mario pulimanti

Ricchi e poveri.


Ricchi e poveri.
Aumenta il divario economico e sociale: aumentano i ricchi e i poveri, diminuisce la classe media. La crisi fa diventare i ricchi sempre più ricchi. Le persone più facoltose continuano ad accumulare patrimonio, mentre i poveri vivono una situazione opposta. Una dinamica di crescente disuguaglianza che rende i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Oggi o si diventa miliardari, o si crepa di fame. Uno studio della banca d'Italia conferma che non è vero che la recessione ha reso tutti un po' più poveri e che la diseguaglianza ha continua ad allargarsi anche mentre l'economia si fermava. L'ultima Italia egualitaria è quella dei primi anni 80, cioè quella che usciva dalle conquiste sociali degli anni 70: oggi il 10 per cento più ricco dispone del 50% del reddito totale. Questi nuovi miliardari, inoltre, sono molto diversi dai vecchi. Alla vecchia categoria dei padroni del vapore, industriali e imprenditori del settore manifatturiero, si è sostituita una classe di speculatori, operatori finanziari, concessionari di risorse e materie prime, banchieri e managers che pur non inventando o producendo nulla vedono moltiplicarsi esponenzialmente profitti e stipendi cosicché, mentre i super-ricchi riescono a mantenersi uniti e a trasmettere i loro privilegi, i poveri fanno fatica a salire. Insomma, sempre più difficile salire i gradini della scala sociale. Anzi, é’ come se la scala sia propria sparita. Del resto, togliendo forza al ceto medio per i potenti diventa più facile gestire il potere, in questo modo si spiega perché in parlamento ci sono nominati e non eletti come ogni democrazia esigerebbe. La classe media però dovrebbe farsi più furba e cercarsi una classe politica migliore in grado di tutelare i propri interessi. Non deve continuare a  votare chi difende i propri o quelli dei banchieri, petrolieri o ricchi imprenditori. Molti si chiedono se tutto questo è giusto, se non esiste una giustizia divina che potrebbe porre rimedio a queste ingiustizie? Dubbi ovvi, considerato che, per come la vedo io, Dio sembra che cominci a nutrire verso il creato lo stesso interesse che un bambino distratto avrebbe verso un giocattolo che ha da tempo abbandonato in un angolo del giardino.  Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)