Quid novi?

Giovambatista Ricchieri (1-4)


Di Giovambatista Ricchieri, o Giovambattista Ricchieri, poeta genovese del Secolo XVIII, si conoscono 32 Sonetti, tutti pubblicati in "Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio" (Genova, Bernardo Tarigo, 1753). Li pubblicherò in otto post di 4 sonetti ciascuno.Alla Signora Anna Balbi-BrignoleSonetto dedicatorio.I.Se da quei Mondi ignoti, a cui fa giornoIl nostro Sol co i vivi raggi ardenti,Fra tanti innumerabili viventiAlcun giungesse a far tra noi soggiorno,E qui mirando, curiosi intorno,Bell'ANNA, i guardi in te fermasse intenti;Sorpreso al balenar de i rai lucenti,E allo splendor del vago viso adorno,Attonito diria: Mondo felice,Cui di bellezze pellegrine e rareProdiga fu la Mano creatrice!Lassù tra noi, così vivaci e chiareLuci, ciò che tra voi quaggiù non lice,Avrebber Tempio ed incensato Altare.Il Sistema di Copernico.II.L'Occhio c'inganna, se veggiam nell'ondeTuffarsi, o Cinzia, il Sol di luce adorno,E sulle orientali Indiche spondeFar con perpetuo corso a noi ritorno.Immoto egli nel centro i rai diffonde;E la terra, girando a i poli intorno,Nella parte, ove il raggio a lei s'asconde,Ha la notte, nell'altra opposta il giorno.Segnar con l'annuo giro ella poi suoleQuell'obliquo del Ciel vasto sentiero,Per cui ci sembra che trascorra il Sole.Ma da i sensi deluso il tuo pensiero,All'inganno degli occhi ei creder vuoleE co i Saggi non sa dar fede al vero.Il Sole.III.Il Sol non è, che dalle vie del PoloL'aurea luce immortale a noi dispensa.Questa empie tutto l'Universo, estensaOltre là dove erge il pensiero il volo.Quindi attratta dal Sol, che immoto e soloPosa nel centro di sua sfera immensa,A lui vola, d'intorno a lui s'addensa,Di là rispinta poi ritorna al suolo.Qui giunta, il moto impresso ancor ritiene,Penetra il sen dell'erbe e delle piante,Muove il sangue a i viventi entro le vene.Essa ravviva, o Cinzia, il tuo sembiante;E, quando si vibrò dalle sereneTue pupille al mio cor, lo rese amante.La Luna abitata.IV.Quando alla sera il nostro Cielo imbruna,E son del giorno i lumi in mar già spenti,Vedi, o Cinzia, apparir l'argentea Luna,Che a noi del Sol riflette i rai lucenti.Né creder già, perché sembianza alcunaTu non ravvisi in lei, che di viventiSoggiorno ella non sia. Nel grembo aduna,Come il Mondo ove siamo, immense genti.Ma di qual forma, non so dir, né puoteImmaginarlo il frale uman pensiero,A cui son l'opre di Natura ignote.O fortunati abitator, se il fieroAmor colà non giunse, e le remotePiagge non turba il suo tiranno impero!Giovambattista o Giovambatista RicchieriTratto da: Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio (Genova, Bernardo Tarigo, 1753)