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IRLANDA 1


IRLANDA 2005 10 Agosto 2005 Partenza tranquilla e puntuale alle 12:10 di Mercoledì 10 Agosto, io e Mattia intraprendiamo il grande viaggio con le peggiori intenzioni: una Guinness appena arrivati in Irlanda. Detto questo detto tutto. In questo preciso istante stiamo viaggiando in treno a 60-70 km/h, accanto all’ippodromo di Roma. Mattia crede di aver visto il nostro aereo: Campino è infatti in vista. Ore 17:51 Siamo a bordo dell’aereo in attesa di partire. Il Boeing 737 è partito: sorvoliamo ora la costa e stiamo oltrepassando il tetto di nubi che coprivano l’Italia….. LUCE! “Navighiamo” sopra un candido oceano di nuvole, senza fine, senza dimensione. UH-OH! Un mare di panna montata mi pare questa visione! Ore 18:35 Penso che abbiamo appena volato sopra Parigi, s’è visto infatti un enorme fiume grandemente ondulato ed infuocato dal sole; questo è contornato da un’infinità di case ed edifici. In lontananza si vede il mare e la foce di questo fiume. Ore 18:43 Siamo nuovamente sopra il mare e dobbiamo aver percorso circa un centinaio di km dal punto di prima, a conferma dalla teoria dell’avvistamento di Parigi. Ore 20:13 Dopo un tranquillo atterraggio nella gloriosa Inghilterra addirittura in anticipo rispetto a quanto previsto, attendiamo ora per imbarcarci finalmente per l’Irlanda. In coda per il check-in aspetto Mattia che finisca al bagno… Dove diavolo è? Sarà ad orinare nella foresta di Nottingham? Ore 21:30 Aspettiamo di imbarcarci divorando un panino di dimensioni enormi e dai contenuti non identificabili. L’aeroporto è deserto e saremo una decina di persone di persone a farne uso. Ancora non sappiamo a quale “gate” arrivi il nostro aereo e perciò facciamo soste un po’ ovunque nell’aeroporto. Mattia è nuovamente al bagno…. Al ritorno gli consiglio un buon dottore. Ore 22:30 Siamo in viaggio da una ventina di minuti e devo dire che il viaggio di notte non è niente male: le luci di miriadi di paesi appaiono un po’ ovunque e le strade illuminate paiono venule luminose che diramano da un cuore di luce che è la città. Il guaio del viaggio è l’assordante voce del pilota che copre la musica dell’iPod, che sia Matt che io stiamo ascoltando. Ci sono, davanti a noi, sei vecchietti arzilli e forse ubriachi che starnazzano e trincano come disperati. Ore 23:47 Siamo a Dublino. Sbarcati ormai da un’oretta, finalmente abbiamo trovato un lussuosissimo covo per passare la notte: abbiamo steso la copertura impermeabile della tenda sotto una scala mobile dell’aeroporto, e ora giacciamo sopra di essa e sopra gli stuoini. Con le nostre due possenti masse corporee facciamo da scudo alle borse, schiacciate contro la parete del sottoscala. Speriamo nella fraterna tranquillità irlandese, ma so già per certo che non chiuderò occhio: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Un dannato babbeo con la pulitrice s’è messo a gironzolare davanti a noi.. è sempre qui! Lo fa apposta? Non vuol lasciarci dormire? BAH! Che Iddio ci assista, a noi e ai nostri beni. Amen!