Quid novi?

A Girolamo Muzio (tre sonetti)


XXXII.A Girolamo MuzioVoi ch'avete fortuna sì nimica,com'animo, valor e cortesia,qual benigno destino oggi v'inviaa riveder la vostra fiamma antica?Muzio gentile, un'alma così amicaè soave valore a l'alma mia,ben duolmi de la dura e alpestra viacon tanta non di voi degna fatica.Visse gran tempo l'onorato amorech'al Po già per me v'arse. E non cred'ioche sia sì chiara fiamma in tutto spenta.E se nel volto altrui si legge il core,spero ch'in riva d'Arno il nome mioalto sonar ancor per voi si senta. XXXIII.Allo stessoFiamma gentil che da gl'interni lumicon dolce folgorar in me discendi,mio intenso affetto lietamente prendi,com'è usanza a tuoi santi costumi;poi che con l'alta tue luce m'allumie sì soavemente il cor m'accendich'ardendo lieto vive e lo difendi,che forza di vil foco nol consumi.E con la lingua fai che 'l rozo ingegno,caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsiper cantar tue virtuti in mille parti;io spero ancor a l'età tarda farsinoto che fosti tal, che stil più degnouopo era, e che mi fu gloria l'amarti. XXXIV.Allo stessoSpirto gentil, che vero e raro oggettose' di quel bel, che più l'alma disìa,e di cui brama ognor la mente miaessere al tuo cantar caro suggetto;se di pari n'andasse in me l'affettocon le tue lode, onor render potriamia penna a te; ma poi mia sorte rìam'ha sì bramato onor tutto interdetto.Sol dirò, che seguendo la sua stella,l'anima tua da te fece para,venendo in me, com'in sua propria cella;e la mia, ch'ora è teco insieme unita,ten può far chiara fede, come quella,che con la tua si mosse a cangiar vita.Tullia d'Aragona