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IL MIO PASSAGGIO IN INDIA


IL MIO PASSAGGIO IN INDIAdi G.L.Tra chi mi legge c'è parecchia gente che cantieri ne ha visti non pochi. Così, forse, per dare un senso a questa trasferta di lavoro, che tanto mi ha colpito, immagino di raccontare loro - ma non solo - quello che ho visto.Gli spostamenti da un fornitore all’altro mi hanno permesso di vedere molti cantieri, incluso quello dove stà sorgendo il nuovo stabilimento di produzione, e di constatare che è vero: l’economia indiana sta crescendo molto velocemente.Ci sono cantieri ovunque e per qualsiasi attività, materiali che si spostano da un lato all’altro del paese. Non ci si fa caso subito perché le prime cose a colpire sono la povertà, la fatiscenza, l’aria irrespirabile e puzzolente, le donne nei loro sari colorati, le mucche, le capre, i maiali, i cammelli che girovagano per le strade, le persone che giacciono su mucchi terra o negli sparti traffico come  animali randagi, i bimbi – che, appena camminano, ti toccano il pantalone tendendo la manina mentre guardi una bancarella - e i “tuc-tuc”, i caratteristici taxi Ape Piaggio, che vanno come pazzi.Poi, fatta l’abitudine a tutto questo, si cominciano a notare delle cose più complesse sul comportamento della gente. Come, appunto, la costruzione di una casa tra una selva di pali di legno legati con delle corde che fanno da impalcatura. Tra i pali, disposti sia attorno che all’interno della casa, in un intreccio che sostiene il tutto, si arrampicano i muratori senza scarpe. Ovunque c’è un gran disordine e non ci sono le benché minime misure preventive di sicurezza; poi non ci sono né gru, ne sistemi di sollevamento ma c’è solo qualche attrezzo. Non ho visto nemmeno una carriola.Cantieri si incontrano lungo le trincee scavate per la posa di tubi o per il rifacimento di una strada da asfaltare. La caratteristica di questi luoghi è la moltitudine di persone che “devono” essere fatte lavorare, tra i quali bambini e donne: solo successivamente si capisce che, nelle tende piazzate poco lontano dal cantiere o lungo la trincea, fatte da pali di legno e teloni recuperati dai camion, questa moltitudine ci vive. Si capisce in particolare la sera, quando si scorgono le fiammelle dei fuochi che scaldano qualche cosa da mangiare.Ci si accorge allora che la mano d’opera è costituita da famiglie intere, forse riunite in comunità che seguono il lavoro e i cantieri. Gli uomini fanno la parte più "qualificata" o di fatica ed insegnano il mestiere ai figli, mentre le donne trasportano i materiali: sabbia, terra, ghiaia, ponendoli dentro a secchi che mettono sulla testa.Ecco, questo è uno scorcio dell’India in via di sviluppo, vista attraverso gli occhi di uno che non capisce una “mazza” di economia. Siamo solo all’inizio e, se l’inizio consiste nell’usare le donne come bestie da soma, chissà come sarà il proseguo: sarà pure una democrazia compiuta, con l’autosufficienza alimentare, ma per me l'India rimane la tecnologia moderna spostata nel medioevo. E basta.