Quel poco da dire

IN VINO VERITAS

Completamente ubriaco! Camminò sul cornicione,  entrò nella fontana grande, sfiorò tutte le auto che passavano. Lei non sapeva più come contenerlo. Al primo appuntamento, era stato simpatico tutta la sera, ma poi aveva esagerato. Cosa poteva fare?
Verso le 3, in piedi su una panchina, declamava il programma di una fantomatica repubblica dell'amore! Inevitabile l'intervento della polizia, che lo portò in commissariato.
Seduti sulle sedie della sala d'aspetto, lei cercava di capire come stesse. Lui guardandola disse: "Vuoi la verità? Sono assolutamente sobrio, volevo fare colpo su di te, ma forse mi sono fatto prendere dalla parte...".

LA GROTTA

Esplorare, arrampicarsi, curiosare negli anfratti della campagna era il suo gioco preferito. Sua madre era preoccupata, ma sapeva solo una piccola parte delle sue avventure.

Voleva entrare in quel buco nella roccia che aveva notato; ci passò appena, col suo corpicino stretto; il budello rimaneva buio e angusto a lungo. Poi si aprì in uno spazio più grande, e della luce filtrava. Vide che c’era qualcosa, qualcuno. Un bambino su un lettino e un uomo alla fine della grotta, con la faccia cattiva.

Sciolse quei nodi e silenziosamente fece passare anche quel bimbo dalla strettoia, fino alla luce.

CALDO

Clima rovente. Odore di escrementi di cane abbrustoliti dal sole. La città in agosto, semideserta e invivibile.

I due ragazzi seduti sul muretto. Il motorino un po’ più in là, a secco. Le tasche vuote, ad attendere solo la sera, sperando che rinfreschi.

L’uomo grasso arranca sulla salita, nella sua canottiera sudata. Passa davanti ai ragazzi, mentre infila una mano nella tasca a prendere il fazzoletto, da passare sulla fronte grondante. Dalla tasca insieme al fazzoletto cade un pezzo da dieci accartocciato, che silenziosamente si posa sull’asfalto. L’uomo si allontana, sbuffando. Ma ora il pomeriggio non sarà più noioso…

IL KILLER

Aspettava, come sempre. Nel silenzio, immobile: a volte per secondi, altre per ore. Aveva imparato a ridurre le sue esigenze al minimo; aveva affinato udito, olfatto e vista, per non essere mai sorpreso. Appostato senza fare ombra, scrutava, muovendo lentamente il capo, l’inizio della strada, il parcheggio, il cortile. Nessun movimento. Aveva studiato il suo obiettivo, non poteva confondersi.

Le ore scorrevano lente. Ormai si era fatto giorno. Una mosca iniziò a ronzargli fastidiosamente intorno; gli si posava sugli occhi, sul naso, sulle orecchie. Quando spazientito fece un gesto brusco per cacciarla, l’altro sicario gli sparò alle spalle.