Promontorio

dieci


" Fammi da palo! " "Fammi da palo!"La ragazza lo guardò sorpresa mentre lui incastrava la punta dell'asta strappata al vecchio gazebo, tra i tavoloni e la parete laterale della scalinata.Delle grosse viti dalla testa ormai rugginosa, erano infilate profondamente nel legno stagionato.Le intemperie avevano anche imbarcato il legno e un po' di spazio, su cui lavorare, c'era.La ragazza si era allontanata ed aveva preso sul serio il compito.Occhieggiava attenta a destra e sinistra, mentre lui scalfiva l'opera muraria, per entravi dentro, tra il muro e i tavoloni.Lavorava sempre nello stesso punto.L' asta si era fatta posto, e sentì il vuoto. Forse era il vano di una porta.Con la punta affondò e sentì un ostacolo dietro i tavoloni.Era una porta.Cominciò a fare leva. Qualcosa cedeva. Sperava che non cedesse l'asta.Con uno schianto un tavolone cedette, spaccato, anche se le grosse viti erano rimaste piantate sotto.A forza di calci, demolì il resto mentre guardava la porta, fino ad allora nascosta."Ce l'hai fatta! "La ragazza guardava incuriosita. Si era avvicinata."Sì... ma ora c'è la porta."Guardò la serratura, ed era una vecchia serratura; la chiave doveva pesare un chilo. Ma grosso non vuol dire resistente.Puntò il piede sinistro in terra e da fermo scalciò secco e deciso, di suola piena, a dieci centimetri dalla serratura. Ripetè il trattamento. Le viti che trattenevano il vecchio serramento, si piegarono e la porta cedette, aprendosi per un palmo.Un'altro calcio e si spalancò.Una zaffata di un odore umido e marcio traboccò all'esterno. Non era un magazzino.La scala scendeva per una decina di gradini. In fondo alla scala c'era un corridoio buio. Entrava dentro la casa. Forse era la cantina.O forse no.