Disputationes

IRLANDA 2005 Aran bicicletta (III)


17 Agosto Ore 10:19 Mi riprometto di non degenerare più artisticamente come ieri sera. Oggi ci siamo alzati presto e tirava un forte vento e vien giù una pioggerellina fastidiosa e continua. Tutto ciò ci ha obbligato ad accorciare le distanze con l’autobus. Abbiamo caricato le bici e siamo in viaggio per Moam Cross, dove ripartiremo in bici, per Ros a Weil. Da lì partono i traghetti per Inish Mor, la maggiore delle isole Aran. Ore 16:00 A Moam Cross ci siamo vestiti da bicicletta e dopo un’oretta di preparativi siamo partiti come dei kamikaze sotto la pioggia. Dopo un chilometro eravamo già fradici, ma perduravamo senza mai fermarci. Eravamo completamente zuppi, bagnati fino al midollo, e quella maledetta pioggia, accompagnata dal vento non accennava a diminuire. Ci siamo fermati solo per chiedere indicazioni e per espletare certe funzioni organiche irrimandabili. Ora siamo nello sperdutissimo paesino che funge da porto, che mettte in comunicazione terra ferma e le Aran. Oltre a Galway, naturalmente. Ore 17:44 Siamo a bordo della “Queen of Aran II” che scarrozza giorno e sera, avanti e indietro, gli sciocchi turisti, che invece di stare al caldo ognuno a casina propria, vanno a cercare i posti più infami e meno accoglienti di questa terra. Dopo questo sfogo postpluviale, pronostico problemi per trovare un alloggio a Inish Mor, e del cibo. Ma eccoci arrivati. Ore 22:08 Ostello trovato, cibo divorato. Missione compiuta alla grande. Dopo le ricerche disperate di un ostello conveniente sotto la pioggia infame e coi bagagli che cascavano dalla bicicletta, il casco che penzolava e si andava ad incastrare fra i raggi delle ruote… Siamo arrivati in un ostello umanamente accogliente per il personale. E’ ad un miglio dalla cittadina dov’è il porto e perciò per comprare le cibarie abbiamo dovuto fare avanti e indietro. Oltre ad uno scampato funerale da parte mia, poiché m’ero messo a guidare a destra (nostalgico!), abbiamo speso solo 5 € per un ottima cenetta a base di spaghetti all’amatriciana. Beh, effettivamente c’è da ricordare che una confezione di pancetta era rimasta accidentalmente impigliata nel poncho di Mattia.. No, non l’abbiamo rubata, sul serio, ce ne siamo solo accorti all’uscita. Magari non appena domani torniamo giù in paese ci arrestano e ci rimpatriano come pericolo nazionale. Bene! In bicicletta sotto la pioggia, col vento continuamente a sfavore, in percorsi più che altro in salita, ho avuto modo di trovare i più fantasiosi e pittoreschi epiteti per l’Irlanda e i suoi abitanti.. es: “Quest’isola è la diarrea del mondo!” e così via..