Quid novi?

Erasmo da Valvasone


I tre sonetti che seguono furono scritti in morte di Irene di Spilimbergo, famosa promettente pittrice che morì giovanissima. Nel volume che celebrò la sua morte furono inseriti componimenti di praticamente tutti i poeti dell'epoca, noti e meno noti, tra i quali quelli di Erasmo da Valvasone. L'opera completa di tale poeta è reperibile sul sito Biblioteca Italiana.1Potè Irene gentil, mentre a Dio piacque,or col pennello, or con soavi accentifar noto, a queste et a quell'altre genti,quanto egli nel crearla si compiacque,che n'empì di stupor, non pur quest'acqued'Adria, e 'l Tirren, ma tutti quattro i venti,ch'or risuonan di pianto e di lamenti,poi che per cruda morte estinta giacque.Anzi non giace; ma levata al cielocon voce assai più dell'usato puracanta, spirti di Dio, là su tra voi.Or se fu tal, quand'ella era tra noi,qual or dev'esser, che più non oscurae cela il bel, che copria 'l terren velo?2Non vide alcun, dal dì che gira il sole,tre grazie in donna così rare accolte,com'ebbe Irene ; e chi lo niega, ascolte,e dirà: — Il mondo a gran ragion si dole. —Con leggiadri concetti alte parolestrette or cantando, or pur slegate e sciolte,che 'nnanzi 'l dì l'ingordo ciel n'ha tolte,furono in lei non mai più udite, e sole.Mentre la dotta man finge e coloraor pensier vaghi, ora verace istoria,oscura il nome al grand'Apelle e Fidia.La beltà, che d'ogn'altra ebbe vittoria,empì noi di stupor, gli altri d'invidia:or se l'opponga chi più 'l mondo onora.3Se 'l lacero figliuol pianse l'Aurora,se di pianto bagnò Tetide il figlio,e s'adverso destin, s'uman periglionoiar pò forse cotai numi ancora,o com'è per aver turbati ognoral'armonia gli occhi e lagrimoso il ciglio,da l'or che sciolta dal terreno essiglioIrene al ciel tornò dove splend'ora.Né men pianger dee Amor, che la faretravota rimase, e spente le facelle,nel giorno, onde sì 'l mondo anco si duole,ch'estinte fur le due vive fiammelle,rotte le dolci, angeliche parole,ch'arso e spezzato avrieno un cor di pietra.Erasmo da Valvasone