Mente e Cervello

la politica nel cuore di ognuno di noi


la politica degli angeli ANARCHICI DI CENTRO: l'anarchia liberaleMolti anni fa, intervenendo nel dibattito libertario americano, Murray N. Rothbard propose la costituzione di una sorta di "centro anarchico-liberale" che evitasse gli errori e le ingenuità delle due tendenze politiche estremiste dell'anti-statalismo americano del tempo: la prima rappresentata dalla destra in cui si riconoscevano gli allievi di Ayn Rand (schierati sempre e comunque con le corporations e con il mondo degli affari), la seconda incarnata dalla sinistra di chi - come Karl Hess - si sentiva vicino ad ogni movimento insurrezionale, fosse anche sulle posizioni di Che Guevara. Prendiamo in esame, ad esempio, la questione costituzionale che è al centro della filosofia politica anarchico-liberale. Non c'è il minimo dubbio che siano molti coloro che, senza sapersi libertari, sono pronti ad accogliere la proposta di un ordinamento sociale in cui ogni servizio venga offerto da imprese in concorrenza tra loro. Negli ultimi secoli lo Stato ha certamente operato una forte manipolazione delle coscienze, ma al tempo stesso ha suscitato molta irritazione in chi constata quotidianamente di essere un uomo libero ogni volta che si muove nell'ambito del mercato (comprando, vendendo, stipulando contratti, effettuando donazioni, ecc.) e di essere invece uno schiavo quando è costretto ad obbedire agli arbitri dei nuovi tiranni: uomini politici, burocrati, giudici, ecc. La consapevolezza di non essere lontani dalla sensibilità di tanta gente che non è libertaria (o che almeno non sa di esserlo) deve indurci allora ad adottare una strategia il più possibile rispettosa delle convinzioni e della sensibilità della maggioranza. Bisogna assolutamente evitare che la legittimità a disobbedire a leggi imposte sia confusa con il venir meno di ogni norma; che la difesa del diritto individuale ad acquistare e ad assumere sostanze venga intesa come simpatia per l'eroina o altre droghe; che la nostra battaglia in favore della massima libertà del settore creditizio venga intesa quale accondiscenza verso i metodi usati dagli strozzini; che la nostra ferma convinzione del diritto a difendere i nostri diritti sia confusa con una sorta di esaltata (e ingiustificata) negazione di ogni solidarietà spontanea e volontaria. Come è noto, quella dell'estremismo è una malattia infantile. E non bisogna stupirsi, allora, se un giovane movimento politico quale è quello degli ultrà del liberalismo mostri in qualche occasione di cadere in questo tranello. C'è infatti un estremismo libertario che, per semplicità, definiremo di sinistra il quale esalta ogni forma di sovversivismo ed elogia in modo indiscriminato ogni forma di marginalità. Ma c'è anche un estremismo di destra che invece non soltanto riconosce il diritto ad essere egoisti, ma perfino celebra ogni comportamento di questo genere e ogni visione cinica dei rapporti interpersonali. Ma per essere libertari non è necessario aderire a nessuno di questi orientamenti. I libertari, insomma, devono essere pienamente consapevoli che la loro contestazione dello Stato non ha in sé nulla di patologico o di eccessivo, perché patologico ed eccessivo - semmai - è lo Stato. A chi si stupisce del fatto che noi non vogliamo partecipare al marchingegno diabolico della coercizione e della violenza istituzionalizzata, ci basta rispondere che lo stupore è tutto nostro di fronte ad un'umanità abituata ad accettare tutto ciò senza provare la minima vergogna. È forse assurdo, da parte nostra, rifiutarsi di aggredire il prossimo (con la regolamentazione)? È da fanatici considerare immorali i furti (ovvero sia le tasse)? È sbagliato diffondere la notizia che solo in tempo di pace gli Stati, durante questo secolo, si sono resi responsabili della morte di circa 170 milioni di persone? Tutti coloro che hanno mantenuto un minimo di moralità e di rispetto verso il prossimo sono in condizione di capire quanto siano illegittimi gli apparati pubblici e quanto sia ragionevole la prospettiva libertaria. Ma perché questo avvenga è indispensabile che i libertari, o quanto meno alcuni di loro, sappiano rivolgersi nel giusto modo ai propri interlocutori e sappiano evitare inutili radicalismi. Che sappiano essere, insomma, anarchici di centro.