Mente e Cervello

Le nevrosi del tempo della crisi


LA psiche ai tempi della crisi: i sentimenti, le ansie, ma anche gli stati depressivi scatenati dal panorama economico che ci circonda. Uno studio condotto dall'Associazione per la ricerca sulla depressione di Torino fotografa quel che succede nella testa degli italiani, che cosa provano quando il conto in banca cala, quando si perde il lavoro e le certezze sul futuro si sgretolano, con tutti i rischi che ne conseguono."L'idea di raccogliere le osservazioni cliniche è nata l'estate scorsa, mentre si intravedevano i primi segni legati alla crisi dei mutui, che poi è scoppiata in autunno: sempre più persone si rivolgevano al nostro centro e nel descrivere il loro stato d'animo citavano la recessione", spiega il dottor Salvatore Di Salvo, presidente dell'Associazione. Il quadro che ne esce è inevitabilmente quello di un'Italia preoccupata, anche se la preoccupazione non è sinonimo di malattia. Un Paese dove, tuttavia, per alcuni - un terzo di quelli che hanno usufruito della consulenza psicologica o psichiatrica del centro torinese - la difficile situazione economica è la causa primaria di disturbi depressivi e d'ansia. E, forse, non è una sorpresa sapere che chi ne risente di più sono donne e giovani.Lo studio. Gli esperti del Centro depressione, ansia e attacchi di panico di Torino hanno raccolto i dati dall'ottobre scorso a marzo di quest'anno. Sei mesi in cui hanno selezionato un campione di 622 persone che si sono rivolte a loro attraverso tre canali: telefonando per la prima volta al Servizio d'ascolto dell'associazione (011-6699584), dove rispondono esclusivamente psicologi (259 persone, il 42% del campione), partecipando a un primo colloquio informativo (118, il 19%) o effettuando una prima visita psichiatrica (245, il 39%). Tutti questi soggetti hanno citato spontaneamente la crisi economica nel momento in cui si trovavano a descrivere sensazioni e paure. "Parlando dell'attuale quadro socio-economico, l'80% di loro ha comunicato sentimenti di preoccupazione e il 73% di tristezza", segnalano dal Centro.I numeri del problema. Attenzione, però: Di Salvo ci tiene a precisare che preoccupazione e tristezza sono condizioni fisiologiche, "uno stato d'animo che possiamo definire normale". Ma esiste il rischio che si trasformino in patologie. Come dire, la crisi è un terreno fertile per le malattie. "L'esposizione a situazioni di vita negative e durature - avvisa l'esperto - può contribuire nei soggetti già predisposti a trasformare la normale tristezza in disturbi depressivi e la preoccupazione in veri e propri disturbi d'ansia". Basta dare un'occhiata allo studio per farsi un'idea di quanto il passaggio possa essere breve. In tutto sono state 363 - 118 più 245 - le persone che hanno richiesto una consulenza psicologica o una visita psichiatrica e per oltre un terzo di loro (il 35%, 127 pazienti) la recessione ha svolto un ruolo di "causa primaria". Per il 33% è stata una "concausa", mentre per il 32% dei casi non ha affatto influito. Lo studio conferma inoltre quanto già risaputo in letteratura psichiatrica e cioè che rischia di più chi è predisposto a questo tipo di problemi: tra i 127 pazienti, più della metà (il 67%) era già stato in cura in passato.Donne sull'orlo di una crisi. Altro fenomeno risaputo e ribadito dalla ricerca è che la depressione è soprattutto femmina. "Le donne sono colpite in misura maggiore, il rapporto è di due a uno", chiarisce Di Salvo. E infatti, corrispondono al 63% del campione preso in esame dall'associazione. Chi si è rivolto al Centro ha descritto quelli che sono i problemi di molti italiani: la scarsità di soldi, conseguenza di un maggiore indebitamento con mutui e prestiti che si mangiano buona parte dello stipendio; la difficoltà a pianificare il futuro; la paura che quel che succede in Borsa possa ostacolare le scelte del domani; la precarietà sul lavoro. Ed è proprio quest'ultimo elemento a pesare di più sullo stato d'animo femminile. "Nelle donne si manifesta una maggior preoccupazione in questo senso - continua lo psichiatra - sentono che la loro posizione è meno consolidata e questo in effetti corrisponde alla nostra situazione sociale".Vita da precari. Ma c'è anche un'altra categoria sulla quale si abbatte il vento della recessione: sono i giovani, quelli che hanno tra i 18 e i 35 anni e che costituiscono il 47% del campione (contro il 33% degli adulti e il 20% degli anziani). "Il dato - riflette Di Salvo - va letto anche tenendo in considerazione il fatto che i giovani navigano in internet ed entrano in contatto con tante informazioni sulla depressione e l'ansia, senza contare che, rispetto agli adulti, hanno meno resistenze a chiedere aiuto". Si vergognano meno, sono capaci di ammettere che stanno male. E, quando si sfogano, che cosa dicono? "È la loro dimensione progettuale ad essere colpita. Sono costretti alla precarietà, non riescono a pianificare, a sposarsi, ad accendere un mutuo, a fare un figlio. Ne vedo tanti di ragazzi così".La cura. Facile dire che si starà meglio quando gli indicatori economici segneranno valori migliori, ma nel frattempo come sopportare il peso? Secondo gli esperti del Centro è fondamentale imparare a riconoscere i propri sentimenti e capire che, se la preoccupazione ha portato alla "compromissione della vita sociale, affettiva e lavorativa", bisogna rivolgersi agli specialisti. "Chi è in fase depressiva è senza energie, ha il conto corrente psichico in rosso - dice Di Salvo - a livello biochimico questo significa che ha pochi neurotrasmettitori cerebrali nelle cellule nervose".Fonte: http://www.repubblica.it/