Mente e Cervello

Sesso Evoluzionistico e Sessualità Controevolutiva


AbstractOgni anno gli uomini che le donne sposano guadagnano più degli uomini della stessa età che le donne non sposano; le donne che guadagnano più degli uomini cercano il divorzio con una frequenza doppia rispetto alle altre; gli uomini e le donne continuano a formare alleanze per competere con altri uomini, e donne per acquisire status e risorse. La comprensione delle ragioni evolutive delle strategie sessuali è la base per la modificazione del comportamento sessuale in modalità controevolutiva.In un’intervista rilasciata alla redazione della rivista on line inglese “The Evolutionist” di qualche anno fa, David Buss ammetteva che la psicologia evoluzionistica potesse costruire un immaginario popolare di asfissiante determinismo azzerante il libero arbitrio, ma si affrettava a considerare che i “nostri meccanismi si sono evoluti al punto di promuovere il cambiamento”, basta volerli usare quindi e, per prima cosa, conoscerli. Secondo Buss l’ignoranza dei meccanismi evolutivi darwiniani è abissale, almeno in America; da qui la resistenza degli studiosi in scienze sociali, degli insegnanti, del giornalismo. Considerare che non esistono differenze sessuali, che la cultura è il prodotto di elaborazioni progressive innestate sul nulla di una tabula rasa, è il modo “oltraggioso” del mito delle scienze sociali, perpetrato ai danni della gente. Paradossalmente, afferma Buss, “maggiore è l’educazione individuale, maggiore è l’aderenza al mito”. Forse, aggiungiamo noi, è adattivo non capire il darwinismo e la resistenza nei suoi confronti potrebbe rappresentare un altro degli accorgimenti che la selezione ha promosso nella programmazione degli individui, il cui sforzo replicativo deve ottundere la coscienza della manipolazione genetica, impedendole di affiorare alla consapevolezza. Una forma di antidoto alla narcosi evolutiva è il recupero di un repertorio comportamentale versatile in grado di risolvere i problemi adattivi dell’accoppiamento. I nostri complessi meccanismi psicologici, essendo pianificati da una lunga storia evolutiva, ci mettono a disposizione alcune circostanze non-obbligatorie di comportamento sessuale. In questo modo nessuna decisione è inevitabile o geneticamente preordinata: né l’infedeltà o la monogamia, né la pedofilia o la serenità sessuale, né la gelosia o l’indifferenza sessuale. I maschi non sono condannati a perseguire la massimazione spermatica nel recipiente femminile, ad avere relazioni extraconiugali a causa dell’insaziabile (inconscia) brama di generare figli a basso costo; le donne non sono condannate a mortificare, schernire, deprezzare i partners che non sono in grado di assumersi i costi della paternità. Non siamo schiavi di ruoli sessuali imposti dall’evoluzione: la conoscenza delle condizioni che favorirono ciascuna strategia di accoppiamento ci dà la possibilità di agire controevolutivamente, ossia moralmente, non solo nella possibilità di scelta di quale di queste strategie preferiamo mettere in atto ma soprattutto, qualunque sia l’opzione, riconoscerne le motivazioni alla base, al fine di non lasciarsi condizionare nell’emissione di valutazioni a carico del comportamento, “carattere” o atteggiamento altrui. La comprensione delle ragioni evolutive delle strategie sessuali è la base per la modificazione del comportamento: sapere che nel caso dell’uomo la gelosia serve, ad esempio, a difendere la paternità e nel caso della donna ad impedire il disimpegno del partner, porta in primo piano quelle componenti che con maggiore probabilità scatenano la gelosia sessuale di ambedue i sessi, come gli indizi di infedeltà sessuale ed emotiva. In linea di principio possiamo creare rapporti coscienti, che minimizzino la gelosia, che comprendano il rapporto uomo/donna, svelato dall’enigma delle somiglianze e delle differenze sessuali. Le donne potrebbero così mostrarsi intolleranti nei confronti di uomini che le apprezzano esclusivamente per la bellezza delle forme e per la giovane età, così come gli uomini dovrebbero imparare ad infischiarsene del “conto in banca” o della Ferrari sotto casa, dovrebbero rimanere indifferenti alla competizione sessuale. Occorre dismettere l’abitudine, veicolata dai valori della scienze sociali tradizionali, di considerare uomo e donna come identici sul piano psicologico; a questo punto della storia non è più pensabile che uomo e donna valutino il partner mediante considerazioni trascendenti l’ontologia biologica. I due sessi sono diversi. Sia sul piano delle caratteristiche da giudicare nel partner, sia per ciò che concerne l’inclinazione al rapporto sessuale occasionale, sia per la natura e la qualità delle fantasie sessuali. Uomini e donne adottano tattiche adattive diverse per attrarre il partner, per conservarlo e per sostituirlo. Queste differenze sono universali, evolutivamente selezionate per l’efficacia dei risultati nella replicazione. Negarlo è inutile, costoso e dannoso. Ci si avvicinerà all’armonia sessuale solo quando uomini e donne accantoneranno la convinzione dell’inesistenza della discriminazione sessuale: solo