Creato da 1men il 31/03/2010
L'angolo dello Psicologo
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Milioni di persone nel mondo soffrono per disturbi che non hanno nulla di organico: non hanno lesioni cerebrali né problemi ai nervi. Il loro comportamento è “ingessato”, sempre uguale e rigido in qualsiasi circostanza. Cercano inutilmente di scacciare pensieri sgradevoli, hanno paura dei luoghi pubblici, temono di cadere da un momento all’altro vittime del panico, mangiano fino a diventare obesi o digiunano fino a morire, temono il giudizio degli altri o i loro inesistenti complotti: sono i nevrotici. Chissà quanti ne conoscete, eppure difficilmente vi viene spontaneo considerarli malati. A volte sono solo persone un po’ strane, eccentriche; altre volte sono fastidiose e, apparentemente, “cattive”. In realtà sono solo persone sofferenti, vittime di “gabbie” mentali di cui nessuno ha veramente colpa, ma così potenti e interiorizzate che sfuggirne da soli è impossibile. Loro stessi fanno fatica a vederle e spesso attribuiscono la loro sofferenza a tutt’altro.
Lo psicoterapeuta è la persona che ancora non hanno incontrato. Il suo lavoro consiste nel favorire un cambiamento a livello psichico e comportamentale, attraverso degli strumenti specifici, di cui i principali sono la relazione e la parola .
Su quali di questi temi vorreste un approfondimento?
• attacchi di panico
• ansia generalizzata
• disturbo post-traumatico da stress
• ansia da prestazione (paura di arrossire, di parlare in pubblico ecc
È inclusa nelle fobie ogni forma di paura specifica, come:
• paura di perdere il controllo
• paura dell’aereo
• paura dell’altezza
• paura di perdere le persone care
• paura di perdere degli animali
• paura degli spazi chiusi o aperti
• paura del rifiuto sociale
• ecc
• ipocondria (paura delle malattie)
• dismorfofobia (fissazioni legate all’aspetto fisico o ad una parte del corpo)
• dolori e manifestazioni somatiche e sintomatiche improvvise
• ossessioni (pensieri ripetitivi, dubbio ossessivo)
• compulsioni (rituali vari: di lavaggio, di pulizia, ecc
• anoressia
• bulimia
• obesità
• binge eating
La parola “depressione” è molto usata nel linguaggio comune così come in quello della psicologia clinica, tuttavia spesso dà adito a incomprensioni e significati differenti.
L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato dall’impossibilità di dormire per un numero di ore sufficiente durante la notte
• difficoltà di erezione
• impotenza
• eiaculazione precoce
• disturbi del desiderio
• vaginismo
Problemi relazionali in differenti ambiti:
• coppia e famiglia (conflitti, separazioni, problemi nell’educazione dei figli);
• lavoro (conflitti, cambiamenti, burn-out, mobbing, raggiungimento di obiettivi)
Problemi dell’infanzia e dell’adolescenza:
• comportamenti oppositivo-provocatori
• fobia scolare
• iperattività
• disattenzione
• mutismo elettivo
• disturbo da evitamento
• paure specifiche (animali, situazioni, oggetti)
• disturbo da isolamento
Disturbi legati all’abuso di internet:
• shopping compulsivo
• gioco d’azzardo
• dipendenza da chat e/o da cybersesso
• ricerca compulsiva di informazioni in rete
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Il disagio psichico è un territorio ampio e dai confini fluttuanti e spesso chi lo attraversa rimane senza orientamento. Pensiamo, ad esempio, a come reagiamo di fronte a una costante inquietudine oppure ad un’agitazione incontrollata che ci assale di tanto in tanto in situazioni diverse e in modo apparentemente immotivato. Difficilmente ci rivolgiamo ad uno specialista, come nel caso di un mal di denti. Innanzi tutto perché siamo molto meno disposti a riconoscere il nostro malessere, ma anche perché non sappiamo come valutarlo. Basti pensare all’uso di alcuni termini clinici nel linguaggio comune. Ad esempio si parla di nevrosi o isteria per indicare una tensione acuta, di ansia o di depressione per descrivere momenti di forte preoccupazione o di grande stanchezza. Il più delle volte non si tratta di patologie.
Ma quando i nostri conflitti sfociano in patologie?
Sappiamo dalla psicoanalisi che la nostra psiche vive di conflitti. Ma quando il conflitto mina la nostra integrità psichica? In quali casi il conflitto contribuisce alla costruzione dell’identità e in quali ne provoca la disgregazione? Dov’è il limite tra il disagio che un individuo può affrontare con i propri mezzi e quello che richiede un aiuto esterno? In molti casi il ricorso alla figura dell’analista non avviene per gravi disturbi psichici, ma in seguito ad una scelta impegnativa e non priva di resistenze dovuta al desiderio di esplorarsi e comprendersi meglio, facendo emergere quelle dinamiche inconsce che agiscono dietro i nostri comportamenti. Ma quando questa esplorazione è necessaria? Forse quando siamo noi stessi a deciderlo
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