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Rebecca XI

Post n°21 pubblicato il 15 Novembre 2016 da Quaaalude

 








A turno i ragazzi sfregarono le loro code contro il corpo di Rebecca.
Qualcuno non resisteva a lungo e schizzava violentemente sulla
pelle bianchissima della donna. Altri, nel momento in cui stavano
per venire erano in grado di ricomporsi e lasciavano la torre di carne
ciondolare dall'alto verso il basso, pronti per quando fosse stato il
loro turno. Damiki, un diciassettenne piccolo ma assai fornito cacciò
gli altri e volle avere il piacere della prima imbeccata nel buco bollente
di Rebecca. Fu così che la spinse con la testa verso il basso, forzando
al tempo stesso il culetto verso l'aria, e quasi per una sorta di legge di
natura la verga sparì, completamente inghiottita dalla fica. I ragazzi
e Owei erano allibiti: da quello che si mormorava nessuna era mai
stata in grado di contenere tutto il saldo vigore di Damiki. Superata
la prima sorpresa stettero a guardare mentre il ragazzo spingeva
avanti e indietro il cazzo, ben inumidito e solcato da grosse vene
gonfie. La donna gemeva e mugolava finché Podol comprese la
sua muta richiesta e le colmò la bocca dell'ampia ed empia cappella
costringendola a distorcere il ghigno in una espressione volgare e
feroce, come piaceva ai giovani monaci. Fu da quel momento che
iniziò una lunga notte. In piedi e completamente nudi i ragazzi si
posero all'interno di una fitta fila in attesa del proprio turno. Rebecca,
dal canto suo, pareva insaziabile e sganciato con un poderoso FLOP!
un membro subito ne faceva spazio ad altri tre, cercando pose al limite
della gravità e assolutamente spericolate. Grosse gocce dense di seme
la ricoprivano tutta e lei trovava il tempo per leccarsene via alcune senza
che questo, tuttavia, la ripulisse completamente. Lo fece dondolandosi
viziosamente su un'altalena perversa, lo fece aprendosi a compasso
e incollando le mani al pavimento, lo fece in piedi appoggiandosi a un
muro bianchissimo, con il fisco esile a novanta gradi di posizione. Così
andò avanti finché giunse il mattino arrossendo davanti ai corpi giovani
ed esausti sparpagliati su tutta la superfice dell'ampio luogo. Rebecca,
come se nulla fosse successo si recò da Owei, che, unico, era ancora
sveglio e non spossato. Sorridendo lo motteggiò: "I tuoi allievi hanno
qualche demone in corpo, maestro, ma debbono lavorare ancora
parecchio per soddisfarmi."










(Continua)










 
 
 
 
 

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