Mente e Cervello

alcool


 L’ultimo esempio presenta un interesse particolare. Se il combattimento tra i lupi è simmetrico (cioè se il lupo A è spinto a un comportamento più aggressivo dal comportamento aggressivo di B), in tal caso, se B manifesta all’improvviso ciò che possiamo chiamare ’aggressione negativa’, A non sarà più in grado di continuare il combattimento se non saprà passare immediatamente a quella disposizione mentale complementare in cui la debolezza di B sarebbe uno stimolo per la sua aggressività. Nell’ambito dell’ipotesi dei modi simmetrico e complementare, diviene superfluo postulare un effetto specificamente ’inibitorio’ per il segnale di resa.Gli esseri umani, che possiedono il linguaggio, possono dare il contrassegno di ’aggressione’ a tutti i tentativi di procurare un danno ad altri, non importa se il tentativo sia stimolato dall’altrui forza o dall’altrui debolezza; tuttavia al livello prelinguistico dei mammiferi questi due tipi di ’aggressione’ devono apparire del tutto diversi. Ci viene detto che, dal punto di vista del leone, un ’attacco’ contro una zebra è del tutto diverso da un ’attacco’ contro un altro leone.Quanto si è detto è sufficiente per poter fare la seguente domanda: l’orgoglio dell’alcolizzato è strutturato contestualmente in forma simmetrica o in forma complementare?Diciamo subito che, in Occidente, nelle normali abitudini relative al bere vi è una tendenza molto forte verso la simmetria. A parte i casi di alcolismo, due individui che bevano insieme sono spinti dall’uso a restar pari, un bicchiere a te, un bicchiere a me. A questo stadio, l’ ’altro’ è ancora reale, e la simmetria, o rivalità, tra i due è di natura amichevole.Quando invece l’alcolizzato cerca di resistere al bere, egli comincia a trovar difficile resistere al contesto sociale secondo cui egli dovrebbe restar pari con gli amici nel bere. L’A.A. dice: "Il cielo sa con quanta forza e per quanto tempo noi abbiamo tentato di bere come gli altri!".Man mano che le cose peggiorano, l’alcolizzato diventa solitamente un bevitore solitario ed esibisce l’intera gamma di reazioni alla sfida. La moglie e gli amici cominciano a insinuargli che il suo bere è una debolezza ed egli può reagire, in modo simmetrico, sia irritandosi con loro sia affermando la sua forza nel resistere alla tentazione dell’alcool. Ma, com’è caratteristico delle reazioni simmetriche, un breve periodo di lotta vittoriosa indebolisce la sua determinazione, ed egli ci ricasca. Uno sforzo simmetrico richiede un antagonismo continuo da parte dell’avversario.A poco a poco, il punto focale della battaglia cambia, e l’alcolizzato si trova impegnato in un nuovo e più esiziale tipo di conflitto simmetrico: ora deve dimostrare che l’alcool non può ucciderlo. "Sanguina la sua testa, ma non si piega": egli è ancora "il capitano della sua anima", per ciò che vale...Nel frattempo i suoi rapporti con la moglie, col capufficio e con gli amici sono andati guastandosi. Non gli era mai piaciuta la posizione complementare del suo capufficio, in quanto autorità; e ora, man mano che egli va in rovina, anche sua moglie è sempre più costretta ad assumere una parte complementare: sia che essa cerchi di imporglisi o di mostrarsi protettiva o tollerante.LO STATO DI EBBREZZACiò che abbiamo detto sopra a proposito della fatica di Sisifo dell’orgoglio simmetrico è soltanto una metà del quadro: è il quadro dello stato mentale dell’alcolizzato che lotta contro la bottiglia; questo stato è, chiaramente, molto sgradevole e, altrettanto chiaramente, non realistico. Gli ’altri’ dell’alcolizzato sono del tutto immaginari, oppure sono distorsioni grossolane di persone da cui egli dipende e cui a volte vuole bene. A questo stato sgradevole egli ha un’alternativa: può ubriacarsi. O, ’almeno’, può bere un bicchierino.Con questa resa complementare, che l’alcolizzato spesso considera un atto di spregio (la freccia del Parto in una battaglia simmetrica), tutta la sua epistemologia cambia. Le sue ansie, i suoi risentimenti e il suo panico svaniscono come per incanto. Il suo autocontrollo si riduce, ma ancor più diminuisce il suo bisogno di paragonarsi con gli altri. Egli si sente nelle vene il calore fisiologico dell’alcool e, in molti casi, sente anche un corrispondente calore psicologico verso gli altri. Sarà magari piagnucoloso o stizzito, ma almeno è ritornato a far parte del consorzio umano.I dati diretti riferibili alla tesi che il passaggio dalla sobrietà all’intossicazione è anche un passaggio dalla sfida simmetrica alla complementarità sono scarsi e sempre confusi, sia dalle distorsioni della rievocazione sia dalla complessa tossicità dell’alcool. Vi sono tuttavia cospicue indicazioni nelle tradizioni popolari che il passaggio sia di questo tipo. Nel rito, il fatto di bere insieme ad altri ha sempre simboleggiato