Quid novi?

Fiabba numero uno


La Fiabba dell'orco e la bambinaC'era una volta una bambina piccina piccina picciò che non credeva agli orchi. Aveva grandi occhioni verdi ed era una delizia.Un giorno questa bambina si imbattè in un orco poliglotta, non nel senso che conosceva molte lingue straniere, ma nel senso che l'unica lingua che aveva la usava come se fossero dieci e nei modi più disparati. Mica la usava soltanto per parlare, questo (p)orcone, no! Se non ti stavi attento e gli stavi nelle vicinanze, zaffete, questo (p)orcone ti piantava una slinguazzata dove capitava capitava: tra capo e collo, in dell'occhi, sulle mani, sulle braccia ... insomma, ti riduceva una fetecchia di fracicume!La bambina imprudente si sarebbe dovuta accorgere che l'orco slinguazzatore era un orco per via dei sopracciglioni a mustacchio a tortiglione, ma dato che lei era un poco capatosta e non credeva agli orchi, niente da fare! Lei diceva "nòo, nòo, nòo! Luìi nòon èe ùun orcòo!" (lei parlava così perché non conosceva le lingue straniere, non avendo studiato il napoletano classico), dato che lei non credeva all'esistenza degli orchi.L'orco mustacchioso tortiglioso, lì per lì, cominciò a far roteare la sua linguaccia puntuta, ma la bambina continuava a dire "nòo, nòo, nòo! ..." ecceccecc e l'orco ci restava male, dicendosi: "Ma che gusto c'è a spaventare le bambine, se loro non si spaventano?" E gli venne una prima crisi di identità, soprattutto perché, causa rimbecillimento senile, si era scordato i documenti nei calzoni che non aveva fatto lavare a secco e quindi aveva perduto irrimediabilmente la carta di identità.Ma non basta!. La bambina capocciona che non credeva agli orchi -e, da quando aveva conosciuto questo orco, nemmeno ai sopracciglioni tortigliosi- cominciò a chiamare l'orco Angelo. Il povero orco, che si chiamava Righetto, si fece prendere una seconda crisi di identità, che in realtà furono altre due, in quanto nel frattempo si era rifatto i documenti e, essendo affetto da rimbecillimento senile, si era scordato di chiamarsi Righetto e sulla nuova carta di identità aveva fatto scrivere come nome Spinterogeno e ciò ingenerava ulteriore confusione nella sua mente bacata in quanto alcuni amici, chissà perché, lo chiamavano Pancrazio.Povero orco! cominciò ad ingobbirsi ed a diventare sempre più piccino, al punto che, un bel giorno, vinse un premio galattico riservato al nano più alto del mondo, ma ciò non valse a consolarlo, perché nel frattempo era scoppiata l'afa e lui pativa il freddo. Forse non è molto chiaro il nesso logico in questa ultima frase, ma dato che sto scrivendo una fiabba, me ne strabuggero bellamente e scrivo quello che cacchio mi pare!Oh, ma dimmi tu se devono venirmi a correggere le fiabbe!La bambina, che nel frattempo era diventata un po' malandrina, a forza di essere slinguazzata dalla saliva magggica dell'orco rimbecillito, diventato il nano più alto del mondo, aveva sgamato il problema e si divertiva a chiamare l'orco con i nomi più svariati, aggravando la sua crisi di identità. Il povero orco, a furia di rifare i documenti, fu costretto a comprare un capannone industriale per adibirlo a deposito dei suoi documenti ormai inservibili, dato che ogni 10 minuti era costretto ad andare in comune per cambiare identità.Il povero orco finì sul lastrico e dovette andare a vivere sotto i ponti.La bambina, che nel frattempo -abbondantemente annaffiata da tutti gli schitazzi orcheschi- era cresciuta talmente tanto da aver vinto il premio riservato alla gigantessa più bassa del mondo, si pentì di essere diventata così filibustriera e cominciò a credere agli orchi, ma, nel frattempo quel povero orco era diventato un catorcio, autoconvincendosi di essere una locusta in quanto, essendo divenuto il nano più alto del mondo, non poteva più andare a cavallo, ma soltanto a cavalletta.Insomma, i due si incontrarono e si spiegarono, decidendo di non credere più alle favole. L'orco si riprese bene, tanto da trasformarsi da catorcio in mezzo catorcio solamente. La bambina si trasformò in una splendida ragazza che non credeva più alle favole, ma credeva agli orchi. Entrambi decisero di assumere nuove identità.I due si baciarono delicatamente, si abbracciarono, e si amarono così, tenendosi con le mani nelle mani e nessun cinese puzzolente osò avvicinarsi a loro.La morale di questa bellissima fiabba, ovviamente, è che i cinesi puzzano!Er Fiabbatore