Disputationes

IRLANDA 2005 Galway (II), Kilvarra


21 Agosto Kilvarra Ore 22:38 Oh, per Bacco… Ve ne sono di cose da raccontare, che sono successe solo da ieri sera.. Oh per Bacco!! Innanzitutto ieri pomeriggio abbiamo passeggiato per Galway, che è una città d’arte, con poco più di 60 mila abitanti, situata nella costa, sulla foce del fiume Corrib. Galway raccoglie artisti di ogni sorta, razza, puzza e risma: suonatori di Tin Wistle, che è un flauto tipico irlandese, ritrattisti, chitarristi. Ero in cerca degli hookers, particolari navigli del luogo, ma ne ho visto solo uno ancorato alla foce; abbiamo fatto un giro per le particolari e colorate stradine di Gaillihm (questo è il nome gaelico di Galway, che significa “straniero” poiché abitata e governata sempre da forestieri ), ed abbiamo ammirato con orrore la sua cattedrale, che è fuori dal centro, piena di corvi.. Per cena ci siamo fatti nientepopodimenoché le farfalle con le melanzane e la mozzarella, una pizza in due e due bottiglie di vinaccio in offerta: uno australiano e uno pseudo-italiano. L’aretina, che ci rimirava come due fenomeni da baraccone, si è rivelata simpatica. Ha venticinque anni, si chiama Lucia Celi, ed è una fumettista professionista in cerca di lavoro. Mi rimangio ciò che ho detto di sconsolante su di lei, perché ha tutti i numeri per diventare una fumettista umoristica, che è il suo desiderio. Dopo cena ci ha invitati ad andare al pub con lei e noi abbiamo accettato di buon grado, visto che non conoscevamo il luogo, mentre lei soggiornava lì da undici giorni. Siamo giunti perciò al “Taaffes” un locale di irlandesi e non, rigorosamente ebbri, dove c’era un adorabile quartetto di musicisti folk irlandesi che distraeva il popolo dalle pene mondane: una chitarra folk che fungeva da voce, una fisarmonica, un violino ed un banjo. Fantastico. Eravamo finalmente, totalmente immersi nella realtà dei pubs irlandesi, che non sono altro che la ‘morfina’ di questi poveracci sottomessi da sempre alla gloriosa Inghilterra, e ora con tanta fatica, liberi. Alché ci siamo presi due o tre pinte a testa e ci siamo goduti la serata con quella splendida musica che faceva da padrona. Addirittura un irlandese mi ha invitato a bere con lui, non ho capito se era ubriaco, gay o se ero io rassomigliante ad un irlandese… S’è riso come pazzi, per buffe situazioni o casi umani: Mattia, passandomi la birra (Budweiser, the king of the beers), ha urtato contro un ragazzone di 25-30 con un giaccone lungo di pelle che stava muovendo la testa a suon di musica avanti e indietro. Così per sbaglio, gli ha versato un po’ di birra addosso. Io temevo gli saltasse addosso, e invece questi si è girato e ha visto la sua bella giacca rovinata e con la massima naturalezza ha iniziato a dondolare la testa avanti e indietro. Che forza gli ubriachi! Dopo siamo tornati all’ostello belli contenti e ci siamo pacificamente salutati e dati la buona notte. Uh! Dimenticavo.. Al pub ci aveva agganciato un vecchio irlandese che non ci siamo scrollati di dosso fino a che non ha avuto il nostro identikit e lui ci ha riferito il suo. Si chiamava Cornelius! Stamattina lauta colazione con toast con marmellata e caffè in abbondanza. Si procede poi per la seconda visita a Galway. Oggi abbiamo girellato per gli shops e soprattutto ci siamo soffermati nei negozi di dischi come Zhivago e HMV (Her Majesty Voice), una catena che c’è anche a Dublino. Gira che ti rifrulla, non si riesce a trovare un maledettissimo buco dove infilare le cartoline che ci portiamo appresso ormai da tempo. Oggi per la strada principale c’è un pianista con un piano verticale scoperto che da grande spettacolo di sé con Scott Joplin, Blues, Jazz e altro. Veramente un saltimbanco coi controfiocchi! Dopo un kebab per pranzo si torna all’ostello per partire… Ci fermiamo un momento al TESCO per batterie, rullini e occhiali e si riparte. La strada non è delle migliori per il traffico, ma non ci fermiamo un attimo fino ad una cittadina, il cui nome ci fa rendere conto che abbiamo mancato un bivio, allungando il percorso di una decina di kilometri. Poco male: in capo ad un’ora siamo ugualmente a Kilvarra dove si fa sosta ad un castelletto grazioso in riva al mare, sviluppato in una penisoletta grande quanto il primo. Arrivando nella cittadina portuale la mia voglia di vedere hookers viene appagata: c’è infatti il festival dell’hooker per tre giorni e se ne vedono a dozzine. Belli sul serio, sono essenziali. Abbiamo trovato alloggio presso un ostello stupendo a 6 km dalla cittadina, famoso per aver ispirato Yeats nel costruire l’Abbey Theathre in Dublino. E’ in una posizione favolosa, in mezzo alla baia di Galway, immerso nei pascoli delle mucche. Ora sono in realtà le 1:12 del 21 agosto e scrivo dallo splendido salotto con caminetto dell’ostello. Abbiamo incontrato (quanto è piccolo il mondo) un’altra aretina con due amiche, che ho riconosciuto come la commessa del Mister Pizza, e una famigliola irlandese. L’irlandese è un patito del rugby (ma che strano!) ed ha avellato per tutta la sera mio cugino che appunto gioca a Rugby. Visto che siamo rimasti solo io e lui svegli, lui guarda un DVD e io scrivo, disegno e sto con gli animali dell’ostello, mi ha offerto un caffè.. Sono tornate le “aretine”(sono sarde) dal pub e sono evidentemente ubriache, sia loro che l’ostellante, che si è messo a sfoggiare i suoi abiti da cowboy di quando era in America. Ora vado a riposare le membra, facendomi cullare da Morfeo in un sonno leggero e sospettoso.