allora ci confronteremo sulla base non ipocrita della conoscenza dei fattori che coinvolgono i desideri di ciascun sesso.Eppure le donne continuano a volere uomini in possesso di risorse e continuano a rifiutare uomini che ne sono privi. Ogni anno gli uomini che le donne sposano guadagnano più degli uomini della stessa età che le donne non sposano; le donne che guadagnano più degli uomini cercano il divorzio con una frequenza doppia rispetto alle altre; gli uomini continuano a formare alleanze per competere con altri uomini, per acquisire status e risorse, che li rendono desiderabili agli occhi delle donne. La risposta femminista contemporanea a queste tesi attribuisce alle coalizioni globali di maschi la volontà di oppressione delle donne. Quest’ipotesi è una sciocchezza. Gli uomini e le donne competono principalmente contro i membri dello stesso sesso: gli uomini aspirano a controllare le risorse, escludendo e screditando i rivali agli occhi delle partners potenziali; le donne competono tra loro per l’accesso agli uomini di status elevato, avendo rapporti sessuali con loro, strappandoli alle loro mogli, seducendoli ed ingannandoli, denigrando le loro rivali, in particolare quelle che perseguono strategie a breve termine. Siamo tutti vittime delle strategie evolutive darwiniane e, se vogliamo giungere all’ “armonia e all’uguaglianza”, è necessario riconoscere che le donne e gli uomini sono legati assieme da un processo co-evolutivo a spirale, avviato chissà quando ed all’opera ancora oggi. Anzi, forse proprio l’attuale sua conformazione sociale, “ipocrita”, sottile e raffinata, potrebbe rappresentare la sua massima efficacia strategica.“(…) noi proveniamo da una lunga linea ininterrotta di progenitori che sono riusciti a conquistare una partner, a impedirne l’infedeltà e a fornire una quantità di benefici tale da prevenire l’abbandono; e proveniamo da una lunga linea di progenitrici che concessero l’accesso sessuale a uomini che fornirono risorse vantaggiose” (Buss D.M., 1994:288). Venirne a conoscenza, esserne consapevoli, può cambiare le carte in tavola, sconvolgendo sicurezze, disattivando meccanismi automatici, debellando la condizione animale che ancora ci possiede: un antidoto al narcotico darwiniano.La conoscenza dei contesti sociali fondamentali che muovono le strategie sessuali contribuisce alla comprensione del comportamento all’interno dei sessi. La conoscenza di questa diversità ci può aiutare a esaminare certi giudizi di valore per svelare gli interessi egoistici che ne stanno alla base. Nella società occidentale, ad esempio, chiunque non si conformi alla prassi della monogamia a vita è giudicato un deviante, un immaturo, un peccatore o un fallito da coloro che, inconsapevolmente, sono vittime della strategia adattiva.Un fatto sgradevole dell’evoluzione dell’accoppiamento umano è che i partners desiderabili sono sempre in minoranza: alcuni uomini dimostrano una capacità superiore di accumulare risorse e poiché, di norma, le donne desiderano questi uomini, esse competono fra loro. Solo le donne di alta qualità, tuttavia, possono raggiungere l’obiettivo della “locazione genica”; a loro volta, esse sono in minoranza perché appetite dalla competizione maschile. Risultato: la competizione ed il conflitto intra ed intersessuale mette da parte qualità come gentilezza, intelligenza (fine a se stessa), lealtà, altruismo, correttezza politica, ecc., per orientarsi verso la riproduzione; tutto ciò può forse essere evitato rinunciando alla partecipazione al gioco dell’evoluzione. I desideri sottesi dalla selezione darwiniana, tuttavia, non si estinguono facilmente ed il tentativo di soddisfarli getta (dejetta) tutti noi nell’arena della competizione sociale. Esserne consapevoli può essere il primo passo verso il richiamo della coscienza di marca heideggeriana. Non si tratta di votarsi all’ascetismo automortificante, a una sorta di mistica dell’autoflagellazione delle carni ma, finché un uomo o una donna che acquistano l’ultima crema per il viso non riusciranno ad interpretarla come una forma di competizione e fino a quando coloro che si gonfiano i muscoli con la più recente macchina della palestra o lavorano fino a tardi non possederanno la consapevolezza di essere soggiogati dalla competizione sessuale, finché “(…) le persone avranno desideri di accoppiamento e saranno diverse in relazione alle qualità desiderate dal sesso opposto” (Buss D.N., idem:295), la competizione sessuale sarà inevitabile.Il rispetto profondo per l’altro sesso deve scaturire dal sapere che ognuno di noi è dipendente dall’altro, per le risorse necessarie alla sopravvivenza e alla riproduzione. Un’alleanza amorosa in grado di durare una vita intera rappresenta una delle vittorie controevolutive ancora di là da venire. Nei tre miliardi e mezzo di anni della storia conosciuta di questo pianeta siamo la prima specie in grado di interrogarsi sul proprio destino. Se comprendessimo il nostro passato evolutivo, se esaminassimo il complesso repertorio delle strategie sessuali, potremmo capire perché si sono sviluppate e si sono radicate, come un virus oncogeno, dentro di noi.