Processo di Burgos

Il processo - 1° giorno (IV)


Giovedì 3 dicembre 1970Entriamo in aula. Giudici, avvocati, imputati e forza pubblica sono già ai loro posti. Qui incombe una vera atmosfera da corte marziale anche se l'aula in sè non è troppo consona al ruolo che dovrà svolgere. Un saloncino in stile liberty da palazzotto di buon borghese campagnolo con gli stucchi alle pareti ed al soffitto, un lampadario centrale ed una mezza dozzina di appliques, alcune con una o più lampade bruciate, grandi vetrate colorate con fiori, greche e ghirigori; i tavoli dei giudici, del pubblico ministero e del giudice istruttore alquanto miseri e di dubbio gusto; gli scanni degli avvocati difensori improvvisati e traballanti; una lunga panca per i sedici imputati. Sulla parete di fondo un vecchio e stinto ritratto fotografico del Caudillo, il generalissimo di tutti gli eserciti, all'età di 50 anni. Sul tavolo dei giudici un grande crocifisso in ottone tirato a lucido qualche ora prima, tanto è splendente. Il pubblico dietro a noi, seduto su panche di legno, silenzioso, conscio che sei dei sedici imputati sono condannati a morte prima ancora che il processo abbia inizio.E tutti e sedici gli imputati con le manette ai polsi e scortati da un nugolo di poliziotti vestiti di grigio, armati e con l'elmetto in testa; la prima volta, questa, che gli elmetti sono apparsi in un'aula di tribunale, seppur militare.Poliziotti andalusi, castigliani, dell'Estremadura che con i loro visi stanchi e distratti, con il loro sguardo perduto e vuoto e con le loro guance bianche e flaccide, contrastano tremendamente con l'aspetto maschio, severo e penetrante dei sedici avvocati, dei sedici imputati, di tutto il pubblico, tutti baschi.Non sarà difficile al momento opportuno riconoscere, sparsi qua e là tra il pubblico, i poliziotti in borghese e gli agenti provocatori.