a quella finestra e lì, anche se solo per pochi minuti, si sentiva come sospesa in un altro mondo. Non sapeva come fosse possibile, né le interessava, perchè questo le dava la forza di affrontare con il sorriso sulle labbra il resto della giornata. Buffo, lei abitava nello stesso palazzo di quel musicista, l’aveva anche visto qualche volta mentre portava su la spesa, eppure non aveva mai avuto il coraggio di rivolgergli la parola. Lui non usciva spesso, doveva essere “uno di quegli artisti pazzoidi”, come diceva sempre sua madre. Effettivamente aveva un aspetto un po’ trascurato, ma era un bell’uomo dopotutto: sulla trentina, alto e snello, forse un po’ troppo magro. Maria però riteneva che la definizione che ne dava sua madre discendesse principalmente dalla lunga chioma di capelli castani che portava legata a coda di cavallo. Sua madre non aveva mai avuto troppa simpatia per i capelloni…Il violinista suonava e lei era lì, con gli occhi chiusi, e le braccia attorno alle ginocchia, incapace di sottrarsi, completamente persa in quella musica…****Le dita danzavano tra le corde con abilità, le note scorrevano fluide ed equilibrate, tutto era giusto…No, tutto era sbagliato. Non c’era trasporto in quella musica, non c’era sentimento. Non riusciva a capire il perché, ma quello stupido ammasso di suoni non valeva nulla.Sergio era arrabbiato, ma ancor di più deluso. Quella melodia…lui quella melodia l’aveva scritta quando aveva perso tutto, con il cuore in mano, impastando le note con le sue lacrime ed il suo sangue. Non comprendeva come fosse possibile che ora risuonassero così vuote, così fredde; suonate da lui stesso poi! Se fosse stato bravo solo un decimo di quanto doveva essere bravo un vero musicista quella musica avrebbe dovuto commuovere, far battere il cuore, almeno lambirlo.Invece niente, lasciava indifferente persino lui che l’aveva composta.Ogni giorno ci riprovava, si sforzava con tutte le sue energie di dare un’anima a quella musica…e ogni giorno falliva. Cosa non andava? Dove sbagliava?Una folata di vento gonfiò le tende della finestra e penetrò nella stanza mandando all’aria tutti i suoi spartiti. Senza smettere di suonare si avvicinò istintivamente alla finestra, come per frapporre il suo corpo tra la corrente ed i suoi fogli. Fu lì che la vide. Una giovane ragazza sedeva sul marciapiede di fronte la sua finestra, aveva gli occhi chiusi ed i tratti del viso tesi nell’ascolto, come se ogni suo nervo fosse concentrato nell’ascoltare la musica, la sua musica!****Quando, aveva riaperto gli occhi e l’aveva visto alla finestra si era sentita come una bambina che viene scoperta, dopo aver combinato una marachella. Il violinista l’aveva fissata senza dire una parola, con un’espressione accigliata sul viso. Lei non aveva saputo cosa dire, aveva provato ad accennare una smorfia che avrebbe dovuto sembrare un sorriso, ed era corsa via. Il giorno dopo, alla solita ora, era tornata, ma il musicista non aveva suonato e neppure nei giorni seguenti.“Forse si sarà offeso per qualcosa che ho fatto”, continuava a pensare, ma dopotutto lei cosa aveva mai fatto di male? Continuava a pensare a quella melodia e a come quell’uomo l’aveva guardata, e col passare dei giorni quel disagio che aveva provato all’inizio si trasformò in rabbia.Insomma, non aveva avuto alcun diritto di guardarla in quella maniera! Lei voleva solo restare in un angolino per quei cinque minuti, senza dare fastidio a nessuno. Lui invece l’aveva fatta sentire un’intrusa, l’aveva cacciata e le aveva tolto quella parentesi di felicità della sua giornata. No, decisamente lei non aveva nulla da rimproverarsi. Forse era quel misantropo orgoglioso a doversi fare un esame di coscienza!"Come può un uomo suonare tanto dolcemente ed essere contemporaneamente così detestabile?", questo si chiedeva, ma più se lo chiedeva meno risposte trovava...                                                                              (continua...)
P.S. Scusate se posto solo metà racconto, ma intero mi sembrava troppo lungo ( e poi devo ancora finirlo ahah).Approfitto per fare gli auguri di buona Pasqua a tutti quelli che passano di qui, credenti, non credenti ed indecisi. Alla prossima:)