Two Of Us

Rebecca II


 
Si erano conosciuti solo superficialmente due anni prima. Loic aveva appena sedici anni e sballottava pensieri e desideri in silenzio e languore mentre si faceva ospitare dai boschinei dintorni della cittadina. Seguiva Rebecca, amica di sua sorella maggiore, con falcate sottili e il fiato in gola. La sentiva passare ciabattando con classe e l'accompagnava con lo sguardo sino a quando spariva in fondo alla strada nelle sue piccole incombenze quotidiane. Poi, passato del tempo, s'erano incontrati, per caso, ai bordi delle ultime case e Lei gli aveva passato la lingua su tutto il corpo, ansimandogli violentemente contro. Gli aveva massaggiato il membro ma non aveva voluto portarsi oltre, lasciandogli quell'odore di ginepro e di fresco addosso, e negli occhi la visione dellasua fica scura e satura di umori. Ancora troppo lontana dalle sue mani adunche ed erettili. Poi nella vita di Rebecca era entrato Miguel, il rivenditore di automobili. Per qualche verso la donna sentiva il bisogno di un uomo maturo al suo fianco, qualcunodella sua età, già posizionato, solido e senza troppi grilli per la testa. Il mezzo spagnolofaceva per Lei: separato in casa, con un bambino piccolo, modestamente sognatore e con qualche fissa per i lacci e le manette. Era penetrato nell'esistenza di Rebecca in maniera dimessa e Lei lo aveva lasciato entrare: per noia, desiderio, pura e semplice foia. Loic Li aveva visti scopare una volta nel bosco. Lei gli aveva abbassato i calzonifino alle caviglie e s'era messa a succhiarlo con voluttà e discrezione. E il cazzo di Miguel aveva reagito inastandosi e indurendosi sotto le labbra della donna, fino adassomigliare a un cilindro turgido e ben insalivato. Poi Lui l'aveva piegata sulla schiena,torcendole delicatamente il braccio e se l'era presa così, facendo scivolare l'uccelloavanti e indietro senza il benché mimino attrito. Poi, urlando, le era venuto sulle chiappe spargendo il seme sul biancore abbacinante della pelle. Loic aveva osservato tutto,mescolato fra odio feroce e lubrica concupiscenza. Poi era scappato via, torcendosi le mani e sputando ferocemente a terra in segno di disgusto. Però non aveva potuto impedire di masturbarsi, ripensando alle labbra voraci di Rebecca e al suo culo bensolido e piantato per aria mentre veniva ripassata con costanza e dedizione. Un giorno,mentre tornava da scuola venne accostato dalla macchina della donna, che lo fece salire. Aveva ormai diciotto anni e si apprestava a concludere il liceo. Era estatee la leggera brezza che entrava dal finestrino sollevava la gonna corta della guidatricemettendone all'aria la fica ben rasata. Quasi in trance parlarono entrambi di banalità assortite e di luoghi comuni compressi, fino a quando Loic abbassò la mano e la infilò tra le cosce magre di Rebecca. Senza indugiare troppo introdusse due dita tra le labbra gonfie e spesse, e prese a farle transitare nel canale carnoso. Lei resistette alla guida per alcune centinaia, poi fu costretta ad accostare. Si rifugiarono in una radurapoco distante dall'arteria principale. Lei appoggiò la testa sul finestrino e ampliò le gambe sino a farne un compasso ben lubrificato. Il ragazzo si piegò  spalancando la portiera anteriore con le gambe e appoggiò la testa pesante nell'afrore di quella vulva odorosa e umidissima. Avvicinò le dita e gli parve che crescessero come funghisul praticello glabro della donna. Poi, deciso, affondò la lingua nel foro ripieno di pieghe. La titillò e la umettò per bene cercando di non trovare opposizione al suocolmarsi la bocca mentre dense stille di piacere gli scorrevano sulle labbra e sul mento.Era mezzogiorno passato da un pezzo, e solo qualche rado uccello punteggiava l'orizzonte con il suo canto solitario e incantato. (continua)