Note a soqquadro

" Io non voglio essere qualcosa che non sono: non mi piaceva essere qualcun altro "


Le Folli Notti del Dottor Jerryll(The Nutty Professor)
Le folli notti del dottor JerryllTitolo originaleThe Nutty ProfessorPaeseStati Uniti d'AmericaAnno1963Durata107 min.ColorecoloreAudiosonoroGenerecommediaRegiaJerry LewisSoggettoJerry Lewis, Bill RichmondSceneggiaturaJerry Lewis, Bill RichmondProduttoreErnest D. GlucksmanInterpreti e personaggiJerry Lewis: Professor Julius Kelp/Buddy LoveStella Stevens: Stella PurdyDel Moore: Dottor Hamius R. WarfieldKathleen Freeman: Millie LemmonDoppiatori italianiCarlo Romano: Jerry LewisMaria Pia Di Meo: Stella StevensRenato Turi: Del MooreLydia Simoneschi: Kathleen FreemanSergio Graziani: Milton FromeRiccardo Mantoni: Buddy LesterSergio Tedesco: Howard MorrisWanda Tettoni: Elvia AllmanNino Bonanni: Michael RossFilm del: 1963     Genere: Commedia Durata: 107 minuti    Dal discorso finale dello scienziato Jerry Lewis, ridiventato timido e bruttino" Per imparare una lezione dalla vita non è mai troppo tardi. E io credo che la lezione che ho avuto sia stata salutare. Io non voglio essere qualcosa che non sono: non mi piaceva essere qualcun altro. E nello stesso tempo sono contento di esserlo stato perché ho scoperto una cosa di cui non mi ero reso conto: è meglio andar d'accordo con se stessi. Pensate a tutto il tempo che uno deve passare con se stesso. Beh... se non si ha stima di noi stessi, come si può pretendere che ce l'abbiano gli altri? Ecco quel che ho scoperto. "
Trama:Julius F. Kelp professore di scienze che viene spesso ridicolizzato dai suoi stessi allievi, è follemente innamorato della sua allieva più bella. Per conquistarla decide di ricorrere alla chimica ma non tutto andrà per il verso giusto.Julius F. Kelp professore di scienze che viene spesso ridicolizzato dai suoi stessi allievi, è follemente innamorato della sua allieva più bella. Per conquistarla decide di ricorrere alla chimica, inventa una pozione la chiama Kelp-Tonic e decide di sperimentarla su sè stesso. Ottiene come effetto, di diventare per un tempo limitato, Buddy Love un personaggio tanto affascinante quanto odioso. Stella ovviamente si innamora di lui. Il gioco dura fino a quando, per un errore di dosaggio, Buddy Love ridiventa il professor Kelp su un palcoscenico, davanti ai suoi studenti ed è costretto a rivelare il trucco.
 Recensione del film: Le Folli Notti del Dottor JerryllE’ evidente come il Cinema di Jerry Lewis sia un Cinema che analizza il Doppio in qualsiasi sua forma, ed è quindi normale che nel suo percorso artistico non potesse mancare il riferimento al famoso romanzo di Stevenson sfruttato già ampiamente nella storia del Cinema. Se in Ragazzo Tuttofare, il suo primo film da regista, era lampante l’omaggio al cinema che Jerry Lewis ha amato (ad esempio quello di Stanlio & Ollio) è pur vero che la struttura del racconto era ancora abbastanza elementare, essendo il film una serie infinita di gag senza un nesso logico. Ne L’idolo delle donne e ne Il mattatore di Hollywood, i due film prima di quest’ultimo capolavoro, si continuava ad insistere sulla decostruzione del cinema in quanto cinema: tutto deve essere rivelato come spettacolo che, paradossalmente, assume una valenza più reale della realtà stessa. Ne Le folli notti del dottor Jerryll tutto ciò viene moltiplicato all’ennesima potenza. Lo sdoppiamento del cinema dal cinema è lo sdoppiamento del personaggio stesso.  Molto liberamente tratto dal racconto di Stevenson, il film propone una sorta di dottor Jekyll (il professor Kelp), che scopre una pozione che può renderlo bello ed affascinante. Ma questo novello Mr. Hyde (Buddy Love) non può avere vita facile a lungo andare. Lewis estrae un partner da lui stesso. Dove prima c’era il caro amico Dean Martin ora è rimasto un vuoto, e questo vuoto non può essere colmato che da Jerry (sarà così per tutto il Cinema di questo grande autore). Ed è per questo che il Nostro è sia il professore che la “creatura”, tra l’altro plasmata sulla stessa figura del vecchio partner (affascinante crooner corteggiato da tutte