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"Polisse" contro l'abuso sessuale di minori


Non sono vite qualunque quelle della Brigata di protezione minori, persone che si siedono in ufficio e devono rivolgere ai bambini domande tipo “esattamente dove ti ha toccato tuo padre”, oltre a conciliare le loro vite con dinamiche sessuali adolescenziali insane e maltrattamenti fisici e psicologici. Le storie raccontate hanno un comune denominatore, l’abuso, intrafamiliare ed extrafamiliare, ma sono diverse l’una dall’altra: un istruttore di ginnastica che nel bagno della palestra abusa dell’allievo, una bambina che confessa alla madre che il padre la “ama” troppo, un nonno che senza consapevolezza racconta che in fondo non fa niente se si struscia un po’ alla nipotina, una mamma che per far calmare il figlio di tre anni lo masturba, una pratica normale secondo lei che ritiene si tratti di abuso solo quando vi è penetrazione. Le storie raccontate sono tutte vere, prese dai giornali e vengono raccontate nella pellicola in modo forte, diretto, senza filtri. Premiato dalla Giuria al festival di Cannes 2011, merita tutti gli applausi ricevuti. Ogni rapporto sessuale tra un adulto e un bambino va considerato abuso. I minori sono per la maggioranza privi di conoscenze specifiche sui rapporti sessuali, per questo motivo non possono acconsentire consapevolmente ad un rapporto sessuale con un adulto. Molti bambini subiscono l’abuso sessuale per anni ma solo quando crescono, e aumenta la consapevolezza che qualcosa sia sbagliato, iniziano a rendersi conto improvvisamente di ciò che sta succedendo. Sfatata da tempo l’immagine sociale dell’anziano maniaco sessuale che avvicina i bambini per strada offrendo loro caramelle, oggi ci si chiede chi sia l’autore dell’abuso sessuale infantile. Come il film mostra, nella stragrande maggioranza dei casi sono persone conosciute dalla vittima, qualcuno di cui ci si può fidare (un padre, un nonno, un istruttore), che può appartenere ad ogni sfera sociale. Spesso sono persone passive, dipendenti, timorose delle relazioni adulte, ignoranti in materia di sesso o con problemi sessuali. Gli studi dimostrano che non è possibile stilare un identikit preciso del pedofilo (che varia nelle caratteristiche anche all’interno di diversi tipi di autori di abuso: esibizionisti, autori di abuso extrafamiliare, autori di incesto, chi viaggia in Paesi stranieri per abusare sessualmente dei bambini – il turismo sessuale). Colpisce, anche nella pellicola, il legame intimo ed emotivamente coinvolgente che, a dispetto della perversione, si instaura tra il pedofilo e la sua vittima: da una parte il bisogno adulto di soddisfazione sessuale e di affermazione del proprio potere, dall’altra il bisogno infantile di protezione, gratificazione e cura. Quali sono le conseguenze di un abuso sessuale per il bambino? L’abuso può provocare diversi effetti (dipendenti dalle caratteristiche dell’abuso stesso) portando a disfunzioni nella sessualità, mancanza di fiducia nelle proprie capacità di sviluppare relazioni personali, mancanza di autostima, scarsa fiducia nelle proprie capacità di affrontare il mondo. Nello specifico: senso di colpa, vergogna, senso di inferiorità, depressione, sfiducia. Come riconoscere i segnali di abuso? Esistono diversi tipi di indicatori (cognitivo, fisico, comportamentale ed emotivo) ma è bene sottolineare l’equivocità di tali indicatori se presi singolarmente, letteralmente, senza una analisi specifica realizzata da un professionista con esperienza e competenze speciali riguardo l’abuso sessuale poiché, per portare un esempio, potrebbe non essere vero che la presenza di incubi, l’eccesso di masturbazione e la depressione siano di per sé segni di abuso sessuale. Un bambino può avere atteggiamenti regressivi, ansia da separazione e atteggiamenti di opposizione a seguito di un divorzio dei genitori o di una simile rottura familiare. Un altro equivoco può sorgere dai racconti dei bambini, che possono attribuire ad un dato termine solo una parte del significato che esso ha per gli adulti. Infine uno stereotipo diffuso riguarda la considerazione che se un bambino ha conoscenze su comportamenti sessuali inappropriate per l’età, non può che essersele procurate attraverso contatti sessuali diretti. Ciò può non essere vero: può aver visto i genitori avere rapporti sessuali o aver visto scene di film; sarà inappropriato e sindacabile ma non è un abuso sessuale! Quale terapia? La terapia nei casi di abuso sessuale infantile dovrebbe focalizzare gli obiettivi sul riconoscimento della realtà dei fatti e sul cercare di permettere alla vittima di ritrovare il corso della sua evoluzione psichica interna. Con bambini particolarmente inibiti possono essere utili tecniche di psicodramma e nei casi di disturbo post-traumatico da stress si possono utilizzare le tecniche di rilassamento. Secondo l’approccio strategico il trattamento della vittima di abuso sessuale infantile è di tipo relazionale-familiare dove la famiglia viene considerata come una sorta di gruppo di auto-aiuto. (G.De Leo, I.Petruccelli, 1999. L’abuso sessuale infantile e la pedofilia. L’intervento sulla vittima. Ed. Franco Angeli. Milano) Dott.ssa Simona Pierini Psicologa, Psicologa Giuridica, Psicoterapeuta e-mail: simonapierini@inwind.it Studio: Via Ardea, 27 (Piazza dei Re di Roma), Roma