l’aggregazione sociale di persone unite in ’comunione’ religiosa o Gemùtlichkeit secolare. In un senso molto letterale, si pensa che l’alcool induca l’individuo a sentirsi e ad agire come una parte del gruppo; cioè l’alcool gli permette la complementarità nei rapporti che lo circondano.TOCCARE IL FONDOQuelli dell’A.A. attribuiscono grande importanza a questo fenomeno, e considerano l’alcolizzato che non ha ancora toccato il fondo come un candidato difficile per il loro intervento. Viceversa, essi tendono a spiegare i loro insuccessi dicendo che l’individuo che torna a darsi all’alcool non ha ancora ’toccato il fondo’.Sono certamente di vario tipo i disastri che possono far toccare il fondo a un alcolizzato. Incidenti come un attacco di delirium tremens, un periodo di ubriachezza di cui egli abbia perduto ogni ricordo, una ripulsa da parte della moglie, la perdita dell’impiego, una diagnosi d’incurabilità, e così via - tutti questi fattori possono avere l’effetto desiderato. L’A.A. afferma che il ’fondo’ varia da uomo a uomo e che qualcuno può essere morto ancor prima di toccarlo.É possibile, tuttavia, che il ’fondo’ sia toccato molte volte da un dato individuo; o che il ’fondo’ sia un breve periodo di panico che può offrire l’occasione propizia al cambiamento, ma non l’occasione in cui il cambiamento sia inevitabile. Può accadere che amici e parenti, o anche i terapisti, aiutino l’alcolizzato a superare il panico, rassicurandolo o aiutandolo con medicine; così egli ’guarisce’ e ritorna al suo ’orgoglio’ e al suo alcolismo, salvo poi toccare più tardi un ’fondo’ ancora più rovinoso, e ridiventare maturo per un cambiamento. È improbabile che il tentativo di cambiare l’alcolizzato in un intervallo fra due momenti di panico abbia buon esito.La natura del panico è chiarita dalla seguente descrizione di un ’test’:Non ci piace dichiarare che qualcuno è un alcolizzato, ma voi potete farvi rapidamente la diagnosi da soli: entrate nel primo bar e tentate di bere in modo controllato. Provate a bere e a fermarvi di colpo; fatelo più di una volta. Non vi ci vorrà molto per decidere, se siete sinceri con voi stessi. Se avrete ottenuto una percezione esatta della vostra situazione, sarà forse valsa la pena di aver passato alcuni momenti angosciosi.Potremmo paragonare la prova ora citata all’ordine dato a un guidatore di frenare di colpo mentre viaggia su una strada sdrucciolevole: si renderà presto conto che il suo controllo è limitato.Il panico dell’alcolizzato che ha toccato il fondo è il panico del guidatore che aveva pensato di poter controllare il veicolo, e invece scopre all’improvviso che il veicolo può sfuggirgli di mano e trascinarlo con sé. All’improvviso gli sembra che una pressione su quello che egli sa essere il freno faccia correre più forte il veicolo. È il panico della scoperta che esso (il sistema, cioè l’io più il veicolo) è più grande di lui.Per la teoria qui presentata, possiamo dire che toccare il fondo esemplifica la teoria dei sistemi a tre livelli:1. L’alcolizzato rimugina sugli sconforti della sobrietà fino a un punto di soglia, dove gli si rivela il fallimento dell’epistemologia dell’ ’autocontrollo’. Allora si ubriaca perché il ’sistema’ è più grande di lui - e quindi tanto vale arrendersi ad esso.2. Si abbandona ripetutamente all’ubriachezza finché dimostra che c’è un sistema ancora più grande. Allora sperimenta il panico di ’toccare il fondo’.3. Se amici e terapisti lo rassicurano, può anche darsi che egli raggiunga una nuova precaria situazione di equilibrio - intossicandosi del loro aiuto - finché dimostra che questo sistema non funziona e di nuovo ’tocca il fondo’, ma a un livello più basso. In questo, come in tutti i sistemi cibernetici, il segno (positivo o negativo) dell’effetto di una qualunque intrusione nel sistema dipende dall’istante in cui essa ha luogo.4. Infine, il fenomeno di toccare il fondo è collegato in modo complesso all’esperienza del doppio vincolo. Bill W. racconta di aver toccato il fondo quando nel 1939 si sentì dire dal dottor William D. Silkworth di essere un alcolizzato senza speranza; questo evento è considerato l’inizio della storia dell’A.A. Il dottor Silkworth, inoltre, "ci forni gli strumenti con cui trapassare l’ego dell’alcoIizzato più coriaceo, quelle frasi sconvolgenti con cui descriveva la nostra malattia: l’ossessione della mente che ci spinge a bere e l’allergia del corpo che ci condanna allapazzia o alla morte ". Questo è un doppio vincolo fondato correttamente sull’epistemologia dell’alcolizzato, che è imperniata sulla dicotomia mente-corpo. L’alcolizzato è spinto da queste parole sempre più indietro, fino al punto in cui solo un cambiamento involontario nell’epistemologia dell’inconscio profondo - un’esperienza spirituale - renderà per lui irrilevante questa descrizione letale.