le donne). Eppure non pensate che il suo Cinema sia un Cinema parodico, perché Lewis si allontana dalla parodia per svelare la struttura stessa del Cinema e non di un unico racconto. I primi tre film di questo autore erano film sul Cinema come svelamento di realtà altre (anche del Cinema stesso). Qui lo svelamento è addirittura rappresentato nel suo svelarsi. Buddy Love ridiventa Kelp davanti ad un pubblico (quello dentro il film) che rappresenta noi stessi come pubblico (quello fuori del film). Lo so che è difficile raccapezzarsi, ma il fatto è che in questo film siamo davanti a molteplici livelli di lettura che rendono il tutto più complesso di quanto sembri (anche i finali, se guardiamo bene, sono almeno quattro!). Jerry Lewis ha scardinato le basi del cinema comico. Il personaggio di Kelp assume coscienza (contrariamente ai personaggi precedenti di Jerry Lewis) di essere un disadattato, e si muove per far sì che le cose cambino. Il personaggio goffo e inconsapevole dei film precedenti lascia il palcoscenico ad un personaggio consapevole e per questo altamente drammatico. La gag può essere letta come gag pura (senza sottointesi) o come qualcosa che va oltre. Ma la cosa eccezionale è che tutti e due questi piani di lettura sono legittimi e necessari. Se dopo tutto questo molti ancora pensano che Jerry Lewis sia soltanto il picchiatello che faceva le smorfie dietro a quel cantante americano che cantava “That’s Amore”, allora è giunto il momento di andare a guardare dietro le apparenze per scoprire che a volte il Comico è molto più di quello che vuol far sembrare di essere. Che strana la vita! (Renato Massaccesi)
Molto liberamente tratto dal racconto di Stevenson, il film propone una sorta di dottor Jekyll (il professor Kelp), che scopre una pozione che può renderlo bello ed affascinante. Ma questo novello Mr. Hyde (Buddy Love) non può avere vita facile a lungo andare. Lewis estrae un partner da lui stesso. Dove prima c’era il caro amico Dean Martin ora è rimasto un vuoto, e questo vuoto non può essere colmato che da Jerry (sarà così per tutto il Cinema di questo grande autore). Ed è per questo che il Nostro è sia il professore che la “creatura”, tra l’altro plasmata sulla stessa figura del vecchio partner (affascinante crooner corteggiato da tutte le donne). Eppure non pensate che il suo Cinema sia un Cinema parodico, perché Lewis si allontana dalla parodia per svelare la struttura stessa del Cinema e non di un unico racconto. I primi tre film di questo autore erano film sul Cinema come svelamento di realtà altre (anche del Cinema stesso). Qui lo svelamento è addirittura rappresentato nel suo svelarsi. Buddy Love ridiventa Kelp davanti ad un pubblico (quello dentro il film) che rappresenta noi stessi come pubblico (quello fuori del film). Lo so che è difficile raccapezzarsi, ma il fatto è che in questo film siamo davanti a molteplici livelli di lettura che rendono il tutto più complesso di quanto sembri (anche i finali, se guardiamo bene, sono almeno quattro!). Jerry Lewis ha scardinato le basi del cinema comico. Il personaggio di Kelp assume coscienza (contrariamente ai personaggi precedenti di Jerry Lewis) di essere un disadattato, e si muove per far sì che le cose cambino. Il personaggio goffo e inconsapevole dei film precedenti lascia il palcoscenico ad un personaggio consapevole e per questo altamente drammatico. La gag può essere letta come gag pura (senza sottointesi) o come qualcosa che va oltre. Ma la cosa eccezionale è che tutti e due questi piani di lettura sono legittimi e necessari. Se dopo tutto questo molti ancora pensano che Jerry Lewis sia soltanto il picchiatello che faceva le smorfie dietro a quel cantante americano che cantava “That’s Amore”, allora è giunto il momento di andare a guardare dietro le apparenze per scoprire che a volte il Comico è molto più di quello che vuol far sembrare di essere. Che strana la vita! http://soleottobrino-onthebook.blogspot.com/2011/03/io-non-voglio-essere-qualcosa-che-non.htmlhttp://www.filmfilm.it/film.asp?idfilm=15707  http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=45565